Continuamente i fatti di cronaca portano alla ribalta un argomento che ci coinvolge tutti: i giovani, con le loro fragilità, le loro domande a volte inespresse, le loro richieste di risposte che spesso non arrivano, i loro falsi idoli, le loro insicurezze.
La famiglia si trova a fronteggiare tutto un mondo sconosciuto, dai contorni indefiniti dove i punti di riferimento sono fluidi e nel quale si dovrebbe porgere come guida sicura, come una stella fissa e splendente in cui i ragazzi potrebbero identificarsi e trovare sicurezze. Un compito altamente impegnativo e difficile per il quale non sempre si è all’altezza. I genitori, alle prese con tanti problemi, difficoltà e impegni personali a volte non riescono a percepire o addirittura sottovalutano certi segnali subliminali, certe richieste di aiuto dei loro figli; i nonni si arrabattano come possono e risolvono tutto diventando iperprotettivi e spesso diseducativi. Insomma, gran parte di genitori (a cominciare dal sottoscritto) e nonni sono chiamati ad affrontare situazioni per le quali non hanno una preparazione specifica, “cedono le armi” e cadono nell’errore di trasformare l’amore in timore, uno strano timore di perdere l’affetto di figli e nipoti. Pertanto penso che sarebbe molto utile, per tutti, se si creasse una scuola per educare noi adulti a non “comprarcelo” l’affetto, una scuola che ci possa dare preziosi suggerimenti per aiutarci a far “crescere” realmente figli e nipoti, con amore vero e non con l’inconsulto timore di perdere il loro bene.