Friday, May 3, 2024

Roberto Alagna nel WERTHER diretto da Michel Plasson: in scena a Bilbao il capolavoro

Bilbao avvolta dalla bruma di un gennaio piovoso mantiene tutta la bellezza originale e colorata di una città che appare al viaggiatore come un quadro astratto, in cui muoversi in itinerari pieni di sorprese…Lungo uno di questi, il Palacio Euskalduna è una meta irrinunciabile. Splendido di legni all’interno, sotto un soffitto stellato, il teatro spagnolo ha visto svolgersi sul suo modernissimo palcoscenico uno spettacolo che era annunciato come un evento e che come tale davvero si è dimostrato al pubblico della città basca, nell’ambito della Stagione lirica 2015 di Abao Olbe: Werther, capolavoro di Jules Massenet.
Il Werther non è opera di ascolto facile né di facile esecuzione. L’immensa sala del teatro di Bilbao, colma all’inverosimile, ha accolto con immediato calore sul podio il grande Maestro Michel Plasson, alla guida della poderosa Bilbao Orkestra Sinfonikoa.

Il Maestro Michel Plasson
Il Maestro Michel Plasson

È un direttore dotato di misteriosi poteri, il Maestro Plasson…Le orchestre sotto la sua bacchetta sembrano diventare una morbida creta da modellare. Splendida duttilità ha dimostrato quella di Abao Olbe, che si è lasciata plasmare secondo le dinamiche inflessibili di uno degli ultimi depositari della Tradition Francais in campo operistico.
Capace di chiaroscuri acquerellati, di sovrapposizioni di coloriti quasi Fauve, di increspature sonore su superfici cristalline, così come di frustate improvvise all’anima o stilettate ben mirate ed a segno, la direzione di Plasson si è come sempre dimostrata una tavolozza colma di tinte, sfumature, cangianti espressioni. Ogni suo sobrio movimento ha fatto scaturire inverosimili quanto celesti emozioni sonore, ogni accento è stato colto in pieno, ogni sottolineatura è divenuta una pennellata. La sua sensibilità e, nello stesso tempo, il suo rigore hanno fatto sì che il capolavoro prendesse corpo e si snodasse, con la fluidità studiata dal grande direttore e con i tempi calibrati dall’intenditore raffinatissimo. Tutto ciò che Plasson sa ottenere da un’orchestra è stato ottenuto a Bilbao e porto all’ascoltatore come su un piatto d’argento: la più pura lettura filologica si è unita ad un’espressività variegata di sentimenti che sono arrivati a travolgere l’ascoltatore, in particolare nel quarto atto, dove i moti più profondi dell’animo umano, espressi e pretesi dal capolavoro di Massenet, hanno toccato vertici soprannaturali. La staffilata che conclude l’opera, poi, ha colto in pieno lo spettatore, con la forza violenta e la potenza che il compositore in persona avrebbe voluto. Un Werther ben diretto si può giudicare anche solo dalla battuta finale. E qui la perfezione, fin dalla prima battuta, l’ha fatta da padrona.

Il tenore Roberto Alagna
Il tenore Roberto Alagna

Se a tutto questo si unisce la presenza sul palcoscenico di un Maestro del canto francese come il tenore Roberto Alagna, allora veramente si toccano vertici da antologia. L’abbinamento Plasson-Alagna è vincente, lo è sempre stato, ma la maturità sembra unire i due grandi musicisti in un legame sempre più stretto, in risultati sempre più esaltanti.
I due Maestri s’intendono anche solo con lo sguardo e vedere dirigere Plasson è uno spettacolo, come lo è vedere e sentire cantare Alagna da lui diretto: il sostegno dato agli interpreti, protagonista per primo, dal Direttore è quanto di più sentito e vigile che chi scrive abbia mai rilevato. Insieme hanno fatto il capolavoro.
Roberto Alagna è stato a Bilbao un Werther fiero, mai troppo dolce, risoluto e quasi eroico; esacerbato nella sua tragica sottomissione ad un dovere estraneo, addirittura violento, suo malgrado, nell’espressione dei propri sentimenti nei confronti di Charlotte. Ma nello stesso tempo indifeso e solo, di una solitudine disperata, che si avvertiva tangibile e trovava il proprio culmine nella meditazione assorta del gesto estremo, di spalle, di fronte alla vetrata, davanti ad una tormenta di neve.
1932697_897170866990168_507164877680875508_oRoberto Alagna ha fatto proprio questo Werther spagnolo con la potenza volitiva dell’esperienza e con la maturità scenica che si ottiene solo dopo avere calcato le tavole del palcoscenico in tren’anni di carriera. Un Werther, quello di Alagna, capace oggi di donare al personaggio l’esperienza di vita di un cinquantenne e, dunque, tutte le sfumature di cui si può essere capaci nella piena maturità, non solo vocale, ma soprattutto di vita vissuta: lo stesso che gli accade ancora nel ruolo di Roméo di Gounod: è straordinario come la sua voce sia ora e sempre perfetta tali per ruoli.
La sua interiorizzazione dei personaggi, inoltre, è divenuta talmente profonda, che cantare il Werther sempre più gli costa turbamenti dell’animo e notti insonni. Ciò è proprio della sensibilità dei grandi Artisti, che arrivano ad essere addirittura ipersensibili e nei quali l’espressività vocale e la sua trasmissione all’ascoltatore, che ne resta affascinato, arrivano a toccare misteriosi vertici metafisici. Una volta incarnato Werther, poi, come dice il Maestro Plasson, si resta Werther per sempre…
10834960_891724314201490_688582064259110429_oQuanto ai dati tecnici, il fraseggio del tenore siculo francese, la sua dizione, il suo legato si sono dimostrati da manuale. Non una sbavatura, né un accento fuori posto; non una incrinatura: un cristallo di voce, potente, capace di proiettarsi fino al fondo dell’infinita platea spagnola e di dar vita ad un’emissione talmente calibrata da consentire di ascoltare i pianissimo dall’ultima fila. Sbalorditiva la freschezza della sua vocalità, da sempre perfettamente adatta alla parte, la quale richiede uno sforzo interpretativo in crescendo, fin dal primo atto, il più agevole. Eppure, già lì, “Je ne sais si je veille…O Nature…”, a freddo e ricca di sfumature, non è certo facile. Ma, proseguendo il percorso della partitura massenetiana, il cammino vocale si fa più irto, le difficoltà aumentano, si giunge al terzo atto al virtuosismo di una delle arie più difficili dell’Opera di tutti i tempi, ma anche una delle più celebri e amate: “Traduire… -Porquoi me reveiller…” Le insondabili profondità dell’animo umano, sono venute fuori in questo brano con una forza arcana ed una potenza sconvolgente ad Abao Olbe. Oltretutto, certamente nelle orecchie del pubblico spagnolo non potevano non riecheggiare le sonorità espressive di altri celebri Werther. Alagna non le ha fatte rimpiangere, anzi…il suo essere di lingua francese gli ha dato l’asso nella manica, l’essere diretto da un grande la possibilità di dare il massimo della propria grandezza.. Così è stato e, alla fine del celeberrimo brano, le richieste entusiastiche di bis e gli applausi interminabili, troncati solo dall’inarrestabile Plasson, hanno dimostrato tutto il gradimento e l’apprezzamento del pubblico. Al quarto atto, con la magistrale scena del suicidio, l’apoteosi.

Roberto Alagna con Elena Zidkova
Il tenore Roberto Alagna con il soprano Elena Zhidkova

Un protagonista di questo calibro aveva bisogno di un’adeguata Charlotte…E l’ha trovata nella sottile, flessuosa Elena Zidkova. Una Charlotte altezzosa e mai dolce, scenicamente duttile e generosa, vocalmente foriera di sorprendenti espressioni emozionali e di elegante fraseggio. Da sottolineare la sua correttezza nell’emissione e la sua ragguardevole proiezione, in particolare nella sentita aria delle lettere, nonche il complessivo, ammirevole coordinamento con il partner protagonista nei duetti.
Altrettanto interessante la performance dell’esperiente baritono spagnolo Manuel Lanza, che, incarnando un Albert espressivo e sentito, ha dato vita efficace e credibile ad un personaggio che di suo non gode di doti di particolare simpatia.
Gradevoli e corretti tutti gli altri interpreti, tra cui la graziosa Sophie di Elena de la Merced, il ben caratterizzato le Bailli di Stefano Palatchi e i due notevoli e ben coordinati Schmidt e Johann di Jon Plazaola e Fernando Latorre.
10333538_891724660868122_6638920935774557827_oDelicati e ben diretti da Julia Foruria i piccoli cantori del Gaudeamus Korala, che hanno intonato con particolare calore il celeberrimo canto di Natale.
Tutto un gruppo d’interpreti che ha dimostrato, quindi, altissime coesione e professionalità, sotto la guida registica di David Alagna, raffinatissimo stage director, oltre che ottimo compositore, fratello di Roberto, il quale ha curato una regia di grande suggestione, possedendo anche la non comune capacità di collocare ciascun personaggio a favore d’acustica verso la sterminata sala di Bilbao.
Suggestiva la sua lettura del Werther” puro”, anima bambina, vestito di bianco, all’inizio, che scambia la propria purezza, un candido velo, con l’apparenza e la convenzione , il cappello donato a se stesso. Egli torna puro al terzo e quarto atto, nella lotta per l’amore, ritornando vestito di bianco anche da adulto, ma soprattutto ritrovando alla fine quel velo e trasfigurandosi poi nella morte tragica, ma non mai colpevole: un Werther credibile, ma nello stesso tempo fascinosamente romanzato.
10922765_891723507534904_296434806302747381_oElegantissima l’ambientazione scenica sempre di David Alagna, che è stata capace di riecheggiare certi tempi d’oro dell’Opera…Ovvero, quando sul palcoscenico si vedevano ancora gli oggetti. E perfino gli oggetti a Bilbao hanno fatto non solo le scene, ma anche la regia. I bicchieri e le bottiglie sul tavolo scaraventati via da Werther al secondo atto; il tappeto sulla scrivania del protagonista che diventa sua coperta e sudario nel finale…tutto studiato nei minimi particolari, nei decori e nella presenza delle suppellettili. Un revival che davvero ha riportato gli spettatori ammirati alle glorie passate dei palcoscenici anni ’50.
10835356_891724070868181_335056743890722165_oIl tutto contenuto in una scenografia sontuosa, monumentale, anch’essa curatissima, abilmente illuminata dalle luci di Aldo Solbiati ed arricchita dagli eleganti e coloristicamente simbolici costumi ottocentesci di Louis Desiré, nonché animata anche da numerose comparse e da carrozza e cavallo, come su un set cinematografico. La produzione di David Alagna, già al Regio di Torino nel 2005, ha ritrovato così rinnovato e rimarchevole splendore, come si era visto dal teatro italiano nel DVD recentemente uscito per la Deutsche Grammophon, sempre Roberto Alagna protagonista.
10945053_10204184002257759_414522706186536494_nIn crescendo esponenziale nel corso della serata l’entusiasmo del già caloroso pubblico spagnolo dell’Euskalduna, che ha riconosciuto, con un’ovazione finale impressionante per potenza e durata, nel direttore e nel protagonista, uniti come sempre in un simbolico abbraccio che ha stretto l’intera platea, i due garanti dell’Arte dell’Opera Francaise dei nostri giorni ed in loro ed in tutti gli altri interpreti ed artefici la valenza qualitativa offerta da un teatro di livello internazionale come Abao Olbe a Bilbao.

Fotografie Pagina Ufficiale Facebook Roberto Alagna, Martine Garnier, AA.VV.

Related Articles

- Advertisement -spot_img
- Advertisement -spot_img

L'angolo della poesia

- Advertisement -spot_img
- Advertisement -spot_img

Latest Articles