Thursday, March 28, 2024

“Artisti bolognesi del Presepe contemporaneo” in mostra ai Musei Civici d’Arte Antica di Bologna

Come avviene da oramai quindici anni in occasione delle festività natalizie, i Musei Civici d’Arte Antica | Istituzione Bologna Musei, in collaborazione con il Centro Studi per la Cultura Popolare, associazione culturale di studio e ricerca sulle espressioni del sacro con sede a Bologna, promuovono presso il Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini un evento espositivo dedicato all’arte presepiale tradizionale, come momento di avvicinamento e celebrazione collettiva della raffigurazione della Natività nella notte di Betlemme.
Nel contesto di questo atteso appuntamento, sino al 16 gennaio sarà esposta ai Music Civici la mostra collettiva “Artisti bolognesi del Presepe contemporaneo. Un omaggio a Francamaria Fiorini”, a cura di Fernando e Gioia Lanzi.
Inserita nel ciclo di mostre che nel corso degli anni ha posto a confronto scuole presepiali di aree regionali diverse, l’iniziativa di quest’anno, visitabile con ingresso gratuito, si propone di documentare la ricchissima e secolare tradizione artistica ed iconografica bolognese, rivisitandone e attualizzandone l’interpretazione ricca di simbolismi attraverso la sensibilità di alcuni maestri e artisti contemporanei: Elisabetta Bertozzi, Leonardo Bozzetti, Giovanni Buonfiglioli, Mirta Carroli, Marco Dugo, Paolo Gualandi e Luigi Enzo Mattei.
La rassegna intende inoltre rendere un commosso omaggio alla scultrice Francamaria Fiorini improvvisamente scomparsa nel 2020, una delle più sensibili artiste nel ravvivo di temi e figure degli antichi presepi bolognesi foggiati in terracotta, rappresentati in mostra da due scarabattoli e da una Natività. Alla presepista di scuola felsinea si deve la realizzazione del primo e unico «presepe ortodosso» mai realizzato, che nel 2019 è stato presentato e donato al patriarca di Mosca Cirillo I. Nella creazione, di cui in questa occasione viene esposto un bozzetto preparatorio, la forma tridimensionale della devozione popolare di Occidente incontra le regole canoniche ortodosse nella rappresentazione della Natività in un’unica autentica celebrazione e nel rispetto dei valori e delle differenze.
Le piccole statue esposte sono versioni attualizzate delle figure del presepio, calate nella realtà petroniana delle botteghe artigiane da cui, tra il XVIII e il XIX secolo, uscirono figure di pastori e di adoranti mai viste prima e ambientazioni che ebbero poi amplissima diffusione. Magi e pastori portano nella scena presepiale situazioni umane dettate dall’odierna sensibilità, siano esse di accoglienza del “Bambinello” o di rifiuto: in un caso, come nell’altro, tali diversi o addirittura opposti modi di sentire “ci sono”, e si può conseguentemente dire, che tutto il mondo è nel presepio.
In effetti, le figure in mostra riprendono, rinnovandole, iconografie storiche tradizionali, come la Meraviglia, l’Adorazione, il Dormiglione e la Tradizione. Ne sono testimoni gli illustri modelli di mano di grandi plasticatori bolognesi ed emiliani dei secoli passati, che si conservano proprio nella collezione del Museo Davia Bargellini, frutto dell’intelligente impegno del suo fondatore Francesco Malaguzzi Valeri, volto alla valorizzazione e alla conservazione di un patrimonio a rischio di scomparsa.
I confronti istituibili grazie a questa mostra rendono immediata la possibilità di cogliere quanto la creatività degli artisti di oggi sia in linea con l’arte dei loro predecessori, anche sotto il profilo delle intenzioni, ad esempio nella rappresentazione di personaggi tratti dalla vita quotidiana, che nelle antiche terrecotte mirava ad attualizzare il racconto evangelico per il pubblico dei fedeli, abbigliati come i protagonisti delle statuette, sia che indossassero stracci, o abiti di stoffe preziose. Nel presepio entra, per opera degli artisti, il mondo contemporaneo: ed entra in molti modi.
Con Leonardo Bozzetti e i suoi due offerenti – un pifferaio e una giovanetta che offre una mela – troviamo documentata e ancora viva la prassi artigianale del “figurinaio” storico ed esemplare di Bologna, nipote e figlio di un figurinaio, e padre di una figurinaia, vero ponte tra i tempi di Arte Gaia e il tempo presente. Dopo il suo esempio, di tramando artistico familiare, di generazione in generazione, altri artisti hanno preso ad attualizzare e interpretare i personaggi del presepio.
Francamaria Fiorini aveva un modo tutto suo di far entrare nella scena presepiale il mondo contemporaneo, e la visione che lei stessa ne aveva: i suoi Gesù Bambino – e con Lui, la maggior parte dei personaggi – sono infatti tutti sorridenti, non per un ottimismo inguaribile, ma per una fede solida. E poi, per dire che Bologna è di Gesù Bambino (per parafrasare il cardinale e arcivescovo Giovanni Battista Nasalli Rocca, che disse: «Bologna è città di Maria»), ecco che nella lettura della Fiorini la Vergine del presepio assume le fattezze della Madonna di San Luca, quasi a voler indicare che tutti i bolognesi possano sentirsi rappresentati da Lei. E, dando corpo a un’idea all’avanguardia, il Bambino non è più accudito solo dalla Madre, ma può essere messo nelle braccia di Giuseppe: un dettaglio semplice, ma significativo.
Nel solco della consuetudine, invece, rientra un altro motivo iconografico illustrato dalla Fiorini: l’angelo infatti offre al Bambino una vestina, che è rossa e richiama la veste inconsutile con la quale Gesù andò incontro alla morte, e che i soldati si giocarono a dadi sotto la croce; è rossa dunque come il sangue dei sacrifici, tessuta da Maria in un sol pezzo, simbolo dell’unità e indivisibilità della Chiesa. Ed ancora, nella rielaborazione della plasticatrice, torna l’uso della scarabattola, in cui si raccolgono alcuni dei protagonisti essenziali del presepe; un uso che costituisce una ripresa di un’antica e consolidata modalità di messa in scena, ripensata dalla Fiorini nel piccolo gruppo in mostra nel quale in una riedizione sintetica di un presepio delle origini, appare il solo Gesù Bambino con la coppia asino/bue, simbolo di tutte le genti ebraiche e non ebraiche di ogni tempo.
Con il Brentadore di Luigi Enzo Mattei entra nel presepio l’esponente dell’antica Compagnia bolognese dei Brentadori, trasportatori del vino con la “brenta” – un bigoncio ligneo per il trasporto di liquidi, in particolare del vino, della capacità di 75 litri, che si portava a spalla – che dal 1250 è presente in Bologna. I brentadori erano gli unici autorizzati al trasporto del vino, l’assaggiavano e ne fissavano il prezzo, e all’occasione portavano anche acqua per spegnere gli incendi.
Il Magio di Mirta Carroli è figura sapienziale, e la perla che reca in omaggio riecheggia quella «di grande valore» trovata dal mercante, che per acquistarla “vende tutti i suoi averi”, come si legge nella celebre parabola sul «regno dei cieli» del Vangelo di Matteo (13, 45-46): per essa dunque vale la pena vendere tutto, e offrendola a Gesù si riconosce che è da Lui che viene il bene più prezioso. Di Mirta Carroli è anche il poeticissimo Risveglio.
Con Marco Dugo entra nel presepio bolognese Padre Olinto Marella, il prete mendicante morto nel 1969 e proclamato Beato nel 2020. Raffigurato nella posa del questuante che chiede l’elemosina con il suo celebre cappello sulle ginocchia, Don Marella viene presentato con umiltà e riempito di amore, simbolo di carità e «coscienza» della comunità cittadina quale ancora oggi è vividamente percepito.
Le figure tradizionali sono sempre presenti: la Meraviglia di Paolo Gualandi si inginocchia e apre le braccia stupita e adorante; il Dormiglione è interpretato invece da Elisabetta Bertozzi e da Marco Dugo: entrambi vedono in questa figura un uomo del margine che dorme in compagnia dei suoi cani. Così rappresentato, il Dormiglione, più che rifiutare Gesù Bambino, si allontana da una società in cui non si riconosce e da cui è rifiutato. Però ha un suo spazio nel presepio, che lo accoglie e in cui, forse, si sveglierà.
Giovanni Buonfiglioli ci mostra una figura sempre presente, la Tradizione: l’adulto che accompagna i bambini a vedere il presepio, perché imparino la sapienza umana e divina. Il Burattinaio di Marco Dugo offre a Gesù Bambino un lavoro di teatro e rappresentazione, che dà letizia e fa divertire, e mette in scena e trasfigura la vita quotidiana, mostrando esemplarmente ancora una volta come, parafrasando il cardinale Giacomo Biffi, “siamo tutti nel presepio”, con il nostro volto e la nostra vocazione. (aise)

GALLERIA

 

Durante il periodo di apertura sono previste visite guidate gratuite:
domenica 26 dicembre 2021 ore 10.30 (a cura di Centro Studi per la Cultura Popolare)
mercoledì 29 dicembre 2021 ore 10.30
giovedì 6 gennaio 2022 ore 10.30 (a cura di Centro Studi per la Cultura Popolare)
sabato 8 gennaio 2022 ore 16.00 (a cura di RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza)
sabato 15 gennaio 2022 ore 16.00

Attività per bambini e famiglie:
giovedì 6 gennaio 2022 ore 16.00
Dove sono finiti i Re Magi?
laboratorio per bambini 5-10 anni (a cura di RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza)

 

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Tiziano Thomas Dossena, Direttore Editoriale della rivista.

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