Recensione di Isabella Rossiello
Gli stracci; si, i ballerini la cui preparazione e bravura è innegabile, erano vestiti in modo poco consono ad una meravigliosa favola di Natale, un classico in moltissimi teatri del mondo compreso il teatro Bonci di Cesena.
Ideazione e coreografia di Massimiliano Volpini, scene e costumi Erika Carretta,assistente alla coreografia Viola Vicini, Light Designer Emanuela De Maria la Produzione è del Balletto di Roma.
La nota Press riporta il concetto e l’interpretazione con cui Massimiliano Volpini ha voluto connotare il suo lavoro: “ una lucida ed insieme poetica riflessione … che stimola lo spettatore ad osservare la fiaba da più punti di vista”
Intento nobile ma non pervenuto, non capisco la rilettura e l’interpretazione in generale del pensiero di altri, posso capire l’interpretazione dell’Arte Moderna, spesso ostica ma un Caravaggio, rimane tale nei secoli.
La ricca casa borghese diventa una specie di ghetto per senzatetto, un’atmosfera alla Mad Max, un futuro post industriale, bidoni e carrelli della spesa, qualcuno nel mio palco definisce lo spettacolo giocoso, certo lo Schiaccianoci lo è, ma qui risulta ridicolo.
Spariscono i classici elementi, i giocattoli, e diventa il tutto un potpourri di impermeabili rossi e abiti che ricordano lo steam punk.
La storia è tratta dal libro di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, ritenuto però troppo cruento e riscritto da Alexandre Dumas: durante la vigilia di Natale, il signor Stahlbaum, in Germania, indice una festa per i suoi amici e per i loro piccoli figli che in attesa dei regali danzano gioiosi.
Arriva il signor Drosselmeyer, lo zio di Clara e Fritz, che porta regali a tutti i bambini, intrattenendoli con giochi di prestigio, nonostante all’inizio incuta paura ai bambini.
Alla sua nipote prediletta, Clara, regala uno schiaccianoci a forma di soldatino che Fritz, il fratello della bambina, rompe per dispetto, Drosselmeyer lo ripara.
Arrivano alla festa anche gli altri parenti e amici, Clara, stanca per le danze della serata, dopo che gli invitati sono andati via, si addormenta sul letto e inizia a sognare.
È mezzanotte, e tutto intorno a lei inizia a crescere: la sala, l’albero di Natale, i giocattoli, c’è invece una miriade di topi che cerca di rubarle lo schiaccianoci.
Clara tenta di cacciarli, il suo giocattolo prediletto, lo Schiaccianoci, si anima e partecipa alla battaglia con i soldatini di Fritz: alla fine, rimangono lui e il Re Topo, che lo mette in difficoltà. Clara, per salvare il suo Schiaccianoci, prende la sua scarpetta e la lancia addosso al Re Topo, distraendolo, lo Schiaccianoci lo colpisce uccidendolo e si trasforma in un Principe ed entrano insieme in una foresta innevata.
L’Atto si chiude con uno splendido Valzer dei fiocchi di neve.
Atto secondo: I due giovani entrano nel Regno dei Dolci, dove al Palazzo Reale li riceve la Fata Confetto, che si fa raccontare dallo Schiaccianoci tutte le sue avventure e di come ha vinto la battaglia col Re Topo. Subito dopo, tutto il Palazzo si esibisce in una serie di danze che rendono famoso il balletto, culminando nel conosciutissimo Valzer dei fiori.
Il balletto si conclude con un ultimo Valzer, una volta risvegliata, mentre si fa giorno, Clara ripensa al proprio magico sogno abbracciando il suo Schiaccianoci.
Mi chiedo dov’era tanta poesia … io non l’ho riconosciuta, già nel 1954 George Balanchine, coreografo e ballerino georgiano, rivisitò il balletto dividendolo in due parti: realtà e sogno; in questo spettacolo confusionario e noioso tutto è frammisto e lo spettatore poco preparato si ritrova un balletto iper moderno senza un racconto preciso e riconoscibile solo dalle fantastiche, celeberrime musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij, spesso traslitterato Ciajkovskij, Ciaikovski] o Tchaikovsky.
Il messaggio di Volpini: il riciclo creativo, gli stracci, i bidoni, il carrello dei supermercati, le scatole di cartone a ricordare quando i bambini, poveri, giocavano e si divertivano con nulla o poco, l’ecologia … per carità, temi di una attualità stringente ma resa nel posto e nei modi sicuramente fuori luogo e di difficile comprensione in questo contesto.
Il teatro, il cinema, il balletto e tutte le arti devono far sognare e anche pensare: qui non c’era nessuna di queste opzioni, solo un ottimo saggio di fine anno che ha lasciato perplesso gran parte del pubblico.