Racconto di Marina Agostinacchio.
Paola è una collega, ex insegnante di lettere.
Paola vive in una casa della periferia di Padova, casa che, a vederla, diresti una come tante. Ma se entri ti trovi in una specie di bambola matrioska: da un corridoio-ingresso, ti ritrovi in uno spazio unico, dove alle pareti spiccano i quadri di Paola, i suoi acquerelli che hanno per soggetto alberi e dove su tavolini spuntano opere di scultura insolite. Cammini oltre e ti ritrovi in cucina. Ampia, luminosa. Da una porta finestra esci in un giardino, dai colori lilla come gli abiti, le calze e le scarpe che porta Paola. Una panchina, una bicicletta, un tavolino dello stesso colore. E poi una parete in bambù che divide il giardino dalle case confinanti dove Paola ha dipinto delle forme tonde.
Ma quello che non sai è che in questo giardino colorato di fiori e di piante aromatiche esiste la porta magica. Chiedo a Paola dove porti e chi l’ha costruita così simile a quelle che si trovano nel mondo delle fiabe. Mi dice Paola che l’ha costruita col marito Umberto per potere parlare col piccolo vicino della casa oltre la rete. Quando è incominciato il periodo covid, Paola e il piccolo amico Luca hanno potuto incontrarsi con le loro mascherine e scambiarsi parole, sogni, speranze. Come in un sogno, lì il mondo appare sicuro, protetto dal male. Ecco, mi dico, la bellezza della vita si manifesta anche quando meno lo penseresti. Il mondo ha il colore lilla di Paola e del regno felice del piccolo amico del vicinato. Le età dei due, distanti agli occhi di chi si ferma in superficie, si azzerano nella vivacità dei volti e dei discorsi, nell’immaginazione, nella mente, nella psiche di chi sa scoprire in sé la curiosità, lo stupore, l’amore.