Thursday, December 26, 2024

INTERVISTA A MIRKO GUADAGNINI, FONDATORE DEL FESTIVAL LIEDERIADI.

Grazie alla sua voce calda e versatile, il suo repertorio spazia dalla musica barocca a quella liederistica, passando da Mozart  fino alla specializzazione britteniana e di autori contemporanei.

A partire dal 1998, quando si aggiudica il concorso e debutta con l‘As.Li.Co, la sua carriera è tutta in ascesa: esordisce in opere come Don Giovanni, Il flauto magico, Gianni Schicchi, The Rake’s progress, Il pirata, Il matrimonio segreto, L’Otello di Verdi, collaborando con direttori di fama mondiale come Riccardo Muti, Marcello Viotti, Bruno Campanella, Roberto Abbado, M. Whun Chung, Donato Renzetti, Evelino Pidò, J. E. Gardiner, Marcello Panni e grandi registi come Pierluigi Pizzi, Mario Martone, Daniele Abbado, Michael Hampe, Willy Decker e John Cox.

Mirko Guadagnini
Mirko Guadagnini

La sua carriera solistica lo porta a cantare nei teatri più importanti come il Teatro alla Scala, Chatelet a Parigi, Nazionale di Praga, Regio di Torino, Cuvilliès di Monaco di Baviera, Opéra di Lione, Opera di Seoul, Opéra di Montecarlo, La Fenice di Venezia, Comunale di Bologna, Verdi di Firenze, Comunale di Firenze, Grand Theatre di Ginevra, Comunale di Modena, Opéra di Montpellier, Auditorio di Madrid, l’Opera di Roma. Intensissima è l’attività concertistica con orchestre di fama mondiale: Orchestra del Teatro alla Scala, Radio France, Accademia di Santa Cecilia, Orchestra rivoluzionaria e romantica, Accademia Bizantina, L’Europa Galante, Les Arts Florissants, La Venexiana, Orchestra della Toscana, Orchestra del Maggio Fiorentino, Orchestra Verdi, Pomeriggi musicali.

È fondatore del Festival Liederiadi, prima e unica stagione di Lieder in Italia. Porta in scena dal 2000 ad oggi i cicli liederistici più famosi, da Die Winterreise a Die schöne Müllerin, da Die schöne Magelone a Dichterliebe, da Britten fino ad Haydn e Beethoven.

Dal 2006 al 2009 esegue con l’orchestra Verdi di Milano l’intero ciclo di Britten: “Serenade”, “Nocturne” e “Les illuminations”, insieme ai Sonetti su rime di Michelangelo, “Still falls the rain” (tenore, corno, pianoforte) e i cicli per tenore e arpa. Ha all’attivo numerose incisioni discografiche tra cui Arianna di B.Marcello (Chandos’99), il Memet di Sammartini (Dynamic’01), L’Orfeo di Monteverdi (Glossa 2006), il Requiem di Mozart (Bottega discantica 2010) le Cantate integrali di G.Legrenzi (ORF 2010).

 Vince il Grammy Awards, Choc du Monde e Premio Amadeus con L’Orfeo di MonteverdI  (La venexiana, Claudio Cavina) come migliore disco di opera barocca del 2008.

Approfondisce assieme a grandi maestri del barocco come J. E. Gardiner, W. Christie, P. Neumann, O. Dantone, F.Bernius, F.Biondi, G. Antonini, E.Onofri, in particolare il repertorio haendeliano come Alcina, Rinaldo, Il Messia e il trittico Monteverdiano: L’Orfeo, L’incoronazione di Poppea e Il ritorno di Ulisse in patria e altri classici del ‘600/’700 come Purcell, Haydn, Pergolesi, G.B. Sammartini, B. Marcello.

 Abbina al repertorio barocco anche una superspecializzazione nel repertorio sacro (centinaia di concerti a partire da Guillaume de Machaut  fino all’integrale delle messe di Mozart e Haydn) e repertorio contemporaneo operistico/cameristico:

Azio Corghi (Il dissoluto assolto, Teatro alla Scala, Teatro di Lisbona 2006).

Ivan Fedele  (Antigone, Firenze- premio Abbiati 2007),

Hans Werner Henze (Phaedra, Firenze- premio Abbiati 2008),

Federico Gardella (Nachtmusik, Milano 2006)

Filippo del Corno (Aldo Moro, Milano 2008),

Matteo D’Amico (Patto di sangue, Firenze 2009),

Claudio Ambrosini  (Il killer di parole, Teatro La Fenice, 2010)

(tratto da http://www.mirkoguadagnini.com)

INTERVISTA DI ELENA ROSSINI

L’Idea: Ci racconti un po’ della sua carriera, dei suoi inizi?

Mirko Guadagnini: Come per tanti è stato un sogno che pian piano prendeva corpo e faceva crescere le aspettative. La svolta è stata il debutto con l’As.Li.Co (una scuola di debutto operistico) e la sostituzione del protagonista in The Rake’s Progress a Torino nel 1999.

 L’Idea: Questo è l’anno verdiano e si celebra Giuseppe Verdi e le sue opere. Qual è il suo rapporto con l’opus verdiana? Lei è riuscito a raggiungere anche la vetta più ambita del tenore lirico, quella di cantare Cassio nell’Otello. Cosa vuol dire cantare in un opera verdiana di quel calibro, e qual è il punto più difficile di quest’opera?

Guadagnini: Non avendo una voce prettamente verdiana, ho potuto cantare solo quei ruoli che si addicevano al mio timbro, ovvero Cassio dell’Otello e Fenton nel Falstaff. Cantare le ultime opere di Verdi vuol dire assaporare già un gusto novecentesco, dove non ci sono le arie classiche ma una forma aperta che non prevede applausi. Otello è una grande emozione, Falstaff un divertimento assicurato.

 L’Idea: Lei è direttore artistico del Festival Liederiadi, unico nel suo genere in Italia. Mi parli un po’ di questo progetto.

Guadagnini: Ho imparato che sognare con insistenza aiuta alla realizzazione dei sogni stessi. Così è nato il mio primo e unico Festival di Lieder in Italia. Il bisogno di esprimere i miei sentimenti attraverso il canto era molto forte e la liederistica è un grandissimo pozzo da cui far affiorare tutti i sentimenti più nobili. E poi il pianoforte rimane il mio strumento preferito, adoro lavorare con i pianisti.

 L’Idea: Fino ad ora, qual è stato il momento più bello della sua carriera?

Guadagnini: Devo ritornare alle origini: proprio a quella inaspettata sostituzione nell’opera di Stravinskj del ’99. Un’emozione che mi ha sconvolto la vita e l’anima. Venivo dal coro stesso di Torino, mi hanno chiamato come copertura del ruolo e invece ho cantato in recita. Ho ancora i brividi a pensarci. Dopo 15 anni rimane ancora la mia opera preferita.

 L’Idea: Quale opera la affascina particolarmente? E quale sinfonia?

Guadagnini: Candide di Bernstein e la Simple Simphony di Britten. Non vorrei passare per cinico, ma è la sinfonia che vorrei fosse suonata al mio funerale…

 L’Idea: Secondo lei, quali sono le caratteristiche che deve avere un buon cantante lirico? E quali, invece, deve avere un direttore d’orchestra?

Guadagnini: Io dico sempre che i grandi cantanti hanno avuto un grande dono di natura, la voce, alla quale hanno aggiunto l’intelligenza, la sensibilità e il gusto.

Per chi non avuto dal cielo un certo riguardo dovrà sopperire con un grande sforzo di tecnica. Al direttore spetta un grande carisma, un buon carattere e se vuole dirigere l’opera, amare profondamente la voce.

 L’Idea: Se oggi uno studente di canto le chiedesse cosa vuol dire lavorare nel mondo dell’opera, lei cosa gli consiglierebbe?

Guadagnini: Gli direi di lavorare duro sin dall’inizio e avere una grande pazienza. Poi bisogna tastare la resistenza psico-fisica e la voglia di stare fuori casa e vivere in un certo senso di solitudine. Ho elencato forse tutti gli aspetti negativi.

Per narrare le meraviglie e le emozioni che provoca l’opera avrei bisogno di un centinaio di pagine…

redazione
redazione
Tiziano Thomas Dossena, Leonardo Campanile, LindaAnn LoSchiavo, and Dominic Campanile

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