La Mostra Art Déco, gli “Anni Ruggenti in Italia” è ubicata a Forlì nei Musei San Domenico e ci porta lontano, in un’epoca entusiasmante, attraverso oggetti, quadri, abiti, scritti, locandine e tante sorprese che lasciano lo spettatore incantato.
L’Art Déco è un movimento culturale, un mondo pittorico e artistico, si radica nella moda e nell’architettura, nel modo di vivere, di produrre nuovi atteggiamenti esistenziali e che ha caratterizzato un’epoca a livello mondiale, forse è stato uno dei primi fenomeni di globalizzazione.
Il nome deriva dalla contrazione di Arts Décoratifs et Industriels Modernes esposizione mondiale tenutasi a Parigi nel 1925.
Il 1925 però non è la sua data di nascita bensì una sua “consacrazione” dato che tantissime opere sono datate già molto prima, nel 1910 ed è considerato il continuum dello stile Liberty.
Tutto diventa stilizzato, ha una spinta in avanti, anelante ad un futuro pieno di innovazioni, un nuovo modo di concepire la vita, la speranza di un mondo migliore che si svecchia dai retaggi pesanti del passato oppressivo e ombroso.
Incontriamo le opere di René Lalique e lo splendore dei suoi lavori in vetro, il tratto delicato ma incisivo di Ertè, (pseudonimo dell’artista russo Romain de Tirtoff) le ceramiche di Gio Ponti, a volte ironiche, soavi con una precisione geometrica e stilistica che le rende immortali.
Interessanti i disegni di Thayath ( a dispetto del nome, un italiano, Ernesto Michahelles) designer per la famosa casa di Mode dell’epoca Madelein Vionnet.
Le oreficerie bizantine di Ravasco con pietre preziose, onice e marmi, gli argenti dei Finzi, le preziose sete di Ravazzi approssimativamente il principio del Made in Italy, inconfondibile la cartellonistica di Severo Pozzato, detto Sepo, e quasi un invito a partire, in mostra ci sono: una magnifica Isotta Fraschini appartenuta a Gabriele D’Annunzio e gli interni di uno scompartimento del lussuoso Côte D’ Azure Express.
L’Art Déco però ha un respiro mondiale e l’architetto italiano Piero Portaluppi nel 1910 disegna un grattacielo di 87 piani a New York per la S.K.N.E. purtroppo mai realizzato ma già molto avanti per i tempi se si pensa che l’edificio Chrysler arriverà nel 1930, insieme all’Empire State Building!
Nella pittura sono tanti gli artisti che aderirono e fecero proprio sia lo stile di vita frizzante, lussuoso e sensuale di questo momento topico degli anni ’20 e ’30, sia la sua rappresentazione scultorea e pittorica come le maestose, raffinatissime donne di Tamara de Lempicka o Alberto Martini qui in mostra con lo stupendo ritratto di Wally, figlia ribelle del maestro Arturo Toscanini e la scultura che rappresenta Leda e il cigno ma anche la superba sfrontatezza delle donne dipinte da Oscar Hermann Lamb!
Altri esponenti del’Art Déco presenti sono : Roberto Rosati, Guido Balsamo Stella,Duilio Cambelotti, Luigi Bonazza, Vittorio Zecchin, Fortunato De Pero, Meroni e Fossati,Alfredo Biagini, Felice Casorati, René Prou, Giacomo Balla.
Troviamo I ricchi centrotavola di Francesco Nonni e Anselmo Bucci eccessivi ed esotici, oggetti in ferro battuto come la fontana con uccellini di Carlo Rizzarda, le sculture di Alfredo Biagini , Adolfo Wildt, Libero Andreotti.
Una scelta ricca ed accurata che dà un’idea esaustiva di quei tempi, che fa sognare il visitatore, ci si immedesima e quasi si assorbe la “leggerezza” di questo incredibile momento storico così vitale e che ha portato anche ad una importante svolta umanistica.
I Musei San Domenico hanno sempre mostre interessanti e assolvono ad un compito importantissimo : educare all’arte e al bello, divulgare la cultura, patrimonio di tutti.
Questa Mostra è stata curata da Valerio Terraroli, il Comitato Scientifico presieduto da AntonioPaolucci, Direzione Generale di Gianfranco Brunelli e il progetto di allestimento è a cura di Studio Lucchi e Biserni, Forlì e Willmotte et Associés, Parigi.
Parte dell’incasso, inoltre, andrà al progetto Mediafriends, La Fabbrica del Sorriso che si occupa di raccogliere fondi destinati alla cura e ricerca dei tumori infantili.
I musei sono la nostra memoria storica ma lo si dimentica troppo spesso.