Intervista di Emanuela Campanella
Di ritorno da una tournée che li ha visti assieme protagonisti in Asia e già al lavoro per un’estate densa di appuntamenti artistici in giro per il mondo, il baritono Franco Cerri e il direttore d’orchestra Jacopo Sipari continuano a far parlare di sé per il magnetismo generato sul palco e per l’eleganza del loro modo di fare musica che, uniti ad una certa dose di sex appeal generano una miscela letteralmente esplosiva.
Franco Cerri e Jacopo Sipari, un binomio, il vostro, che è già stato definito esplosivo, vi hanno attribuito il potere di infiammare il pubblico. Da dove nasce questa intesa?
Franco Cerri: Nasce sul palco, lo definirei un amore al primo attacco… (Ride) Nonostante avessi già avuto il piacere di conoscere e ammirare il Maestro al Festival Pucciniano, galeotto fu Rossini…in un teatro meraviglioso nella terra del dragone, abbiamo incominciato il concerto eseguendo una celebre aria del compositore pesarese e già dall’inizio ho percepito un’intesa musicale che raramente avevo riscontrato prima. Ricordo il gran finale di un’aria in particolare…io ho tenuto l’acuto oltre il consueto, lui ha guardato me e poi l’orologio “alla ricerca del tempo perduto” e siamo scoppiati a ridere in scena; a quel punto il pubblico è letteralmente andato in visibilio. Chi è seduto in platea è lo specchio di ciò che stiamo vivendo e diventa complice di questa alchimia.
Jacopo Sipari.: Ho avuto l’enorme piacere di conoscere Frank (cosi’ lo chiamo io) al Festival Pucciniano. Da subito ho compreso che al di la della sua innata simpatia e cordialità che lo caratterizzano sempre, aveva qualcosa dentro di assolutamente speciale. Franco vive la musica perché lui non vive senza la musica. L’eleganza che lo contraddistingue colora inevitabilmente ogni sua nota, ogni suo respiro quando canta. Lavorando insieme ho compreso come fosse assolutamente inutile dirci prima quello che dovevamo fare o come un certo pezzo volevamo intenderlo perché bastava uno sguardo in scena e già tutto andava come nelle nostre menti sarebbe dovuto andare o avremmo voluto che andasse. Franco oltre ad essere uno splendido artista è anche un ballerino classico e questo inevitabilmente si rispecchia nel suo modo di essere sul palco: trasmette una energia incredibile, riesce a tenere sempre continua la tensione artistica e il pubblico tutto questo lo percepisce come un vulcano di emozioni continue.
Avete appena concluso una lunga tournée asiatica che vi ha visto protagonisti in moltissimi prestigiosi teatri della Cina. Quali sono i retroscena che ricordate con maggiore piacere?
F.C.: I brindisi con i fermenti lattici a fine concerto, sono paesi difficili quelli dal punto di vista alimentare (ride), ma anche le orde di pubblico che venivano a chiederci gli autografi a fine concerto impedendoci di andare via dal teatro… ci sentivamo delle pop star!
E poi le trasferte (anche se estenuanti) tra una città e l’altra, gli odori di cui erano pervase certe strade, le rughe delle vecchiette sedute sugli sgabelli lungo i marciapiedi intente a sfilacciare la canapa e la sezione degli ottoni che alla fine di ogni concerto improvvisava una jam session dietro le quinte per festeggiare il successo.
J.S.: E’ stata una tournée straordinaria! Mai nella vita avrei pensato di visitare le città più affascinanti della Cina con il sottofondo continuo della musica della nostra orchestra…ma vi rendete conto? E’ come vivere posti nuovi con l’ipod sempre nelle orecchie. Musica e Mondo Nuovo, Mondo Nuovo e Musica. La cosa più bella che ricordo e che ancora oggi sento, è l’enorme legame che si è creato tra tutti noi. Eravamo tutti, professori, solisti, collaboratori, tutte dita di una stessa mano che al momento opportuno si apriva per accogliere questo mondo così affascinante per poi chiudersi energicamente per lasciare un segno nei cuori di chi ci ascoltava. Ho vissuto una cosa incredibile che è difficile che viva di solito: un forte senso di pace e di libertà.
Ormai è noto a tutti che siete due artisti dotati di grande bravura e bellezza, infatti anche i famosi Barihunks hanno puntato gli occhi su di voi, ma che rapporto avete con lo specchio?
F.C.: Personalmente lo amo dopo la doccia, quando è appannato . Però ringrazio per i complimenti!
J.S.: Ti ringrazio per questo complimento immeritato (ride). Devo essere onesto: quando ero più giovane indubbiamente prestavo più attenzione al mio aspetto, ma l’ho sempre fatto esclusivamente per me stesso. Stare bene con se stessi vuol dire poter essere una persona vera e quindi libera e il mondo ha bisogno di persone vere e libere. Credo che in questo caso la bellezza c’entri poco: bisogna valutare quanta considerazione invece ognuno di noi abbia veramente per se stesso.
Quando siete insieme sul palco si percepisce una coinvolgente energia e sintonia, è frutto di studio o è parente della spontaneità che vi contraddistingue?
F.C.: Siamo sicuramente entrambi un po’ naif e questo ci permette di fare musica assieme con la leggerezza ed allo stesso tempo la sete di verità che contraddistingue i bambini. È come se uno leggesse nella mente dell’altro. A rendere questa affinità unica sono sicuramente anche la chiarezza del gesto, la sensibilità artistica e l’intensità con cui Jacopo vive ogni singola nota dello spartito. Tutto ciò mi fa sentire emotivamente “a casa” ed il bello è che accade sempre meravigliosamente in diretta.
J.S.: Come dicevo prima, è pazzesco, ma io e Franco non abbiamo bisogno di molte parole, noi sentiamo le stesse cose. Noi viviamo la musica con eguale trasporto e intensità, abbiamo scoperto di parlare la stessa lingua. La cosa più importante però è che ci divertiamo da morire, in Cina abbiamo fatto sostanzialmente questo e ciò arrivava alla gente: una sintonia musicale frutto di una sincera amicizia e stima reciproca. Se c’è questo, ognuno di noi è libero di essere se stesso lasciando che la musica faccia il resto.
Quando siete insieme sul palco si percepisce una coinvolgente energia e sintonia, è frutto di studio o è parente della spontaneità che vi contraddistingue?
F.C.: Siamo sicuramente entrambi un po’ naif e questo ci permette di fare musica assieme con la leggerezza ed allo stesso tempo la sete di verità che contraddistingue i bambini. È come se uno leggesse nella mente dell’altro. A rendere questa affinità unica sono sicuramente anche la chiarezza del gesto, la sensibilità artistica e l’intensità con cui Jacopo vive ogni singola nota dello spartito. Tutto ciò mi fa sentire emotivamente “a casa” ed il bello è che accade sempre meravigliosamente in diretta.
J.S.: Come dicevo prima, è pazzesco, ma io e Franco non abbiamo bisogno di molte parole, noi sentiamo le stesse cose. Noi viviamo la musica con eguale trasporto e intensità, abbiamo scoperto di parlare la stessa lingua. La cosa più importante però è che ci divertiamo da morire, in Cina abbiamo fatto sostanzialmente questo e ciò arrivava alla gente: una sintonia musicale frutto di una sincera amicizia e stima reciproca. Se c’è questo, ognuno di noi è libero di essere se stesso lasciando che la musica faccia il resto.