Giovedì 15 novembre, nel salone del Castello Angioino di Mola di Bari, e’ stato presentato “L’Isola delle Lacrime”, The Island of Tears, di Giulia Poli Disanto, edito per i tipi della “Idea Press” di New York, per la collana “My Poetry”. Il volume, una raccolta di poesie in lingua italiana con testo inglese a fronte, ripercorre il tragico attentato alle Twin Towers di Manhattan, avvenuto l’11 settembre 2001.
La serata è servita per ricordare le tante vittime di quel giorno attraverso la lettura di una serie di dediche, a cura di Caterina Filino (in italiano) e di Nova Blain (in inglese), contenute in apertura del libro.
Annella Andriani, del Presidio del Libro, ha evidenziato l’importanza di leggere le liriche di Giulia più volte per comprenderne il significato più intimo e pregnante, posto che alcune possono essere classificate nel genere “ermetico”.
Leonardo Campanile, direttore del trimestrale L’Idea di New York, ha telefonato dagli Stati Uniti per complimentarsi con l’autrice per il suo pregevole lavoro inteso a mantenere vivo il ricordo di quel tragico evento, augurando agli intervenuti una buona serata.
Un piacevole intermezzo musicale si è registrato nell’ascoltare la voce vellutata di Kasia Disanto che ha interpretato un vecchio successo di Louis Armstrong, “What a Wonderful World”, accompagnata alla chitarra da Vito Furio.
L’autrice, ha raccontato che il titolo originario era “The Plummeting Man”, L’uomo che precipita o che cade (cfr. pagg. 56 e 57). Gli editori americani hanno optato, invece, per l’”Isola delle lacrime”, per ricordare Ellis Island, porto di approdo di tanti emigranti molesi e italiani, tutti alla ricerca della libertà e di migliori condizioni di vita.
Tra le tante vittime vogliamo ricordare, grazie alla cortese collaborazione offerta dalla Signora Rosa Montanaro che ci ha fornito i nomi, anche quattro molesi periti in quel tragico evento. Essi sono: Grazia (Grace) SUSCA, Danny PESCE, Dominick BERARDI e Joseph AGNELLO. I primi tre lavoravano nelle Twin Towers mentre J. Agnello era uno dei tanti vigili del fuoco intervenuti, e scomparsi drammaticamente, nel vano tentativo di domare l’incendio e portare soccorso in quei momenti. In particolare Grazia SUSCA, aveva 29 anni e lavorava al 111.mo piano di una delle torri dove era impegnata come broker. La sorella Caterina dalla finestra di un edificio vicino poté vedere l’accaduto e si salvò.
Il libro
“L’isola delle lacrime” è ispirato all’attentato dell’11 settembre, il grave atto terroristico, ritenuto l’espressione più plateale della bestialità legata alla stupidità umana. Sono state affacciate anche ipotesi fantasiose secondo le quali il misfatto sarebbe stato progettato e attuato dagli Stati Uniti su suggerimento del Mossad, il servizio segreto israeliano, per suscitare l’odio contro gli islamici!!!
Al di là delle varie ipotesi avanzate da più parti, resta il fatto che 2.800 persone innocenti sono state strappate alla vita, alle famiglie e agli affetti più cari. Queste ed altre considerazioni si sono affollate nella nostra mente alla lettura de ”L’isola delle lacrime” di Giulia Poli Disanto, un libro da cui non è obbligatorio ricavare delle analisi di tipo politico-sociale, storico e quant’altro; compito che spetta ad altri, perché “L’isola delle lacrime” è un libro di poesie e la Poesia deve dare sfogo ai sentimenti e alle emozioni che sono naturali alla condizione umana e, nel nostro caso, sono state sollecitate da uno dei più gravi misfatti della storia umana, secondo soltanto alla “shoah” (in ebraico “catastrofe”, “distruzione”) degli ebrei nella Germania nazista.
Non siamo competenti nel settore poetico, ma per i cultori di questa particolare disciplina, il volume di Giulia Disanto pone in primo piano, il dolore: immenso, inesprimibile, ineffabile, inguaribile. Dolore che appunto trova la via più naturale e più breve attraverso le lacrime. Ma fra le lacrime affiorano i sentimenti vitali che sono propri della natura umana, i ricordi indimenticabili di quanto di più bello l’attività umana riesce a produrre. Come in un concerto sinfonico, i motivi si susseguono e s’intrecciano suscitando tanta commozione: la città, ferita con ferocia inaudita “da una freccia assassina”, si rialza e riprende le sue attività con slancio vitale, la grande mela che ha dato accoglienza a tutti i popoli della terra annovera fra i martiri dell’11 settembre individui di tutte le razze. Ed ancora, visioni di cartoline d’epoca: il ponte di Brooklyn, “dove gli uccelli non cantano più”; le bianche colombe che “prendono il volo nei cieli di New York” mentre la Statua della Libertà li attende con la fiaccola illuminata; ed altre immagini che, assicura l’autrice, “non saranno mai cancellate dalla nostra memoria”.
La parte riservata alle liriche è preceduta dalla testimonianza di Albert Hickey, un agente di polizia che partecipò attivamente alle operazioni di salvataggio e sicurezza dei superstiti. Il racconto, assolutamente realistico, desta raccapriccio e orrore soprattutto in quelli che, assistendo alle immagini trasmesse dalla televisione, si erano fatta un immagine paragonabile a quelle dei videogiochi. Attraverso le parole di Hickey, non si può non giungere alla conclusione che la cattiveria e la stupidità umana sono infinite.
Last but not least, la dichiarazione programmatica dell’autrice “l’undici settembre è una data che appartiene al popolo americano, ma anche a me”, va, a nostro modo di vedere, ampliata: “appartiene al popolo americano ma anche a noi che crediamo nei valori di giustizia e libertà”.