Friday, April 26, 2024

Napoleone e il mito di Roma

Alla riapertura del Museo una nuova mostra celebra il bicentenario della morte di Napoleone ripercorrendo il rapporto tra l’imperatore francese, il mondo antico e Roma

Hanno riaperto il 4 febbraio i Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali e i visitatori avranno la possibilità di visitare, oltre ai capolavori della collezione permanente, anche la nuova mostra Napoleone e il mito di Roma che sarà aperta al
pubblico fino al 30 maggio 2021. Ideata in occasione del bicentenario dalla morte di
Napoleone Bonaparte, la mostra lo celebra ripercorrendo il rapporto tra l’imperatore francese, il mondo antico e Roma.
L’esposizione è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed
è a cura di Claudio Parisi Presicce, Massimiliano Munzi, Simone Pastor, Nicoletta Bernacchio, Organizzazione Zètema Progetto Cultura. Concept grafico Iowa State University. Progetto di allestimento Stefano Balzanetti, Alessandro Di Mario, Eleonora Giuliani assieme a Simone Bove per Wise Design.
Annessa all’Impero dal 1809 al 1814 e città imperiale seconda solo a Parigi per volontà di
Napoleone stesso, Roma, e più precisamente l’area archeologica dei Fori Imperiali, fu
oggetto di scavi promossi dal Governo Napoleonico di Roma tra il 1811 e il 1814 per
liberare l’area a sud della Colonna di Traiano, che Napoleone aveva già preso a modello
per la realizzazione tra il 1806 e il 1810 della Colonna Vendôme a Parigi. I Francesi volevano applicare a Roma quei criteri di ordine urbanistico che, nei loro intenti, l’avrebbero
trasformata realmente in una seconda Parigi. Ispirarsi alla Roma Imperiale in ogni suo
aspetto per celebrare la magnificenza di Napoleone e della sua famiglia divenne ben presto
una consuetudine e portò inevitabilmente con sé l’uso di un linguaggio di propaganda
ispirato all’Antico, caratterizzato dalla rappresentazione dell’Imperatore come erede dei
grandi condottieri del passato, degli Imperatori romani, se non addirittura come eroe e
divinità dell’antica Grecia, in un rimando costante a Roma Imperiale, alla sua arte e alla sua
cultura.

Anonimo di ambito tedesco, Il diavolo e Napoleone, stampa acquerellata, 1813-1814 (Ajaccio, Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts) © Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts

Il percorso espositivo si snoda attraverso 3 macro-sezioni e comprende oltre 100 opere – tra cui sculture, dipinti, stampe, medaglie, gemme e oggetti di arte cosiddetta minore
– provenienti dalle Collezioni Capitoline nonché da importanti musei italiani ed esteri.
La prima macro-sezione evidenzia il rapporto tra Napoleone e il mondo classico, seguendo la formazione del giovane Bonaparte, anche attraverso l’adozione di diversi
modelli tratti dall’Antico, utilizzati di volta in volta per trasmettere messaggi di potere, buon
governo e conquiste militari, fino alla divinizzazione della sua figura. In questa sezione
saranno presenti opere antiche e moderne di eccezionale valore storico, che illustrano il
percorso biografico di Napoleone e, allo stesso tempo, i suoi modelli e riferimenti culturali.
Tra le opere esposte, ad esempio, il gesso di Louis Rochet per la statua di Napoleone
cadetto a Brienne (inizialmente visibile attraverso una riproduzione fotografica) dal Musée
d’Yverdon et Région (Yverdon-les-Bains), il bronzo raffigurante Alessandro Magno a cavallo
dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il grande bronzo di Lorenzo Bartolini
raffigurante Napoleone I Imperatore, dal Louvre, in cui Bonaparte è ritratto all’antica, con la corona d’alloro e le fattezze di un imperatore romano. Grandezza militare e visione di un
impero sconfinato legano infatti Alessandro Magno a Napoleone il quale, come già molti
condottieri prima di lui, tra cui Giulio Cesare, fece propria l’imitatio Alexandri. Napoleone si
confrontò idealmente con altri imperatori come Augusto, presente con un ritratto in marmo
proveniente dai Musei Capitolini. Nota era anche la sua ammirazione per Annibale, qui
evocata dalla copia moderna del cosiddetto Annibale del Quirinale. La macro-sezione si
chiude con la morte e l’apoteosi di Napoleone, considerato un eroe antico ma anche un
santo e un taumaturgo, in continuità con i re del medioevo francese, come raffigurato nel
celebre dipinto di A.J. Gros, Il generale Bonaparte visita gli appestati di Jaffa, presente in
mostra attraverso l’incisione di A.C. Masson, proveniente dal Palais Fesch-Musée des
Beaux-Arts di Ajaccio.

Giovan Battista Comolli, Erma di Napoleone I Re d’Italia, marmo di Carrara, 1809 (Milano, Galleria d’Arte Moderna, in deposito presso Palazzo Moriggia-Museo del Risorgimento) © Comune di Milano, Galleria d’Arte Moderna

La seconda macro-sezione è dedicata al rapporto di Napoleone con l’Italia e Roma. Si
inizia con tre opere di particolare bellezza che illustrano il ruolo di Napoleone come Re
d’Italia: il gruppo scultoreo di Pacetti Napoleone ispira l’Italia e la fa risorgere a più grandi
destini, dal Castello di Fontainebleau, e due ritratti di Napoleone da Milano (Galleria d’Arte
Moderna e Palazzo Moriggia-Museo del Risorgimento). A seguire, il vastissimo programma
di trasformazione urbana, che il Governo Napoleonico voleva applicare a Roma, è riassunto
nell’istallazione nella Grande Aula di un viale di cipressi, uno dei punti focali della mostra.
L’istallazione è introdotta dal ritratto di Antonio Canova dai Musei Capitolini, protagonista
del panorama artistico romano (e non solo) del tempo e autore del Busto di Pio VII, ancora
dai Musei Capitolini, esposto nella sala dedicata al complesso rapporto che Napoleone
ebbe con il Papato e la religione. La macro-sezione è completata da un articolato
approfondimento sullo scavo della Basilica Ulpia: incisioni di Giuseppe Vasi, Angelo Uggeri,
Giovan Battista Cipriani e disegni e dipinti dal Museo di Roma, nonché – eccezionalmente
esposti per la prima volta – i tre progetti redatti nel 1812 da Giuseppe Valadier e Giuseppe
Camporese e conservati all’Accademia di San Luca, illustreranno le tappe che portarono
alla scoperta delle strutture della Basilica Ulpia e di importanti reperti scultorei, come le
statue di Daci, esposte nella collezione permanente del Museo, riunite per la prima volta a
sculture provenienti dall’area e oggi conservate nei Musei Vaticani.
La terza macro-sezione approfondisce alcuni aspetti relativi alla ripresa di modelli antichi
nell’arte e nell’epopea napoleonica, come ad esempio quello dell’aquila romana,
esemplificato in mostra, tra le altre opere, dal vessillo del 7° Reggimento Ussari dal Musée
de l’Armée di Parigi. Nell’approccio all’Antico fu fondamentale per Napoleone la Campagna
d’Egitto, impresa militare e culturale insieme, raccontata attraverso alcune opere, come la
stampa di Girardet dal Museo Napoleonico di Roma, raffigurante Il generale Napoleone
Bonaparte alle Piramidi, e la statuetta in bronzo di C.J. Meurant dal Palais Fesch-Musée
des Beaux-Arts di Ajaccio: Bonaparte su un dromedario. Dall’Egitto a Babilionia, sulle orme
di Alessandro Magno: il percorso è celebrato nella mostra con cinque lastre del fregio con Il
Trionfo di Alessandro Magno in Babilonia di Bertel Thorvaldsen, nella versione conservata
nei Musei Civici di Pavia e derivata dal fregio eseguito dal celebre scultore per il Palazzo del
Quirinale nel 1812, nell’ambito dell’allestimento degli appartamenti imperiali destinati a
Napoleone e alla sua famiglia (ma che la famiglia imperiale non abitò perché Napoleone
non venne mai a Roma).
Lo sguardo su Roma riporta al modello per antonomasia: la Colonna Traiana. Dopo la
realizzazione dei calchi voluti da Luigi XIV e giunti a Parigi nel 1671, questa straordinaria
opera divenne fonte di ispirazione e imitazione per molti artisti francesi. Fu tuttavia con
Napoleone che la Colonna ebbe la sua imitazione più celebre e allo stesso tempo originale:
la Colonna Vendôme a Parigi, celebrazione di un impero e di un imperatore e delle sue
imprese militari.

Statua di Napoleone cadetto a Brienne-le-Chateau, gesso, firmata e datata, 1853 (Yverdon-les-Bains, Musée d’Yverdon et Région)

La mostra si conclude con il famoso quadro Napoleone con gli abiti dell’incoronazione,
dipinto da François Gérard nel 1805 e conservato ad Ajaccio, nel Palais Fesch-Musée des
Beaux-Arts: il dipinto raffigura Napoleone al suo apice e rappresenta il compendio più
evidente dell’uso che egli seppe fare dei simboli.
I gusti personali di Napoleone erano quelli della sua generazione ma egli sapeva che il
mondo antico rappresentava una categoria culturale tanto vasta quanto varia che poteva in
qualche modo essere adattata a tutti gli usi. Napoleone mise in pratica una sorta di
archeologia delle immagini del potere attraverso il recupero meticoloso e spregiudicato di
simboli, figure e concetti del passato, da utilizzare per creare un impressionante raccolta di
ritratti e di ornamenti, allusioni, richiami e prestiti che serviranno a legittimare un regime, la cui esistenza poggiava essenzialmente sulla forza militare.
Le immagini dell’anticomania napoleonica (la nudità eroica, le insegne del potere, l’alloro,
l’aquila…) rifunzionalizzate nel presente sono allo stesso tempo rivolte al futuro: si rivolgono ai posteri e partecipano alla costruzione della leggenda dell’Imperatore.

Informazioni:

Che cosa: mostra ‘Napoleone e il mito di Roma’
Dove: Mercati di Traiano-Museo dei Fori Imperiali, Via IV Novembre 94, Roma
Quando: fino al 30 maggio 2021
Info: tel. 060608, e-mail: [email protected]

redazione
redazione
Tiziano Thomas Dossena, Leonardo Campanile, LindaAnn LoSchiavo, and Dominic Campanile

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