A cura di Sandrina Bandera, Matteo Ceriana, Keith Christiansen, Emanuela Daffra, Andrea De Marchi e Mariolina Olivari
9 aprile – 13 luglio 2014
Pinacoteca di Brera, sale II, III, IV e V
Il restauro della celebre Pietà di Giovanni Bellini, appartenente alla Pinacoteca di
Brera, è l’occasione per ripercorrere la prima carriera del pittore veneziano, grande
protagonista dell’arte rinascimentale italiana, attraverso il particolare angolo di visuale
offerto dal suo modo di affrontare il tema del Cristo in pietà, che ricorre con frequenza
nella produzione dell’artista e della sua efficientissima bottega.
Giovanni Bellini sviluppa in senso moderno la tradizione iconografica bizantina,
richiamata in mostra dalla piccola tavola con Cristo in pietà con la Vergine dolente del Museo
Horne di Firenze (prima metà del XIV secolo). Da inventari superstiti sappiamo infatti che nella
città lagunare le icone di Cristo erano una presenza familiare nelle case e nei conventi ed erano
dunque parte integrante delle consuetudini visive degli artisti veneziani. Un importante codice
della Biblioteca Trivulziana di Milano, l’Istrias, composizione poetica dell’umanista veneziano
Raffaele Zovenzoni, che vi è ritratto in una miniatura (1474) attribuita allo stesso Giovanni Bellini,
vuole documentare l’ambiente culturale veneziano nel quale si trovò ad operare il pittore.
Sono presentate la Pietà marmorea della chiesa di San Gaetano a Padova, attribuita
all’ambito di Donatello, e quella di Andrea Mantegna dalla cimasa del polittico padovano
di San Luca (Pinacoteca di Brera), riferimenti per le più antiche realizzazioni belliniane del
tema, la lunetta con la Pietà di uno dei trittici di Santa Maria della Carità a Venezia
(Gallerie dell’Accademia), la Pietà dell’Accademia Carrara di Bergamo e la Pietà del
Museo Correr di Venezia. Dalla National Gallery di Londra arrivano due altre versioni del
soggetto, che dobbiamo a Marco Zoppo e Giorgio Schiavone.
Alcuni rarissimi e preziosi disegni, tra quelli attribuibili con certezza al Mantegna –
Cristo in pietà tra Maria Maddalena, san Giovanni Battista e la Vergine dalle Gallerie
dell’Accademia di Venezia – e a Giovanni Bellini – le due Pietà dal British Museum di
Londra e dal Musée des Beaux-Arts di Rennes – illustrano il lavorio concettuale e
progettuale che sta dietro a queste immagini, e il ‘dialogo’ tra i due cognati tra sesto e
settimo decennio del XV secolo.
La sezione centrale della mostra presenta la straordinaria Pietà di Brera, resa finalmente
leggibile anche nei suoi valori cromatici dal recente, complesso restauro, terminato a fine 2012 e
condotto dai restauratori del Laboratorio interno al museo: Paola Borghese, Andrea Carini e Sara
Scatragli, con la direzione di Mariolina Olivari. Il tono freddo della tavolozza è il segno più
immediatamente percepibile del distacco di quest’opera dalla tradizione pittorica
lagunare, dal colore saturo e dorato delle icone così come da quello pieno e smaltato
delle opere di Antonio Vivarini.
Accanto a questo capolavoro della Pinacoteca di Brera viene posta, per la prima volta,
l’intensissima, grande versione del soggetto di Palazzo Ducale a Venezia: la straordinaria
occasione offerta da questo accostamento potrebbe suggerire qualche utile precisazione sulla difficile
cronologia relativa alle due opere.
Intorno a questo nucleo centrale sono esposte la Pietà del Museo Civico di Rimini e
quellagià alla sommità della Pala di Pesaro di Giovanni Bellini, ora conservata nei Musei
Vaticani.
Questi due capisaldi dell’ottavo decennio del Quattrocento, che propongono in composizioni risolte
diversamente il tema della morte salvifica di Cristo – Cristo in pietà tra angeli nella tavola
riminese e invece Cristo tra la Maddalena, Nicodemo e san Giuseppe d’Arimatea in quella ai Vaticani -,
furono un punto di riferimento ineludibile per molta pittura del tempo, e non solo veneziana,
come dimostra la sofferta rimeditazione che ne trasse, decenni dopo,Carlo Crivelli nella lunetta che
sovrasta l’Incoronazione della Vergine conservata aBrera.
Chiude questa rassegna di 26 sceltissime opere la cruciale Madonna del magistrato da Mar di
Giovanni Bellini (Venezia, Gallerie dell’Accademia), che fonde in un unico dipinto il
tema della Madonna e quello della Pietà, raffigurando in un’intensissima immagine
sineddotica il Bambino sul grembo della Vergine, con un braccio abbandonato nel sonno che
prefigura la futura morte salvifica.
Al centro della Pietà braidense, proprio sotto la figura di Cristo, è la celebre iscrizione sul
cartiglio della balaustra marmorea, che riprende un verso delle Elegie del poeta latino Properzio
e con la quale il pittore si firma. In relazione al distico è proposto in mostra un manoscritto dei
Carmina di Properzio, datato 1453, in prestito dalla Biblioteca Marciana di Venezia.
Tra i temi dominanti che come un fil rouge unisce tutte le opere della mostra– evidente nel distico
di grande commozione della Pietà di Brera – vi è il legame dell’artista con gli ambienti
umanistici veneziani, attraverso i quali egli conobbe e sviluppò gradualmente la sua
propensione per la rappresentazione degli affetti, della natura, del sentimento, della
devozione e della commozione.
La mostra sarà accompagnata da un agile catalogo, cui seguirà un volume di studi, edito da
Skira, a cura di Emanuela Daffra, con saggi di Matteo Ceriana, Marco Collareta, Andrea
De Marchi e Mariolina Olivari, che presenta alcune novità sulla storia della Pietà braidense di
Giovanni Bellini, alla quale è dedicata anche una sezione sul restauro.
È stato possibile realizzare questa mostra anche grazie al contributo di Fondazione Cariplo.