Monday, November 18, 2024

TOSCA AL METOPERA: ROBERTO ALAGNA È CAVARADOSSI A NEW YORK

Tosca di Giacomo Puccini al Metropolitan Opera di New York: certamente un evento, dato il titolo celeberrimo del grande musicista italiano, i cui personaggi sono emblemi della passione e dell’italianità nel mondo.
Tosca è un’opera complessa, potente, di forte impatto emotivo. Come tale va rappresentata, o rischia di perdere la propria connotazione e le proprie caratteristiche di capolavoro della musica italiana.

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Al Metopera, le aspettative del pubblico erano sentite e la rappresentazione (la cui prima, il 29 ottobre, era stata dedicata alla memoria del grande baritono italiano Tito Gobbi, storico interprete del ruolo di Scarpia), in particolare quella del 9 novembre  2013, si presentava particolarmente interessante e delicata dal punto di vista della messa in scena, perché era previsto che andasse trasmessa in diretta nei cinema francesi ed alla radio.
Così è stato e, grazie a tali mezzi, la splendida musica di Puccini ha potuto raggiungere un pubblico vastissimo, irradiandosi anche sul web.
Moderni mezzi per uno sforzo produttivo non indifferente, che presentava come punta di diamante il tenore siculo-francese Roberto Alagna. Voce splendida ancora agli attuali 50 anni compiuti, un bebé in arrivo, una carriera sfolgorante di luci anche del palcoscenico da chansonnier.
Come Mario Cavaradossi, la sua voce matura, chiara, con quel tanto di caratteristico slittamento delle corde nelle zone di passaggio, si è dispiegata con la consueta generosità ed ampiezza, robusta e ben modulata. Da obiettare soltanto il fatto che la parte di Cavaradossi non è a lui particolarmente congeniale, perché richiede momenti di forza e di possanza vocale, soprattutto in “Recondita armonia” e “E lucevan le stelle”, brani celeberrimi, che la sua voce non possiede di natura, un impasto più brunito e robusto, che il grande Roberto non ha. Ed è bene che non lo cerchi, perché potrebbe essere di danno allo splendore di una voce che si mantiene costante e brillante nel tempo. I risultati complessivi sono stati comunque eccellenti ed hanno suscitato l’entusiasmo del pubblico che gremiva il Metopera.
Generoso come sempre nell’interpretazione, Alagna si è trovato però un po’ in difficoltà a fianco di una Tosca, Patricia Racette, che non ha più la freschezza vocale necessaria, patisce un vibrato eccessivo ed una sfibratezza che hanno reso improbabile soprattutto il suo “Vissi d’Arte”: il tenore avrebbe meritato una partner decisamente più all’altezza, anche come grazia e presenza scenica. Robusto pure vocalmente, forse in eccesso, lo Scarpia di George Gagnidze, fin troppo caratterizzato in cattiveria e poco in precisione vocale. Apprezzabili gli altri interpreti, tra cui il sagrestano di John De Carlo; gradevole e corretto il Coro del Metopera, diretto da Donald Palumbo.
A “governare” le sonorità sontuose e brillanti dell’orchestra,  il M° Roberto Frizza, che ha sorretto una rappresentazione scenicamente a tratti slegata, per via della regia non sempre accorta e precisa, curata da Luc Bondy. Lo stesso direttore, però, a volte portando anche a livelli sonori particolarmente alti il volume orchestrale, ha dato modo di allargare i tempi in determinati passaggi, a discapito della linea di canto degli interpreti, Alagna per primo. Ma nel complesso la direzione, insieme alla performance del grande tenore, ha rappresentato il punto di forza della rappresentazione.
Debole e poco convincente, invece, l’allestimento, che era curato da Richard Peduzzi, con le luci di Max Keller. I costumi di  Milena Canonero non erano anch’essi particolarmente degni di nota. L’allestimento nasceva da una co-produzione tra il Metropolitan Opera, la Bayerische Staatsoper ed il Teatro alla Scala, dove era già stato messo in scena lo scorso anno.
Grande successo di pubblico, naturalmente, pur con qualche nervosismo serpeggiante dietro le quinte, spettatori soddisfatti, applausi scroscianti.

La produzione newyorkese ha visto alternarsi Roberto Alagna e Marcello Giordani nel ruolo di Cavaradossi e Patricia Racette e Sandra Radvanovsky in quello di Tosca.

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