Friday, April 26, 2024

L’Italia dell’Unità

“Si scopron le tombe, si levano i morti
i martiri nostri son tutti risorti!
Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,
la fiamma ed il nome d’Italia nel cor:
corriamo, corriamo!
Ritornello:Va’ fuori d’Italia,
va’ fuori ch’è l’ora!
Va’ fuori d’Italia,
va’ fuori o stranier!”.
L’ “Inno di Garibaldi” (da cui sono stati estrapolati alcuni dei suddetti versi e il refrain) è una famosa opera patriottica del Risorgimento, il cui autore del testo (su esplicita richiesta dello stesso condottiero, “l’eroe dei due mondi”), fu il poeta Luigi Mercantini (musica di Alessio Olivieri). Del vate autore anche della “Spigolatrice di Sapri”, abbiamo ammirato il bel ritratto nel Museo Centrale del Risorgimento (inaugurato nel 1911), all’interno del complesso del Vittoriano, a Roma. La prima sezione del Museo dell’Urbe è dedicata ai protagonisti del Risorgimento. In grandi teche sono esposti cimeli, dipinti e documenti, oggetti personali legati a Garibaldi, Mazzini (occhiali, pennini) e Cavour (ovale con ritratto, litografia acquerellata). Lungo la galleria si articolano invece singole sezioni incentrate sulle principali tappe delle lotte risorgimentali: dalla Restaurazione, seguita alla caduta di Napoleone, al 1848, dalla Repubblica Romana del 1849 all’impresa garibaldina dei Mille (1860) fino al ricongiungimento di Roma all’Italia. La bandiera della legione italiana in Uruguay (seta dipinta del 1846) con la dicitura “Hazaña del 8 febrero de 1846 realizada por la legion italiana A las ordenes de Garibaldi”, lascia posto successivamente a oggetti legati alla figura del patriota, tra cui: i calzoni “jeans” con cui effettuò lo sbarco a Marsala e la guerra di Sicilia, il suo bronzo a opera di Ercole Rosa, lo stivale forato dalla pallottola che colpì il combattente sull’Aspromonte, il suo scranno parlamentare.

Dalla meravigliosa città eterna, attuale capitale d’Italia (e mia città, “putativa”, di adozione), alla prima capitale del Regno d’Italia dal 17 marzo 1861 , la raffinata, “bela, Turin” (mia città di nascita). La storia di Torino Capitale d’Italia inizia con la stagione risorgimentale che la maggior parte degli storici colloca tra il Congresso di Vienna del 1815 e il trasferimento della Capitale del Regno d’Italia da Firenze a Roma nel febbraio del 1871: “Roma, Roma sola deve essere capitale d’Italia” disse Camillo Benso di Cavour, il 25 marzo 1861 nel suo discorso alla Camera. Il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino è il più antico, più importante e noto tra i musei di storia patria italiani, una realtà all’avanguardia in Italia e in Europa ed è l’unico a essere museo Nazionale (regio decreto dell’8 dicembre 1901). Fu fondato nel 1878, destinato alla Mole antonelliana, e aperto nella Mole nel 1908. Fu trasferito al piano nobile di Palazzo Carignano nel 1938. Nell’aprile del 2006, il complesso museale è stato chiuso per l’ennesimo allestimento, per il quarto rifacimento, in previsione delle celebrazioni per il Centocinquantenario dell’Unità d’Italia. La sua riapertura è avvenuta il 18 marzo 2011 e a tagliare il nastro è stato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Nel cuore di Torino, a pochi passi da Piazza Castello, il nuovo allestimento (sotto la cura scientifica del professor Umberto Levra, ordinario di Storia del Risorgimento dell’Università di Torino e Presidente del Museo) si estende su 3.500 mq di superficie, con 30 sale e 2.579 oggetti esposti scelti tra i 53.011 posseduti. Tutti gli spazi sono privi di barriere architettoniche, con percorsi per visitatori ipovedenti e non vedenti e ipoudenti. Del patrimonio museale fanno parte moltissime opere, tra cui 167.750 libri e opuscoli, 1.916 testate di periodici italiani del XIX, (l’emeroteca di altissima specializzazione è nota in tutto il mondo), 120.000 documenti di archivio.

La “messa in scena” del nuovo Museo è stata ideata dall’architetto Richard Peduzzi, già Direttore dell’Accademia di Francia a Roma. Una peculiarità del percorso del nuovo allestimento è costituita dalla contestualizzazione del processo di unità italiana nel più ampio discorso europeo. Il periodo risorgimentale, infatti, viene narrato in chiave italiana, piemontese, europea. Suggestive ed emozionanti le sale dedicate a Mazzini, a Garibaldi, con suoi capi di vestiario tra cui il poncho, la camicia rossa, e a Cavour con il prezioso e celebre suo ritratto (dipinto da Francesco Hayez), la sua carrozza e l’uniforme indossata al Congresso di Parigi.

Problematica quanto mai attuale quella sulla libertà di stampa, mentre l’Italia precipita dal 50° posto del 2010 all’attuale 61° posto (se l’Italia piange, gli Usa non ridono… scivolati dalla ventesima posizione addirittura al numero 47. Se la cavano meglio Francia e Spagna, rispettivamente al 38° e 39° posto!), nella sala 13 sul torchio tipografico austriaco si legge:”Libertà di stampa”e la data 14 marzo 1848. Nella sala 25 è allestito lo studio di Camillo Cavour. L’esposizione dello studio ministeriale dello statista consta di mobili e arredi originali, oggetti personali; in passato sono stati aggiunti la maschera mortuaria, l’allegoria dell’Italia e il bozzetto della statua.

Non si può parlare di Cavour senza fare visita al luogo della memoria patria, il Castello di Cavour a Santena (To) , dove sono custodite le sue spoglie (il castello è proprietà della Città di Torino). A Santena opera l’Associazione Amici di Cavour e ha sede la Fondazione Cavour (a cui è affidata la gestione del Castello). A parlarci della figura del grande politico e dell’uomo Cavour, dalla sua infanzia alla sua scomparsa, è stato dapprima Marco Fasano, vice presidente dell’Associazione Amici della Fondazione, il quale, esperto studioso e abile Cicerone, ci ha guidati, in maniera molto simpatica e cortese, alla scoperta del Castello. Successivamente, Nerio Nesi, Presidente dell’Associazione Amici della Fondazione Cavour e vice presidente della Fondazione Cavour di Santena, molto disponibile e gentilissimo, mi ha incontrata nel suo studio per parlare della politica cavouriana (Cavour presidente del primo governo italiano nel 1861), del liberismo cavouriano, di Cavour amante delle nuove tecnologie, appassionato di materie socio-economiche, di agronomia (è stato Ministro di Agricoltura, Commercio e Marina), uomo colto, poliglotta, gran lettore di libri, uomo d’affari (oltre ad amministrare e trasformare le tenute di famiglia in imprese redditizie, è stato anche Ministro delle Finanze).

Dell’artefice dell’Unità d’Italia, grazie a Marco Fasano, abbiamo visitato il museo cavouriano, la chiesa monumentale, l’immenso parco all’inglese con alberi plurisecolari, opera di Xavier Kurten, e la torre viscontea. Emozionante visitare i luoghi abitati dal Conte, la sua camera, il suo studio, la biblioteca, e gli archivi del Castello che conservano i caratteri distintivi di dimora nobiliare settecentesca.

Molto interessante e di gran qualità la mostra permanente (con allestimenti itineranti), “Camillo Cavour e il suo tempo”, nei locali adiacenti il Castello di Santena, inaugurata a Roma il 18 gennaio 2010 , alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La mostra è composta da 30 pannelli estensibili, e parte dal periodo storico che va dal crollo dell’Ancien Regime, provocato dalla rivoluzione francese (14 luglio 1789, presa della Bastiglia), fino alla breccia di Porta Pia, e racconta la vita di Cavour dalla sua nascita (10 agosto 1810 a Torino) alla sua infanzia serena (bonario sì, ma già da bambino era ben determinato, molto risoluto e forte), dalla pubertà agli studi nell’Accademia militare di Torino, terminata a 16 anni. Il tour d’istruzione in Europa, la teoria cavouriana del “giusto mezzo”, lasciano spazio all’impegno politico di Cavour. Dal convegno di Plombiers alla seconda guerra d’Indipendenza, dalla spedizione dei Mille all’Unità d’Italia.

Numerose le iniziative e le manifestazioni annuali, create e organizzate dall’Associazione Amici di Cavour, tra cui il Premio Camillo Cavour” (tra i più importanti a livello nazionale), che consiste in una riproduzione in oro dei caratteristici occhiali dello statista, assegnato a un personaggio che ha reso lustro all’Italia.

 

Patrizia Di Franco
Patrizia Di Franco
Patrizia Di Franco, è nata a Torino, e lavorato a Roma. Giornalista iscritta all'Albo Professionale Nazionale (dal 1992) , con certificati dei trienni FPC. Moltissime Testate per cui ha scritto: regionali, nazionali, scientifiche, bilingui, quotidiani, periodici. A Roma: giornalista a "Italia Radio" nazionale; Direttrice di"Zeus" per anni, formatrice, docente di giornalismo e comunicazione di base. Docente di Comunicazione efficace, PNL, linguistica carismatica, psicologia, empowerment for women. Poetessa, saggio, poesie, racconti, pubblicati, premi nazionali e internazionali. Certificata Addetta Stampa Agenzia"Brizzi", Roma. Photoreporter. Poliglotta. Stilista ("Accademia di Roma"; "Accademia Internazionale di Alta Moda e del Costume "Koefia" Roma). Certificazione in:"Biologico, alimentazione naturale, fitoterapia". Pittrice. Ambientalista, ecologista, animalista, vegetariana, sportiva. Attivista:diritti umani;libertà di stampa;contro violenze di genere.

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