Articolo di Isabella Rossiello
L’ERT Ente Romagna Teatri con la direzione di Valter Malosti ha fatto alla cittadinanza cesenate un bellissimo regalo, teatro da tutto esaurito per il balletto classico Giselle eseguito dal Balletto Nazionale Ucraino.
La storia di Giselle è gotico-romantica, due atti che raccontano dell’amore impossibile tra Albrecht, Principe di Slesia e la contadina Giselle,entrambi promessi, ma Amor Vincit Omnia, l’amore vince su tutto.
Composto nel 1841 su libretto di Théophile Gautier e Jules-Henri Vernoy de Saint Georges, con le musiche di Adolphe Charles–Adams, la sua prima rappresentazione avvenne a Parigi all’Opéra le Peletier nel 1841, accolto favorevolmente da pubblico e critica e divenuto nel tempo un caposaldo del balletto classico internazionale.
Atto Primo:
Renania Medievale. Albrecht, principe di Slesia, corteggia la contadina Giselle fingendosi il popolano Loys.
Fra i due è amore e danzano gioiosamente nel bosco; intanto la corte durante una battuta di caccia si ferma nel villaggio per riposarsi e ristorarsi.
Tra loro c’è la promessa sposa di Albrecht, la principessa Bathilde con suo padre.
Il guardiacaccia Hilarion, innamorato e geloso di Giselle, scopre e smaschera l’inganno di Albrecht. Giselle prende la spada e sta per uccidersi, ma impazzisce e muore di dolore.
Atto secondo:
Giselle si trasforma in una Villi; le Villi sono spiriti dei boschi, donne morte prima di convolare a nozze che si vendicano degli uomini facendoli ballare sino alla morte.
Hilarion, vicino alla tomba di Giselle, è sconvolto dal rimorso, ma le Villi lo fanno ballare sino a che muore.
La loro regina Myrtha non ha pietà e ora anche Albrecht, che piange sulla tomba dell’amata, dovrà morire; inutili sono le suppliche di Giselle, il fato deve compiersi.
L’alba si avvicina presto; le Villi spariranno ma Albrecht danza ed è sfinito. Giselle, nel suo grande amore, lo sorregge, balla con lui, lo aiuta e infine lo spinge verso la sua tomba e la sua croce proteggendolo dalla morte mentre le Villi spariscono all’apparire del sole.
Stremato ma vivo, Albrecht piange il suo perduto amore.
Sipario.
Il plot è questo ed è altrettanto incredibile e rocambolesca la presenza del Balletto Ucraino in Italia. Allo scoppio della guerra, la compagnia composta da 55 elementi era in Francia in tourée e, grazie a una rete di solidarietà tra cui ERT e dieci teatri emiliano- romagnoli, oggi possiamo goderne bellezza e bravura.
L’ Ukrainian Classic Ballet, i suoi ballerini e staff arrivano dai teatri più importanti dell’Ucraina: Teatro Taras Shevchenko, Teatro Opera e Balletto di Odessa, Teatro Accademico di Kharkiv e Opera Nazionale di Lviv.
Nomi ormai a noi oggi tristemente famosi bombardati giorno e notte, molti ormai rasi al suolo… ma oggi non si parla di guerra ma di bellezza.
Serata indimenticabile per scenografia, quella di una volta, disegnata su tela, i costumi che rispettano l’epoca, perché il balletto e l’opera appartengono al loro tempo, la regia perfetta nella gestualità, negli sguardi nella perfezione dell’esecuzione del balletto.
Le ballerine delicate, i ballerini efebici ma con una muscolatura forgiata da anni di studio, le musiche di Adolphe Adam, la commozione palpabile di una storia d’amore e morte Eros e Thanatos.
La serata inizia con una breve presentazione e poi l’inno nazionale ucraino suonato da un antico organetto del Museo della Musica di Villa Silvia a Cesena; un gruppo di donne ucraine si alza in piedi, istintivamente tutto il teatro è in piedi in un gesto di grande solidarietà. Segue l’inno italiano e la commozione è tangibile.
I fautori di tanta bellezza e professionalità sono: L’Etoile dell’Opera Nazionale dell’Ucraina nel ruolo di Giselle, Olga Golitsya, e Yan Vana nella parte di Albrecht.
- Presidente: Natalia Iordanov
- Direttore Artistico Ivan Zhuravlov
- Solisti e corpo di ballo dei Teatri di Kiev, Kharkhiv, Lviv, Odessa.
- Scene di Evgeny Gurenko .
- Costumi di Vera Poliudova.
Grazie, Ucraina, per la tua forza e determinazione; alla fine tutti i partecipanti sul palco si raccolgono intorno alla bandiera dai colori giallo e celeste.
Una bandiera che oggi è simbolo di resistenza, dolorosa e tragica, ma doverosa.
(Foto di Isabella Rossiello)