Monday, October 14, 2024

Buon compleanno Beethoven! Concerti a Parma nel 250° dalla nascita (+1)

Domani, domenica 12 dicembre, alle 10.00, il Centro Studi e Archivio della Comunicazione (Csac) dell’Università di Parma presenta “Buon compleanno Beethoven! nel 250° dalla nascita (+1)”, cinque concerti per Pianoforte e Orchestra di Ludwig van Beethoven nella trascrizione per Solista e Quintetto d’Archi di Vinzenz Lachner, con Cristiana Pegoraro al pianoforte e il Quintetto d’Archi de La Camerata Ducale di Parma (Ruggero Marchesi e Monia Ziliani ai violini, Gian Paolo Guatteri alla viola, Paolo Manfrin, al violoncello, Tommaso Baldi Cantù al contrabbasso).
L’evento vede ulteriori interventi musicali del soprano Francesca Olivieri e dei pianisti Antonio De Vanna e Lesana Palikova, esibizioni con coreografie ideate da Alessandra Montanini e contributi divulgativi di Francesca Dosi, Carla M. Gnappi e Paolo Manfrin sul mondo beethoveniano e quello gioioso dei Peanuts (attraverso la assoluta passione di Schroeder per Beethoven), dei quali ricorrono i 70 anni (sempre +1) dalla prima uscita.
La popolarità e l’apprezzamento raggiunti da Ludwig van Beethoven (Bonn, 1770 – Vienna, 1827) non hanno mai conosciuto stagioni buie, mantenendo inalterato nel tempo il suo mito, assurto a figura cruciale della Storia Europea, e ulteriormente accresciuto dalla circostanza della sordità e da vicende autobiografiche assolutamente particolari che lo mantengono indelebilmente fissato nell’immaginario collettivo mondiale.
È quindi comprensibile come parallelamente ad una simile fortuna fiorirono in ogni epoca trascrizioni e arrangiamenti dei suoi lavori più celebri e ‘rivoluzionari’, tra cui sono sicuramente da annoverare i cinque Concerti per Pianoforte e Orchestra op.15, op.19, op.37 op.58 e op.73, e tra gli adattamenti artisticamente più rilevanti, figura quello del compositore Vinzenz Lachner, proveniente da una celebre famiglia di musicisti e compositori.
Come scrive Paolo Manfrin, nel programma di sala: “La dovizia di particolari con cui Lachner specifica forti e piani, sforzati, accenti, staccati, ecc. assenti nell’originale beethoveniano, tradisce un’ansia che potrebbe definirsi quasi didascalica e “iper-interpretativa” del testo originale, in linea con la tendenza quasi mai preoccupata prevalente in epoca romantica di infrangere la “sacralità” del testo per aggiungervi dettagli riflettenti tanto il gusto del tempo quanto il Suo personale punto di vista, forse anche per divulgare la propria personale risposta al domandarsi quale fosse la percezione della figura dello stesso Beethoven, domanda che tutti si ponevano, testimoni consapevoli della inarrestabile trasformazione di un Uomo in Mito”. (aise) 

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