Inserire nella nostra alimentazione questi animali non è, come potrebbe sembrare, solo un’assurda fantasia, la Commissione europea ha infatti valutato favorevolmente il loro consumo da parte dell’uomo, solo però per le tipologie definite sicure dall’Efsa. Delle caratteristiche nutrizionali di questi invertebrati e dei vantaggi che il loro inserimento nella dieta comporta sia per la nostra salute che per quella dell’ambiente e per l’economia abbiamo parlato con Concetta Montagnese dell’Istituto di scienze dell’alimentazione del Cnr
Quando pensiamo agli insetti è impossibile non associarli all’idea di animali fastidiosi, che ci tormentano con le loro punture, come fanno le zanzare, ma anche le cimici, le pulci, i tafani o le vespe, per citarne solo alcuni. Ma forse è il caso di guardarli con occhi diversi, considerando che possono costituire un’importante risorsa in un ambito nel quale non avremmo mai pensato potessero esserci di supporto: il settore alimentare. Da anni sono state infatti intraprese diverse azioni strategiche per affrontare la grande sfida di nutrire il Pianeta e di incrementare la produzione di cibo per sfamare una popolazione mondiale in costante crescita, riducendo però l’impatto sull’ambiente. Tra le sostanze di cui sale la domanda ci sono le proteine e, dunque, la necessità di cibi ad alto contenuto proteico, ma non tradizionali, che competano con i prodotti convenzionali e siano ottenuti in modo sostenibile.
In Europa sono cinque le principali alternative proteiche in fase di sviluppo: la carne coltivata in laboratorio, i sostituti della carne a base vegetale, i prodotti di fermentazione, le alghe, ma anche gli insetti commestibili e/o prodotti che ne contengano le farine. Potremmo quindi presto trovare questa classe di animali nei nostri piatti, come spiega Concetta Montagnese dell’Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa) del Cnr: “L’impiego di insetti commestibili rappresenta oggi una delle alternative all’assunzione di proteine da animali d’allevamento per affrontare la crescita della popolazione. Tra le azioni intraprese negli ultimi anni vi è il programma “Edible Insects”, attraverso il quale l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) promuove l’uso degli insetti commestibili come fonte di proteine animali sia per l’uomo sia come mangime per gli animali. Diversamente da quanto accade in altri Paesi del mondo, però, l’entomofagia (consumo alimentare di insetti) non fa parte della cultura occidentale; in Europa gli insetti sono considerati ‘novel foods’ (nuovi alimenti), ovvero prodotti non consumati regolarmente prima del 1997, data del primo regolamento sui nuovi alimenti, e hanno bisogno dell’approvazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) per poter essere commercializzati a scopo alimentare”.
L’introduzione di questo tipo di prodotti sulla tavola sta comunque facendo passi avanti a livello europeo. “Nel 2021 per la prima volta la Commissione europea ha espresso valutazione favorevole sulla sicurezza del Tenebrio molitor (larva gialla della farina), della Locusta migratoria e delle larve di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore) per il consumo umano. Nel 2023 è arrivato poi il via libera per la vendita in Europa di farine – o, più precisamente, polvere parzialmente sgrassata – a base di Acheta domesticus, il grillo domestico, e dei prodotti che la contengono, come cibi da forno, salse, cioccolato”, continua la ricercatrice del Cnr-Isa. “Va sottolineato che la Commissione europea ha autorizzato il consumo di alimenti a base di insetti solo per le tipologie definite sicure dall’Efsa e provenienti da specifici produttori. Inoltre, i nuovi cibi a base di insetti sono confezionati ed etichettati riportando: la tipologia di insetto presente; le quantità utilizzate (fino a un massimo del 10%); il Paese di origine; le informazioni relative ai rischi legati a reazioni allergiche ed eventuali allergeni presenti nell’ambiente in cui vengono allevati gli insetti”.
Sono molte le richieste di autorizzazione per varie specie sia da parte di produttori comunitari che extracomunitari e, secondo le previsioni, l’industria mondiale degli insetti, che nel 2023 aveva un valore di circa un miliardo di dollari, arriverà a 4,6 miliardi di dollari nel 2027, con un tasso di crescita medio annuo del 44%. Attualmente però solo alcune specie possono essere vendute in Europa. “Le specie legalmente approvate per la vendita in Europa sono locuste migratrici, grilli domestici, vermi gialli e tarme della farina, e alcune di queste sono già utilizzate per produrre barrette proteiche, farine e altri prodotti che possono essere trovati sugli scaffali dei supermercati. E mentre nel vecchio continente l’entomofagia desta ancora perplessità in altri Paesi, quali Asia, Australia, Africa e America Centrale, 2 miliardi di persone consumano già regolarmente circa 2.000 specie di insetti come alimenti tradizionali”, precisa Montagnese.
Mettere in tavola piatti a base di insetti ha effetti positivi anche a livello nutrizionale. “Questi animali contengono circa il 70% di proteine, un valore superiore quindi a quello della carne di bovino o del pollame. Ad esempio, la polvere di grillo parzialmente sgrassata contiene più del 70% di proteine, meno del 12% di grassi totali e circa il 9% di fibra. In particolare, l’esoscheletro degli insetti contiene la chitina, una particolare fibra simile alla cellulosa, che ha effetti benefici sulla salute e nutre il microbiota intestinale, favorendo la crescita dei batteri buoni. Inoltre, sono una fonte importante di composti fenolici, vitamine e minerali che svolgono attività antinfiammatoria”, precisa l’esperta.
Ma ci sono vantaggi anche economici e ambientali nel sostituire le comuni fonti di proteine animali con quelle ricavate dagli insetti. “Questi animali richiedono meno risorse in termini di mangime, di acqua e di terra – anche grazie alla possibilità di sviluppare in verticale gli allevamenti -, generano poi meno rifiuti ed emissioni di gas serra”, precisa la ricercatrice. “Gli insetti, inoltre, presentano un’alta efficienza di conversione alimentare (efficienza di trasformazione dell’alimento in peso corporeo): in media possono convertire 2 Kg di cibo in 1 Kg di massa, mentre un bovino necessita di 8 Kg di cibo per produrre l’aumento di 1 Kg di peso corporeo. Nel complesso hanno una porzione edibile assai elevata: secondo i dati Fao l’80% di un grillo viene trasformato in farina, mentre di polli e maiali ne viene consumato solo il 55% e dei bovini il 40%. Gli insetti poi si riproducono rapidamente e vengono alimentati con mangimi derivati da sottoprodotti delle lavorazioni alimentari e/o da scarti alimentari, riducendo i costi di produzione e l’inquinamento secondo i principi promossi da un’economia circolare”.
Mangiare insetti non risulta inoltre pericoloso per la salute. “Non vi sono a oggi casi conosciuti di trasmissione all’uomo di malattie o parassiti causati dal loro consumo, a condizione che questi siano trattati con le stesse modalità igienico-sanitarie previste per qualsiasi altro cibo. Certamente uno degli svantaggi più evidenti è il rischio di allergie, che potrebbero manifestarsi in soggetti allergici a crostacei, molluschi e acari della polvere. A oggi però sono poche le prove disponibili sulle allergie alimentari connesse alla loro assunzione”, conclude Montagnese. “Una delle principali barriere al diffondersi del consumo di insetti come nuovo alimento è piuttosto l’accettazione di questa risorsa alternativa da parte dei consumatori: la maggioranza della popolazione non è pronta a consumarli e bisogna fare i conti con le dimensioni culturali e soggettive che rendono l’idea di mangiarli repellente”.
[Almanacco della Scienza N.4, aprile 2024]