Venezia 2013, il Festival più antico del mondo compie 70 anni; li porta malissimo, però. Molti film, circa 125 in tutte le Sezioni: in concorso, Fuori concorso, Sezione Orizzonti… Impossibile vederli tutti: anche se vengono ripetuti nel corso di alcuni giorni le sale sono spesso piene e dopo ore di attesa non ci sono più posti a sedere.
I posti vengono riservati agli spettatori paganti ,che vengono prima dei giornalisti accreditati, e forse sarà l’unica chance di vedere molti film che non avranno distribuzione o che hanno talmente poche copie che vengono proiettati solo nelle grandi città.
Toronto, giunto alla sua 38ma edizione, si svolge dal 5 al 15 settembre, quindi a cavallo del Festival di Venezia , e sottrae sempre più produzioni, star, compratori e giornalisti: 4000 le richieste di accredito contro le 3000 di Venezia, la città canadese ha molti più sponsor, un mercato forte e attivo, film magari meno impegnati ma che le sale comprano e distribuiscono.
Venezia pare disorganizzata, con un Palazzo del Cinema ancora in costruzione e che da anni è solo un cratere, nemmeno un cantiere; qualcuno sussurra: vogliono far lievitare i prezzi!
A proposito di prezzi, molti giornalisti si lamentano che Venezia è cara, alberghi, ristoranti e la scelta dei film spesso è troppo “intimista”; quest’anno, a parte Philomena con la bravissima Judi Dench e il film di apertura con Clooney e Bullock Gravity , film che sicuramente vedremo al cinema,tantissimi film erano incentrati sulla violenza domestica, molti sono stati fischiati, in sala stampa l’aria che si respirava era pesante, nervosa, poche domande, pochi giornalisti, uno stagno.
Un film lungo 2 ore e 55 minuti, Die Frau des Polizisten, del regista tedesco Philip Gröning, che non ha avuto né in sala proiezione né in sala stampa una grande accoglienza, ha vinto il premio speciale della giuria … insomma un divario gigantesco tra pubblico e giurati.
Anche il film Joe con Nicholas Cage ha avuto un’accoglienza freddina e alla conferenza stampa la mia domanda non piace a Cage, che in ogni caso risponde gentilmente, a differenza dell’attore e regista James Franco che non risponde affatto alla domanda, seppur pertinente: io chiedevo se tanta violenza e anche necrofilia potesse in qualche modo influenzare i giovani, specificando che non sono né una moralista e sono contro ogni tipo di censura.
L’attore non risponde si limita a fare delle boccacce e che chiede di passare alla prossima domanda, vorrei ricordare che se questi personaggi esistono lo devono a chi vede e a chi scrive dei loro film.
Ci sono proiezioni che somigliano più a documentari, altri lo sono esplicitamente; tre su tutti: il film Unknown Known dove il regista Errol Morris ripercorre le ragioni della guerra in Iraq intervistando Donald Rumsfeld che con i “suoi fiocchi di neve”, cioè gli appunti che scrive personalmente, ripercorre la vicenda in Iraq e quella parte di storia americana che riguarda il mondo intero. Un docu-film interessante, con filmati d’epoca che a volte smentiscono le parole di Rumsfeld, un politico accorto che racconta anche il suo privato ma con molta discrezione.
Altro film che riporta un momento angoscioso della storia americana è Parkland, del regista Peter Landesman: sono gli ultimi istanti della morte di J. F. Kennedy, ma non porta nulla di nuovo a quello che tutti sanno, un film concitato come ovviamente lo furono quei terribili momenti, girato come se lì ci fosse un cineamatore e non una scenografia ben organizzata.
Il documentario però vince, ed è quello di Gianfranco Rosi girato in 2 anni, il documentario –film Sacro Gra, che racconta la storia di 7 personaggi e le loro vite completamente diverse, destinati forse a non incontrarsi mai.
Un documentario bello, emozionante, divertente è quello dedicato a Frank Zappa, Summer 82 When Zappa come to Sicily del regista Salvo Cuccia, un film sulle sue origini e la scoperta dei suoi figli e sua moglie Gail Zappa, in un epico viaggio in Sicilia e di un altrettanto pazzesco concerto sempre in Sicilia, un omaggio commovente al grande cantante internazionale italo americano.
Sesso, droga, omicidi nel film Canyons del regista Paul Schrader, che non riscuote molte critiche positive, infatti è un film verboso che si era invece presentato molto scandaloso con la presenza di James Deen attore porno molto famoso tra gli amanti del genere, in realtà un film lento che non prende lo spettatore.
Applausi risate e pianti per Philomena di Stephen Frears, con la mitica attrice irlandese Judi Dench, dato da quasi tutti vincente e a cui invece solo le sale cinematografiche daranno un premio, mi accorgo però che molti film dei festival vengono poi passati in tv; vuoi vedere che ho scoperto a cosa servono i festival???
Scherzi a parte, il cinema è sempre un ritratto della società, però spesso basta aprire un TG e lo spaccato della vita reale ti arriva come un pugno nello stomaco. Forse chi scegli i film dovrebbe tener conto anche del cinema come sogno o evasione. In questa categoria c’era il film di Terry Gilliam The Zero Theorem, che è comunque un viaggio in internet con tutti i suoi incubi e le sue passioni, meravigliosi come sempre i colori e le fantastiche scenografie.
Il cinema italiano è ben presente, e a parte il film vincitore, spesso non affascina. Il terzo tempo del regista Enrico Maria Artale, che ha come produttore Aurelio De Laurentis, è una bella storia sul rugby che fra molti giovani sta divenendo popolare e che li aiuta a venire fuori da contesti sociali a volte dubbi. Un film che ha molto diviso è stato Via Castellana Bandiera, di Emma Dante una metafora di un sud testardo, lento nell’uscire dal pantano di antiche infrangibili regole d’onore; molti però si sono lamentati di presentare sempre una visione del sud così stereotipata. Piccola Patria di Alessandro Rossetto sul “disastro nord est”, una terra ricca che con la delocalizzazione selvaggia ha messo in ginocchio un intero territorio, parla appunto di un attualità italiana molto sentita e sofferta.
Venezia ha rappresentato un ricco range di film su molte tematiche attuali: l’omosessualità, la violenza, i problemi orientali, le biografie, Walesa e Allen Ginsberg, Lance Armstrong, i rapporti sociali, le solitudini, il futuro, ma non è detto che tutti questi temi siano poi trattati in modo piacevole, approfondito e perché no poetico.
Gli eventi collaterali sono tanti, la presenza del Presidente Giorgio Napolitano, che omaggia i 70 anni del Festival di Venezia, la ministra Kyenge che parla di immigrazione e dei problemi che essa comporta.
Più leggero è l’evento-sfilata organizzato da Jo Squillo, che ha presentato grandi nomi italiani e stranieri, da Ferragamo a Vivienne Westwood, e tanti altri marchi, il regista Tinto Brass che celebrava se stesso e il suo cinema, un tuffo negli anni ‘60/’70 con la partecipazione del cantante Mal.
Un bellissimo incontro con due promettenti giovani attori del cinema italiano, Luca Argentero e Nicolas Vaporidis: si parla del cinema italiano che cambia, di come si arriva a diventare attori, le motivazioni, i sogni, le difficoltà di un mestiere pieno di incognite.
Interessante tutto e sebbene sia stato il Festival più sobrio nella sua storia, non dimentichiamo che il cinema è arte e non solo business, anche se a volte diventa solo una cosa o l’altra, dimenticandosi di coniugare le due “Mission”; in ogni caso anche questo festival è archiviato e la giuria del 70° Venice Film Festival ha deciso così:
Presieduta dal maestro Bernardo Bertolucci con la collaborazione di Andrea Arnold, Renato Berta, Carrie Fisher, Martina Gedeck, Jiang Wen, Pablo Larraín, Virginie Ledoyen, e Ryuichi Sakamoto, avendo visionato tutti i 20 film in concorso ha così deciso:
Leone d’oro per miglior film a:
SACRO GRA di Gianfranco Rosi (Italy, France
Leone d’Argento per il miglior regista a:
Alexandros Avranas per il film MISS VIOLENCE (Greece)
Premio della giuria:
JIAOYOU di Tsai Ming-liang (Chinese Taipei, France)
COPPA VOLPI
Miglior attore a:
Themis Panou
in the film MISS VIOLENCE by Alexandros Avranas (Greece)
COPPA VOLPI
Miglior attrice a:
Elena Cotta
Nel film VIA CASTELLANA BANDIERA by Emma Dante (Italy, Switzerland, France).
Come tutti i festival che si rispettano, le arrabbiature e le polemiche si chiudono magicamente appena il giorno dopo la chiusura; la storia del cinema invece continua.