Thursday, March 28, 2024

INTERVISTA A DORI GHEZZI DE ANDRÈ

ghezzi3Una figura leggiadra e la gentilezza dei modi sono le prime cose che colpiscono di lei. Poi, dialogando, si evidenziano anche la viva intelligenza e la grande umanità. Sono trent’anni che ho la fortuna di esserle amica ed ho avuto modo di conoscerla profondamente, specialmente per il suo grande cuore.

Sono, per un’intervista a Dori, negli uffici della Fondazione intitolata al suo indimenticabile marito, Fabrizio De Andrè (che lei ha fondato con amici ed estimatori), la cui creatività ha spaziato in molti campi e che ha lasciato nelle sue opere soprattutto un forte messaggio pacifista e libertario.

de andre2Molte sue canzoni sono dedicate al mondo degli umili ed emarginati, al sentimento dell’Amore, oltre che essere contro tutte le guerre. Canzoni che hanno suscitato forti emozioni per varie generazioni. Chi non ricorda “La guerra di Piero”, “La Ballata del Michè”, “Fiume Sand Creek”, “Il pescatore”, “Bocca di Rosa”, “La canzone di Marinella” e “Via del Campo”, tutte conosciute universalmente? Vorrei anche rammentare due sue canzoni che fanno riferimento a un Vangelo Apocrifo (“Il sogno di Maria” e “Il ritorno di Giuseppe”), mentre fra le sue raccolte segnalo “Non al denaro, non all’amore né al cielo”, un lavoro ispirato all’Antologia di Spoon River dello scrittore Edgar Lee Masters e “Ed avevamo gli occhi troppo belli”, che vuole essere una testimonianza della simpatia che Fabrizio provava verso l’ideologia libertaria e per il mondo dei nomadi e degli indiani d’America.

E infine come non ricordare la censurata “Il gorilla”, uno dei brani tradotti dal francese di George Brassens, cantautore considerato da Fabrizio De Andrè un maestro.

 

ghezzi2 L’Idea Magazine: Posso chiederti come vi siete conosciuti e quando avete scoperto di essere innamorati?

Dori Ghezzi de André: È stato nel marzo del 1974, in sala di registrazione. Io stavo incidendo un nuovo LP con Wess, mentre Fabrizio, nello studio accanto al mio, stava lavorando all’album “Canzoni”. Ci incontrammo al bar degli studi e ci presentò un comune amico, Cristiano Malgioglio, che in quel periodo collaborava con me. Fabrizio mi invitò ad ascoltare alcune tracce, così scoprii che quel giorno stava rielaborando “Valzer per un amore”, un brano che in quel momento non aveva alcun significato particolare. Riletta successivamente, ne ha acquistato uno ben preciso.

de andre4Era impossibile non sentirsi attratti e affascinati da Fabrizio ma per diverso tempo, e nonostante la sua corte incalzante nei giorni successivi a quel primo incontro, cercai di soffocare la mia presunta illusione fino a quando, accompagnandomi ufficialmente a una manifestazione teatrale dove ero ospite, mi dimostrò che era disposto a rompere persino la sua proverbiale riservatezza, rendendo pubblica quella che ancora per poche ore consideravo un’intensa amicizia. Ricordo che era la sera del primo di aprile. Bello scherzo.

 L’Idea: Com’è stata la tua vita con Fabrizio? Se dovessi descriverlo con una sola frase, quale sarebbe?

Dori: Una trappola, senza vie di scampo.

 de andre3L’Idea: Nell’anno 1979 siete stati sequestrati mentre eravate nella vostra casa in Sardegna. Per quanto tempo siete stati prigionieri e come avete vissuto quel periodo? Avete avuto paura di non tornare?

Dori: Quattro mesi… Sì, l’abbiamo avuta, certo. È impossibile non provarla, pur avendo grande forza di carattere. È indiscutibile che l’essere insieme all’Hotel Supramonte [N.d.R. il titolo di questa sua canzone si riferisce proprio al luogo della loro prigionia] abbia non solo determinato la nostra sopravvivenza, ma abbia anche dato ancora più forza al nostro rapporto.

 L’Idea: In questi particolari momenti, secondo te, cosa direbbe Fabrizio sulla situazione attuale di crisi italiana e mondiale?

Dori: La situazione attuale l’ha già descritta – forse più chiaramente che in altri brani nel 1990 – con “La domenica delle salme”. Adesso probabilmente ci racconterebbe il nostro domani.

 ghezzi1L’idea: Cosa si propone la Fondazione De André?

Dori: Tra i progetti che la Fondazione segue, teniamo molto all’archiviazione e allo studio delle carte di Fabrizio. Nel 2004 è nato a Siena, presso la Facoltà di Lettere, il Centro Studi Fabrizio De André, dove sono conservati tutti i suoi scritti. Nel corso degli anni abbiamo pubblicato alcuni libri, l’ultimo dei quali, “Ai bordi dell’infinito”, si concentra in particolare sui progetti concreti nati o ispirati dall’opera di Fabrizio, come i laboratori con gli studenti o nelle carceri, percorsi che affrontano i temi trattati da Fabrizio in molte canzoni.

 L’Idea: La canzone che ami di più?

Dori: Sempre quella che sto ascoltando.

 

Marilena Dossena
Marilena Dossena
Nata a Milano, cresciuta in un ambiente artistico e letterario (il padre Pittore ed il compagno editore e giornalista), ha lavorato in varie Case Editrici e presso l’Università degli Studi di Milano. È stata Vice-Presidente e Responsabile Cultura del CRAL dei dipendenti universitari per 30 anni, organizzando dibattiti su problemi sociali ed incontri con importanti personalità della cultura. È stata, inoltre, Consigliere del Circolo Ambrosiano Meneghin e Cecca per dieci anni, dove ha organizzato conferenze ed eventi musicali. Appassionata di fotografia, ha partecipato a molte Mostre, sia collettive che personali. Sue immagini sono state pubblicate in vari volumi (La storia di Meneghin e Cecca, Lombardia amore mio, Milano: la storia sui muri, Milano o cara: Porta Ticinese), ed in molti quotidiani importanti (Il Corriere della sera, Il Giorno, Il Giornale, la Martinella, l’Intermezzo, ecc.). Le sue preferenze vanno ai volti di personaggi, alla natura in genere ed alle tradizioni popolari (carnevali di Milano, Venezia, Borgosesia, Oleggio, ecc.). Ha inoltre collaborato , con varie interviste a personalità della cultura con i periodici l’Intermezzo, l’Impegno e La Vallèe notizie.

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