Tuesday, November 5, 2024

Roberto Alagna è CYRANO DE BERGERAC al Metropolitan Opera di New York

Recensione di Natalia Di Bartolo © DiBartolocritic
L’opera in francese Cyrano de Bérgerac del compositore italiano Franco Alfano è andata in scena al Metropolitan Opera di New York il da 2 al 13 maggio 2017.

Sul podio il M° Marco Armiliato; in scena, protagonista nel ruolo del titolo, il tenore Roberto Alagna, terzo Cyrano, in ordine di tempo, in questa produzione del Met, diretta da Francesca Zambello e proposta come un sontuoso, bellissimo set cinematografico.

Roberto Alagna, nel pieno della carriera, ha realizzato al Metropolitan Opera un progetto studiato da tempo, concretato in anteprima a Montpellier nel 2003, voluto e perseguito con la consapevolezza di essere, per ragioni umane e caratteriali oltre che vocali, l’interprete “ideale” per questa parte. Questa esecuzione al Met, inoltre, ha messo in atto le modifiche allora da lui apportate alla partitura originale per quella messa in scena, insieme ai fratelli David e Frédérico, ripristinando tagli ed acuti che erano stati arbitrariamente rimaneggiati, ottenendo una versione dei “Fratelli Alagna” riconosciuta dalla Ricordi.combine_images-7

L’intesa del protagonista con il M° Armiliato è stata ammirevole. Il Direttore ha mostrato di ben conoscere il modo di governare la grande orchestra del Met, anche tenendone basso il volume quando occorresse, per esaltare il canto, secondo gli intenti del compositore.

Nella ballata d’ingresso di Cyrano si è iniziato ad ascoltare il protagonista, ma anche a guardarlo, perché canto ed azione scenica in quest’opera si fondono e quel che Roberto Alagna ha dimostrato al suo apparire è stata la grande dimestichezza col saper cantare in rapido movimento durante l’azione da spadaccino e, soprattutto, con sul naso la protesi che il personaggio gli impone.

Il tenore si è assoggettato al trucco ed ha dovuto emettere e modulare i suoni in maniera inconsueta, utilizzando diversamente il naso rispetto alla norma nella tecnica del canto. Alagna ha saputo evitare l’”effetto molletta” rischioso per tutti i tenori che affrontano questo ruolo; e, soprattutto cantando al Met, ha saputo valutare, nel cambio d’emissione, anche la portata della proiezione che una sala come quella richiede. Dunque, apparentemente senza alcuna difficoltà, Alagna ha cantato con sul viso un perfetto trucco cinematografico, al quale si è sottoposto per giorni di prove, per ottenere l’effetto estetico e funzionale migliore possibile.01Nose-1493416216213-facebookJumbo

Dunque, già al primo atto, la voce di Roberto Alagna si è imposta come decisa protagonista, supportata dalla brillantezza dei suoni orchestrali ed ha sfoggiato tutta la propria natura francese, culminata nella finezza dell’accento musicale di quel famoso “Je touche!” che ha reso celebri i duelli dell’eroe di Rostand.

Alfano ha saputo descrivere in musica la profonda angoscia esistenziale del protagonista e l’ha espansa all’intera opera, dove tutto, quindi, è filtrato attraverso il punto di vista di Cyrano, che dà segni d’inquietudine in ogni momento: Alagna ha saputo cogliere in pieno anche questo aspetto fondamentale.

La scena della lettera nella rosticceria all’inizio del secondo atto è stata interpretata dal tenore franco-siciliano con grande spirito di suggestione, in cui gli accenti del protagonista, come il suo modulare quei ripetuti “Ah” nel successivo duetto con Roxane, la magnifica Jennifer Rowley, sono stati declinati con mille sfumature d’espressione.

Nel complesso, Roberto Alagna ha voluto sottolineare il lato spavaldo del personaggio, ma ha curato ed evidenziato l’introspezione psicologica, che Alfano non risolve: l’interprete l’ha risolta con le proprie risorse.

La difficoltà del suo canto, senza un attimo di concessione alla melodia orecchiabile, oltretutto, pretende estrema perizia. Alagna è sembrato cantare in trance, immedesimato nel personaggio come non mai, forse ancor più di come appare nei propri sentitissimi don Josè o Canio, dalla potenza caratteriale simile. Un Cyrano aspro, disincantato, più maturo rispetto a quello ascoltato e visto a Montpellier.

Una profonda rabbia, inoltre, ha covato all’interno della sua interpretazione. La rabbia per la consapevolezza terrificante della totale assenza di speranza. Aspro, violento, terribile, il Cyrano di Alagna è diventato un gigante, mosso dalle frustrazioni indicibili che la Natura gli ha inflitto.

La consapevolezza della propria superiorità frustrata ha trovato nell’interpretazione del celebre tenore accenti che hanno preso il sopravvento perfino sull’amore per Roxane, facendo diventare Cyrano quasi un eroe tragico da teatro greco. Il personaggio è stato da lui amato, studiato, introiettato al punto tale da creare una fusione impressionante tra finzione e realtà. Afflitto, rabbioso, generoso e ferito a morte fin dall’inizio, il suo Cyrano s’immola con una nobiltà che è intrisa anche di una volontà crudele di autodistruzione.

Ma è ben nota anche la perizia scenica dell’Alagna, che ha colto anche il versante di commedia che permea l’opera, strappando perfino risate al pubblico durante l’inizio della scena del balcone: pure gran prova d’attore, anche in questo specifico momento, insieme al giovane tenore brasiliano Atalla Ayan nella parte di Christian.

 Jennifer rowley as Roxane and Roberto Alagna as Cyrano

Jennifer rowley as Roxane and Roberto Alagna as Cyrano

La scena del balcone è stata il culmine qualitativo dell’intera rappresentazione in ogni recita. Splendida l’orchestra diretta dal M° Armiliato, sotto il canto del protagonista, in un crescendo emotivo tutto trasmesso allo spettatore, fino alle lacrime. E’ il cuore di Cyrano che ha cantato nel dire un “ti amo” disperato e crudele a chi non si sarebbe mai potuto raggiungere. L’emozione “del” e “nel” canto è stata tracimante, in un flash di verismo alfaniano, ma in un’astrazione interpretativa lunare di Roberto Alagna, lì dove la luna del Cyrano di Rostand non viene mai evocata.

Il “Monte!” imperioso e dolente di Cyrano a Christian, ripetuto, reiterato, concluso con l’aggiunta di quell’”animal” dal tono umanissimo di quasi invidioso rimprovero, ha fatto sì che il pubblico non riuscisse più a trattenere gli applausi, coprendo le battute finali del secondo atto.

Al terzo atto, prima dell’arrivo di Roxane, il canto di Roberto Alagna ha sempre virato verso un’oscurità profonda, che si è rilevata in tutto il resto dell’opera, e non ha lasciato nulla al sentimento di dolcezza: disincantato, ma non mai rassegnato, più che mai vocalmente oscuro, con la sua comparsa Cyrano ha dato inizio alla tragica conclusione, in un crescendo d’emozione sonora e scenica. Dizione, fraseggio, pronuncia erano perfetti: tutto il francese di Alagna, il “suo” francese era lì, quasi parlato.

Splendido il finale: un unico brivido ininerrotto fino al guizzo estremo d’orgoglio di Cyrano per il suo “panache”, che, recita dopo recita, ha scosso gli spettatori e li fatti poi esplodere in un’ovazione finale interminabile.

Natalia Di Bartolo © DiBartolocritic

PHOTOS Metropolitan Opera | Ken Howard

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