¡FUEGO FUEGO!
Un racconto di Bruno Pegoretti ©2022
E rieccoci: anche stavolta mi sono perso.
Da quando abito in Messico, spaesato in questo spazio non mio, non mi raccapezzo più: sbaglio i sensi unici—in verità troppe volte mancanti di segnali indicatori—ritrovandomi smarrito in vie e viuzze sconosciute. Allora torno sui miei passi per scoprirmi sorprendentemente chissà dove. Guardo l’immondizia, ammucchiata ai bordi della strada a marcire e fare da contrappasso a ciclopici resort tracimanti sfarzo, affacciati sul Pacifico.
In quell’intrico di splendore e decrepitezza, io soggiornavo, testardo, con la mente nel cratere oscuro d’una luna maleducata. Vedevo topi e cucarachas dove non ce n’era la minima traccia, e donne sformate in ancor giovane età (queste purtroppo reali), strette in fuseaux color fucsia, con culoni immensi e pance di fuori. E che dire del cibo, sgarbatamente speziato, e insulsamente monotono? Pure il pesce, appena pescato, pareva cucinato di malavoglia, così, tanto per fare. Dove era finita la fantasia dei piatti marinari del mio Adriatico?
Seppur cercassi ogni mattina di godere della fragranza salina del mare che s’intrufolava tra le finestre ad annunciare ogni mattina la vittoria dell’eterna bella stagione, continuavo a ricordare l’Italia, vagolante al di là di due Oceani, non riuscendo ad apprezzare la bellezza, magnifica e maledetta, che mi circondava…
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