Sunday, December 22, 2024

“La Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo” al Colosseo

La Colonna di Traiano veniva inaugurata il 12 maggio del 113 d.C., 1910 anni fa. Sin dalla sua progettazione e costruzione la Colonna rappresentò una sfida per l’ingegno umano: l’estrazione del marmo dalla cava di Carrara, il trasporto via terra, via mare e via fiume  e infine la lavorazione e posa in opera nel cantiere del Foro di Traiano rappresentarono le tappe di un ardito processo ingegneristico e tecnologico ancora oggi fonte di stupore e meraviglia.

Ma non basta, perché nel cantiere del Foro la Colonna, di lì a poco avvolta in un fregio a spirale a celebrare le gloriose campagne daciche dell’Optimus Princeps Traiano, venne scavata per ricavare una scala a chiocciola e la struttura marmorea venne svuotata dall’interno quasi fosse una gigantesca vite di Archimede. È Apollodoro di Damasco, il geniale e innovativo architetto e ingegnere di origine siriana, parte attiva nei successi dell’imperatore, a illustrare a Traiano il progetto della Colonna sullo sfondo delle Alpi Apuane, nello straordinario arazzo della manifattura di Ouderarde.
Con l’architetto e il suo illustre committente, di nuovo l’uno di fronte all’altro a distanza di quasi duemila anni, si apre l’esposizione “La Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo”, organizzata e promossa dal Parco archeologico del Colosseo e dal Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza con la curatela di Alfonsina Russo, Federica Rinaldi, Angelica Pujia e Giovanni Di Pasquale. La mostra si è aperta oggi, 22 dicembre, al pubblico e sarà visitabile sino al 30 aprile 2024 al secondo ordine del Colosseo.
Il calco del busto attribuito ad Apollodoro proveniente dal Museo della Civiltà romana e quello di Traiano proveniente dal Museo Palatino, assieme agli stili e agli strumenti per scrivere e disegnare e al modello in scala del ponte sul Danubio, altro capolavoro di carpenteria in grado di superare l’ampiezza e la potenza della corrente del fiume Danubio, introducono il visitatore nella bottega del Maestro architetto, genius loci di tutta l’esposizione.
Per comprendere appieno il processo di costruzione della Colonna e con esso la fatica e la potenza muscolare di centinaia di uomini che contribuirono a realizzare questo indiscusso capolavoro, in un Colosseo fasciato di blu, sono esposti i principali strumenti antichi utilizzati per l’estrazione dei blocchi di marmo, per il trasporto su imbarcazione e per la messa in opera, assieme ai modelli ricostruttivi delle macchine da cantiere dell’epoca (gru, torri, ruote), realizzati da Claudio Capotondi, novello “Maestro delle Imprese di Traiano”.
Video e proiezioni su schermo realizzati dal Museo Galileo assieme ad una grafica coinvolgente e a testi che superano le dimensioni dei pannelli didascalici per divenire narrazione anche visiva di un’unica Storia, offrono un racconto più didattico oltre che una maggior comprensione degli oggetti esposti in mostra. A contribuire al racconto permanente della Colonna è stata anche realizzata una webAPP in lingua italiana e inglese e, grazie al prezioso coinvolgimento e alla collaborazione dell’Ambasciata di Romania, anche in lingua romena.
Il cantiere della Colonna resta un’impresa epica, dove arte e tecnica, scultura e ingegneria si fondono e oggi tornano a rivivere grazie ad un’operazione di restituzione del passato: ancora una volta l’ingegno umano diventa esso stesso arte. E sono proprio la techne e l’ars a guidare il racconto di un’opera temeraria, che divenne nei secoli simbolo universale a cui si ispirarono imperatori, Papi e sovrani.
L’allestimento narra e spiega questa funzione simbolica con due registri narrativi: quello più propriamente storico e artistico, con l’ardita ricostruzione del fregio in scala 1:1 le cui spire si avvolgono sui pilastri del Colosseo, separate nel racconto della Prima e Seconda Guerra Dacica dalla Vittoria che scrive sullo scudo riprodotta nel calco dei Musei Vaticani; e quello invece più specificamente tecnico, con le tappe della lavorazione del marmo, fino ad arrivare alla idolatria e all’uso politico dei sovrani d’Europa che ne pretesero la riproduzione attraverso la tecnica della calcatura.
La funzione simbolica di quest’opera si traduce, infatti, già molto presto nella sua replicabilità e come raccontato nell’ultima sezione, oggi il patrimonio di disegni, stampe e riproduzioni, ma soprattutto il patrimonio di calchi che dalla metà del XVI secolo e fino al XX secolo hanno “invaso” l’Europa, le corti e le collezioni dei principali musei del continente – dalla Francia alla Romania all’Italia – fotografano la fortuna della Colonna, da monumento “politico”, a oggetto dal forte valore didattico e formativo, fino al destino di “replica” e “copia”.
Ma è da qui che la mostra intende riavvolgere il nastro della Storia: dal calco, come opera d’arte in sé in quanto testimone di un procedimento tecnologico di riproduzione di un modello, al calco, come testimone dello scorrere del tempo sulle superfici della Colonna nel corso dei secoli, scaturisce l’immagine di un monumento unico e irripetibile e per questo destinatario ormai da quarant’anni e senza soluzione di continuità di restauri e manutenzioni, ma anche di estese campagne di documentazione fotografica, rilievi e da ultimo riprese 3D fotogrammetriche, di cui la camera immersiva al termine del percorso di visita concepita e realizzata da Sergio Fontana offre una straordinaria suggestione. Qui, i visitatori si ritroveranno letteralmente immersi nei paesaggi della Dacia del II secolo d.C., e potranno ammirare il fregio della Colonna che si svolge davanti ai loro occhi a grandezza naturale, con un dettaglio e una qualità delle immagini mai raggiunti in precedenza.
Così, se oggi è possibile srotolare i quasi trecento metri di fregio ammirando in un sol colpo d’occhio le imprese di Traiano, allo stesso modo è possibile avvalersi di questi nuovi strumenti per migliorare gli approcci di tutela e conservazione e traghettare nel futuro un monumento significativo per la storia, l’architettura e la tecnologia, che non ha mai perso il suo fascino.
“La Colonna Traiana è la porta d’ingresso al Parco archeologico del Colosseo, essa si trova all’avvio di quel percorso che, con un’unica passerella, oggi unisce il Foro di Traiano e quello di Cesare con il Foro Romano e il Palatino fino al Colosseo”, commenta la direttrice del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo. “Ma la Colonna, innalzata a celebrare le gesta di Traiano e la massima espansione dell’impero romano, oggi è anche un simbolo dell’Europa come dimostra la sua “presenza” diffusa nelle collezioni dei principali musei europei. Ed è motivo di orgoglio proseguire il percorso di conoscenza, tutela e valorizzazione di un monumento così iconico, contribuendo alla sua fortuna nel tempo”.
Federica Rinaldi, archeologa responsabile del progetto e co-curatrice del progetto espositivo, spiega che la “duplice valenza” della mostra: “da un lato, grazie all’idea iniziale e al supporto scientifico del Museo Galileo e del Maestro Claudio Capotondi, approfondisce con un forte taglio didattico e un’accessibilità per tutti il tema affascinante delle modalità di costruzione dei monumenti di età romana, esponendo gli strumenti antichi e le macchine usate nei cantieri dell’epoca in un continuo gioco di specchi tra fonti antiche e ricostruzioni contemporanee; dall’altro si colloca all’inizio di un percorso di studio, ricerca e valorizzazione che con Angelica Pujia, co-curatrice del progetto, è stato concepito per leggere la materia e quindi lo stato conservativo del fregio storico attraverso le attività di manutenzione già in programma fino al 2026, ma anche e soprattutto con uno sguardo allargato alla fortuna della Colonna dal XVI secolo in poi grazie alla documentazione storica costituita da calchi, disegni, stampe e riproduzioni”.
“La Colonna Traiana è un’opera di ingegneria di complessità inaudita, che testimonia i vertici elevatissimi raggiunti dalla civiltà romana nell’arte del costruire”, aggiunge Giovanni Di Pasquale, vicedirettore scientifico del Museo Galileo e co-curatore del progetto espositivo. “La mostra racconta la fatica e l’ingegno di uomini che hanno estratto tonnellate di marmo per poi affrontare con slitte di robusto legno i quasi 700 metri di dislivello per raggiungere la pianura e il porto di Luni, dove enormi navi erano pronte a raggiungere Ostia e Roma. È difficile oggi immaginare l’organizzazione di un cantiere così complesso e la precisione meccanica necessaria per la composizione del monumento, con i suoi blocchi precisamente giustapposti uno sull’altro e i gradini della scala interna a combaciare perfettamente. Se le conoscenze che hanno permesso di portare a compimento tutte le fasi di quest’impresa, mai registrate in forma scritta, sono svanite con la fine delle civiltà che le misero in atto, il dialogo tra fonti letterarie e archeologiche permette di ricomporre questa straordinaria avventura. Per ottenere questo risultato, il percorso di mostra è scandito dalla presenza di reperti archeologici, modelli di macchine, ricostruzioni 3D e approfondimenti multimediali: ne scaturisce una narrazione che permetterà di riflettere sul ruolo fondamentale, e scarsamente noto, recitato dalle conoscenze scientifiche e tecnologiche nello sviluppo della civiltà romana”.
Scaturita dall’accordo di collaborazione tra il Parco archeologico del Colosseo e il Museo Galileo, Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze e dall’accordo tra il Parco archeologico del Colosseo e la Sovrintendenza capitolina ai Beni Culturali, questa mostra propone con una nuova chiave di lettura, e con uno sguardo fino al contemporaneo, le vicende della costruzione e della fortuna della Colonna. Il nucleo, costituto dall’esposizione ideata dal Museo Galileo di Firenze tenutasi nel 2019 al Museo degli Uffizi – Limonaia del Giardino di Boboli, si arricchisce di nuovi materiali e di nuovi contenuti multimediali oltre che di nuove immagini del fregio, che porteranno il racconto a diretto contatto con i visitatori.
Con la guida del genius loci Apollodoro la mostra ripercorre in tre sezioni le tappe della costruzione della Colonna, indugiando sulla forma e sulla tecnica con cui essa venne realizzata grazie a quel bagaglio di conoscenze che era stato maturato secoli addietro con la costruzione delle piramidi egizie, le viti idrauliche per l’irrigazione dei giardini pensili di Mesopotamia, il faro di Alessandria, l’estrazione dei marmi dalle cave del Monte Pentelico per l’acropoli di Atene.
Spiega e illustra, anche con un taglio didattico, il processo di costruzione del monumento, utilizzando modelli ricostruttivi, non solo della Colonna stessa (tra tutti il sommoscapo e la scala a chiocciola interna in scala 1:1 realizzati da Opera Laboratori Fiorentini), ma anche delle macchine per il trascinamento e sollevamento dei blocchi colossali, così come delle funi e dei sistemi di aggancio, in un costante dialogo con le fonti letterarie, i reperti archeologici e iconografici e con gli strumenti (compassi, squadre, argani, manovelle, fili a piombo) rinvenuti nei contesti di scavo e ad esse riferibili.
Indugia, infine, sull’eternità della Colonna, già raggiunta in età antica per la sua stessa collocazione tra le due biblioteche del Foro imperiale, quella greca e quella latina; in tempi più recenti idolatrata da Papi e sovrani d’Europa che non potendola spostare, la fecero disegnare (Francesco I), calcare (Luigi XIV, Napoleone III), replicare (Napoleone I), e perfino riconsacrare (Papa Sisto V).
Per la realizzazione di questo racconto illustrato, avvolto nel colore blu che riecheggia il Danubio ma anche l’interazione tra Uomo e Tecnologia, hanno contribuito 20 tra istituzioni ed enti pubblici e privati, che hanno garantito il prestito di più di 60 oggetti tra reperti, modelli, macchine, calchi e disegni.
Accompagna l’esposizione temporanea un regesto con i pannelli e i testi di approfondimento corredato da immagini inedite e soprattutto da un allegato bibliografico che riassume le principali pubblicazioni scientifiche dedicate alla Colonna degli ultimi anni, rappresentate da cataloghi di mostre, miscellanee di studi, raccolte di saggi scientifici. Nel corso della durata della mostra saranno programmate conferenze a tema, podcast dedicati ed è previsto in primavera una giornata di studi che farà il punto sulle ultime ricerche, sulle problematiche conservative e sul tema dei calchi. (aise)

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Tiziano Thomas Dossena, Direttore Editoriale della rivista.

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