di Federico Scatamburlo
Non ci stancheremo mai di assistere a una delle più celebri opere di Giuseppe Verdi, con la protagonista, Violetta, eroina che possiamo facilmente identificare anche nei nostri giorni, e che si dichiara “Sempre libera”, ma che suo malgrado si ritrova poi invece schiava degli eventi e dei sentimenti. È la seconda volta che vediamo questa edizione, e dobbiamo ammettere che, per quanto tradizionalisti si possa essere, la regia di Carsen, con le scene e i costumi di Patrick Kinmonth, in seconda analisi colpisce i sentimenti, con questa denuncia di vizi e mali che sono così attuali, oggi come allora. La figura della prostituta che non si ritiene adeguata a ricevere l’amore di un cavaliere per bene, incarna il binomio corpo-denaro (quest’ultimo è onnipresente in grandi quantità in tutte le scene), ed è ribadita senza falsi pudori in tutta l’opera. Il regista è attento a ogni piccolo dettaglio e trasmette un messaggio con qualsiasi elemento si trovi in scena, per quanto discutibili possano essere alcune idee. Significativa, per esempio, la mancanza dello specchio in cui la protagonista si osserva e declama “Oh, come son mutata!” prendendo atto della malattia che sta avanzando inesorabile.
![Fondazione Teatro la Fenice Traviata Regia Robert Carsen Photo ©Michele Crosera](https://lideamagazine.com//wp-content/uploads/2016/06/Lidea_Irina-Dubroskaya_1-512x394.jpeg)
Regia Robert Carsen
Photo ©Michele Crosera
Stessa edizione dunque in questo 12 giugno 2016, ma cast diverso da quello cui abbiamo assistito la prima volta, l’8 aprile 2016 (vedi articolo del 14 aprile): anche qui una bellissima Violetta quella di Irina Dubrovskaya, giovane ma promettentissimo soprano, bravissima nelle colorature, con potenti sovracuti e bei filati anche se un po’ prudenti; non molto brillante nel registro grave, risultato un po’ debole, e che avrebbe necessitato di maggior corpo, ma ciò sicuramente dovuto a qualche problema di salute o alle corde vocali, dato che non avevamo riscontrato questa mancanza, anzi, nella performance della Sonnambula al Filarmonico di Verona il 24 aprile.
![Irina Dubrovskaya](https://lideamagazine.com//wp-content/uploads/2016/06/Irina_Dubrovskaya_5.jpg)
Buona presenza scenica per Alfredo, qui interpretato da Fabrizio Paesano, che ha dimostrato una voce con un gradevole colore e intonazione, tuttavia con insufficiente dimensione: nei duetti con la protagonista è risultato spesso coperto dalla stessa.
![Fabrizio Paesano](https://lideamagazine.com//wp-content/uploads/2016/06/Lidea_Fabrizio-Paesano-512x767.jpg)
![Giuseppe Altomare](https://lideamagazine.com//wp-content/uploads/2016/06/Giuseppe-Altomare.jpeg)
Giuseppe Altomare è il padre di Alfredo, Giorgio Germont: esordio in scena prepotente, quasi esagerato, ha poi trovato equilibri perfetti, con la sua voce da basso bellissima, ma potente e con elasticità ammirevoli. Bellissimo il duetto con Violetta, perfetto nel suo “Piangi” che spesso viene un po’ stonato.
![Giuseppe Altomare e Irina Dubrovskaya, Traviata. Fondazione Teatro la Fenice Regia Robert Carsen Photo ©Michele Crosera](https://lideamagazine.com//wp-content/uploads/2016/06/Lidea_Giuseppe-Altomare-e-Irina-Dubrovskaya-512x769.jpg)
Regia Robert Carsen
Photo ©Michele Crosera
Il resto del cast identico a quello della precedente edizione già vista: Elisabetta Martorana (Flora Bervoix), Sabrina Vianello (Annina), Iorio Zennaro (Gastone), Armando Gabba, (Il barone Douphol), Matteo Ferrara (Il marchese d’Obigny), per i quali confermiamo interpretazioni buone anche se non particolarmente avvincenti.
La bacchetta è stata in mano a Marco Paladin: pur infondendo all’esecuzione quella grinta che richiede quest’opera e che la rende così affascinante, la direzione è stata ottima con tempi e volumi sempre ben calibrati, precisi e a favore dei cantanti che non sono mai stati sovrastati come spesso accade.
![Fondazione Teatro la Fenice Traviata Regia Robert Carsen Photo ©Michele Crosera](https://lideamagazine.com//wp-content/uploads/2016/06/Lidea_Irina-Dubroskaya_2-512x378.jpeg)
Regia Robert Carsen
Photo ©Michele Crosera
Coro dell’Orchestra del Teatro La Fenice come sempre a proprio agio, con le sue mille sfumature e colori perfetti in tutta l’opera: degne di nota le esecuzioni nella decima e undicesima scena “Noi siamo zingarelle…Di Madride noi siam mattatori”.
![Fondazione Teatro la Fenice Traviata Regia Robert Carsen Photo ©Michele Crosera](https://lideamagazine.com//wp-content/uploads/2016/06/Lidea_Irina-Dubroskaya_3-512x365.jpeg)
Regia Robert Carsen
Photo ©Michele Crosera
Ottime scelte dunque ancora una volta quelle effettuate dal Teatro la Fenice: inaspettata ma meritata la standing ovation al termine della rappresentazione, tributata da un pubblico eterogeneo formato da tanti turisti ma evidentemente competenti, all’inizio un po’ freddini ma poi riscaldati dall’entusiasmo e dalla professionalità di tutti questi artisti a tutto tondo che ci fanno tanto amare questa difficile arte.