L’ERT, acronimo dell’ Emilia Romagna Teatro ha, nel suo itinere teatrale, sempre opere scelte accurate e colte per la gioia dello spettatore presente al teatro Bonci.
Una ricerca di iniziative non sempre con nomi che siamo abituati a vedere in tv ma che hanno una carriera teatrale di tutto rispetto, è il caso di Elena Bucci e Marco Sgrosso che con la loro compagnia hanno presentato l’opera teatrale di Bertolt Brecht : L’anima Buona de Sezuan.
Quando il sipario si apre la scenografia è scarna: un palco circondato da tavolati semoventi somiglianti a cornici vuote che poi, riempite, diventano icone.
Una gestualità accentuata quasi a ricordare la commedia dell’arte italiana ma anche movimenti tipici del teatro cinese, Brecht lo rende dramma, cabaret, teatro perché il bene e il male si sovrappongono e si contraddicono.
“Der Gute Mensch von Sezuan” è il titolo originale de “L’anima buona del Sezuan” del drammaturgo tedesco Bertolt Brecht scritta a cavallo del 1938/1940 a Zurigo dove era in esilio.
La trama è alquanto semplice ma sono gli esseri umani che la complicano con le loro malefatte e le loro incoerenze.
Quasi la voce narrante, il fil rouge dell’opera è l’acquaiolo Wang che si lamenta del suo duro lavoro e che ruba sul peso con un misurino truccato, quindi non adatto ad essere scelto come anima buona dagli dei che arrivano sulla terra.
Sono tre “Dei” cercano un’anima buona e la individuano in una prostituta Shen- Tè l’unica che ha offerto loro alloggio nonostante perda un cliente e quindi soldi.
Il resto del villaggio si è dimostra avaro, diffidente e gretto.
Per ricompensare la generosità della prostituta gli “Dei” le donano dei soldi con cui la ragazza decide di comprare una piccola tabaccheria, ben presto la ragazza scoprirà di quanti sciacalli è circondata.
Appaiono tanti “ bisognosi” più o meno veritieri e Shen-Tè non sa dire di no, la situazione è tenuta d’occhio dagli Dei che mandano Wang ad aver cura della ragazza che è scomparsa e al suo posto c’è Shui- Tà un energico uomo d’affari che dice di essere su cugino e che svela le magagne tese alle spalle di Shen-Tè.
L’ideale sarebbe che lei trovasse marito e un poliziotto e Wang l’avrebbero individuato ma la ragazza incontra un aviatore, Sun, che si sta impiccando perché disoccupato, lei si ferma a parlare con lui e se ne innamora, dimenticando i suoi problemi con la tabaccheria, i due anziani vicini le prestano del denaro ma lei conosce la mamma dell’aviatore che prende i soldi per trovare lavoro a suo figlio.
L’aviatore però non è affatto interessato alla ragazza bensì al suo denaroi, Shen-Tè ormai rassegnata alla sua sorte sta per sposare il ricco barbiere Shu-Fu seriamente intenzionato a prenderla in moglie ma la ragazza incontra ancora una volta Sun e decide di sposare lui … è quasi tutto pronto ma manca il ricco cugino ed è lui che gestisce i denari, Sun allora si rifiuta di sposare Shen-Tè.
La ragazza si accorge di aspettare un bambino e il generoso barbiere la fa alloggiare in alcune baracche dove Shen-Tè aveva ospitato dei diseredati e le porge un assegno in bianco, lei è disgustata dalla cattiveria di cui è circondata e decide di far tornare il suo alter ego: il cugino Shui-Tà che dichiara che d’ora in avanti solo chi lavora, chi aiuta la comunità, avrà aiuto anche Sun l’aviatore lavorerà e se si comporterà bene sarà promosso da operaio a sorvegliante.
Il cugino è abile, è detestato e amato, viene accusato di aver ucciso sua cugina, per questo portato in tribunale, i giudici sono i tre Dei, Shen-Tè li riconosce e svela la sua doppia identità, chiede loro aiuto ma questi con grande alterigia dicono che non possono intervenire e svaniscono.
Un finale “aperto” si direbbe oggi, cosa ha voluto dirci Brecht con questa sua opera?
Il male, il bene sono due anime, due maschere dietro cui tutti ci nascondiamo a volte cinicamente a volte per vigliaccheria a volte senza rendercene pienamente conto!
Tanti applausi per un testo che lascia una scia di “perché e di “se”, notevole la performance degli attori che ricoperti da maschere bianche o beige scuro hanno dato corpo ai personaggi più che altro con la loro body act!
Citerò gli artisti: Elena Bucci, Marco Sgrosso, Maurizio Cardillo, Andrea de Luca Nicoletta Fabbri, Federico Manfredi Francesca Pica, Valerio Pietrovita, Marta Pizzigallo, luci di Loredana Oddone, musiche originali eseguite dal vivo da Christian Ravaglioli scene e maschere Stefano Perocco di Meduna, supervisione costumi Ursula Patzak.
Chi pensa che gli italiani non amino il teatro si sbaglia, l’Italia come tanti paesi sta attraversando un periodo di transizione ma un punto fermo resta comunque l’amore per l’arte in tutte le sue varianti. den1 \lsdunhid