Recensione di Isabella Rossiello
Quando Sardou scrisse il dramma La Tosca non immaginava che il tema delle molestie e dell’arroganza del potere potesse arrivare in maniera sempre più bieca ai giorni nostri o forse sì.
Ad oggi le donne molestate, violentate, stuprate nel mondo sono tantissime, in Italia al momento i femminicidi sono 106 nel solo 2018.
Al Teatro Bonci per l’Opera c’è sempre posto, del resto il teatro lirico cittadino è intitolato proprio al celebre tenore Alessandro Bonci, nato a Cesena il 10 febbraio 1870.
Tosca è una donna, una cantante, è una persona devota e buona, sulla sua strada incontra il Barone Scarpia capo della polizia e sarà per entrambi un incontro tragico.
Siamo a Roma, la situazione tra chiesa e bonapartisti è tesa, a Castel Sant’Angelo è rinchiuso il Conte Angelotti ex console della Repubblica romana.
Scarpia si mette alla ricerca frenetica del fuggitivo che si è nascosto in chiesa e chiede l’aiuto del suo amico pittore Mario Cavaradossi che lo fa nascondere in un posto segreto, la sorella del conte la bella Attamanti ha portato abiti femminili per farlo fuggire e il pittore non vista l’ha dipinta come una Madonna.
Tosca ama ricambiata il pittore e ne è gelosissima, nel vedere una Madonna così bella chiede spiegazioni a Mario che le racconta tutto per placare la sua gelosia.
Scarpia in chiesa trova un ventaglio è della Attamanti e sarà il grimaldello con cui farà leva sulla gelosia di Tosca e nell’amore che prova per il pittore sino ad estorcerle la confessione del nascondiglio del Conte Angelotti, confessione che Mario non ha rivelato nemmeno sotto tortura.
Scarpia però non vuole solo la confessione ma insidia e desidera possedere anche con la forza Tosca, è un predatore violento e senza scrupoli, lei gli propone un accordo: il suo corpo in cambio della vita di Mario e un lasciapassare per loro due.
Scarpia cede ma la sua cattiveria fa sì che dà ordine al suo sottoposto Spoletta di farlo fucilare per finta, con fucili caricati a salve … “Come facemmo del Conte Palmieri”… è una trappola, i fucili saranno caricati con proiettili veri e quindi Mario Cavaradossi ha le ore contate.
Piuttosto che cedere Tosca prende un coltello e mentre lui la ghermisce lo uccide, prende il lasciapassare si fa il segno della croce, due candelabri e un crocefisso sono la sua tomba e la frase quasi sprezzante: ” … Davanti a lui tremava tutta Roma”
In carcere Tosca raggiunge il suo amato e lo avvisa che la fucilazione sarà una finzione e che fuggiranno insieme, grande è la meraviglia di Mario che dice: “ Scarpia che cede … la sua prima grazia” … “E l’ultima” gli fa eco Tosca, confidandogli l’omicidio o se si vuole la “legittima difesa” .
Il destino ormai segnato per Mario si compie: è morto, Tosca si avvicina convinta che sia tutta una finzione e quando scopre la morte, le sue urla sono un brivido per tutti gli spettatori!
Scoperto l’assassinio di Scarpia le guardie cercano Tosca che però preferisce buttarsi dall’alto di Castel Sant’Angelo.
Tragica fine per colpa di un potere cieco e violento.
L’Orchestra Città di Ferrara è stata magistralmente diretta dal Maestro Lorenzo Bizzarri, il soprano Raffaella Battistini con la passione che la contraddistingue è stata una Tosca sanguigna e ardente, bella negli abiti stile impero di Maria Teresa Nanni, la regia attenta è di Giammaria Romagnoli.
La voce potente del tenore che interpreta Mario Cavaradossi è di Antonio Corianò che ha convinto da subito, ricevendo applausi a scena aperta, il baritono Carmine D’Ambrosio non poteva dare maggior prova attoriale e vocale interpretando uno Scarpia senza scrupoli e violento come da copione!
Il teatro era pieno ed il pubblico entusiasta e a chi dice che l’Opera è una cosa da e per “vecchi” sbaglia parchè l’attualità dimostra che l’opera fa riflettere meglio di tanti film e programmi tv “monnezza” o trash per i più raffinati!