Saturday, April 20, 2024

NIENTE SMARTPHONE FINO ALLA TERZA MEDIA, ACCORDO DIGITALE TRA GENITORI E FIGLI

Un tempo, non molti anni fa a dire il vero, non avere il cellulare fino alla terza media, se non addirittura fino alla prima superiore, era la consuetudine. Oggi, chi segue questo trend, è visto quasi come una mosca bianca che fa scelte anacronistiche invece di seguire il mood dell’attualità. Eppure, c’è chi ha scelto di invertire questa tendenza e di vietare categoricamente lo smartphone ai propri figli fino alla terza media. Non il cellulare, ma lo smartphone; la differenza, sta tutta qua. Sembra piccola e flebile, eppure è granitica. Entriamo nel dettaglio. Lo chiamano “accordo educativo”, una sorta di patto generazionale tra figli, mamme e papà che ha fatto notizia in quel di Milano. Nello specifico, una vicenda che riguarda duecento famiglie, dove i genitori hanno sì acquistato un cellulare per i propri figli, in modo da poter restare in contatto con loro ed essere reperibili in caso di emergenze, ma si tratta, in tutti questi casi, di modelli di vecchia generazione e, rigorosamente, senza alcun accesso al web. Lo scopo è quello di ritardare l’uso di quei dispositivi ultramoderni, digitali e iperconnessi da parte dei loro figli undicenni e dodicenni, che potranno solo avere solo vecchi telefoni senza l’accesso alle varie app, a partire da quelle di messaggistica, fino alle varie tipologie di social. Un ritorno alle origini verrebbe da dire, però con un senso di inclusività. È stata una mamma a lanciare l’idea: il primo giorno di scuola media ha regalato a suo figlio un cellulare di vecchia generazione con cui può solo telefonare e scrivere sms. Rapportato al giorno d’oggi, è la preistoria. Intendiamoci, lo svago non manca. Uno svago che conosciamo praticamente tutti, anche se ormai è coperto da una patina di aura vintage: Snake. Insomma, la possibilità di comunicare e di restare in contatto c’è, ma senza distaccarsi dal mondo reale per abbandonarsi completamente a quello virtuale. L’idea ha preso sempre più piede tra i genitori fino, appunto, al coinvolgimento di duecento famiglie. Si parlava di inclusività: infatti, l’idea di fondo è che se un ragazzino o una ragazzina non sono gli unici in classe a non avere uno smartphone, sicuramente non si sentiranno così soli. Funzionerà? Oppure, anche questa, è una moda passeggera? Magari lo racconteranno i diretti interessati sul web, appena avranno uno smartphone anche loro.

redazione
redazione
Tiziano Thomas Dossena, Leonardo Campanile, LindaAnn LoSchiavo, and Dominic Campanile

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