Cerca, Trova” è una delle indicazioni curiose che Giorgio Vasari ha lasciato nel salone de’Cinquecento, in Palazzo Vecchio, a Firenze. Una sorta di caccia al tesoro o di elegante rispetto per l’opera leonardiana, che si presume, si trovi sotto alla sua “Battaglia di Scannagallo”. E si: l’eclettico Vasari in una sorta di ammirazione per il suo predecessore sembra dare indicazioni precise su dove si trovi l’opera di Leonardo da Vinci: “La Battaglia di Anghiari”.
Nella primavera del 1503, Cesare Borgia, per ricordare la vittoria della lega formata dalle repubbliche di Firenze e di Venezia contro lo Stato Pontificio, nella famosa Battaglia di Anghiari del 20 giugno 1440, commissionò a Leonardo Da Vinci un grande affresco da eseguire nell’allora Sala del Maggior Consiglio nel Palazzo della Signoria a Firenze, oggi conosciuto come ”Palazzo Vecchio”. Leonardo, per far in modo che l’affresco durasse nel tempo, utilizzò un’antica ricetta tratta dalle pagine di Plinio secondo cui, per far asciugare più in fretta la vernice, era necessario accendere una serie di fuochi davanti al dipinto. Nell’estate del 1505, Leonardo sperimentò la nuova tecnica. Fu una catastrofe. L’affresco si dissolse in mille rivoli e colò lungo la parete. Leonardo, scoraggiato dall’uso dei colori ad olio, per il tempo rivoluzionari, lasciò l’opera incompiuta e l’anno dopo rientrò a Milano.
Mezzo secolo dopo, esattamente nel 1554, Cosimo I° De Medici incaricò Giorgio Vasari di affrescare le pareti della sala del Maggior Consiglio. Il Vasari fece di più: ne modificò l’architettura, rialzò il soffitto di sette metri e dipinse una serie di affreschi con scene di guerra, sei capolavori dedicati alla gloria di Cosimo De Medici, trasformando la grande sala in quello che oggi è conosciuto come il “Salone dei Cinquecento”. Sui resti della “Battaglia di Anghiari”, il Vasari dipinse “La battaglia di Scannagallo” e la grande opera di Leonardo scomparve per sempre nelle pieghe della storia. Forse non sarebbe stato possibile comprendere e capire quale e dove fosse l’opera del genio per eccellenza. Ma grazie al Vasari niente è andato perduto.
A chi niente, a chi troppo, e l’Italia dell’arte ha celebrato quest’anno un altro dei suoi illustri personaggi: Giorgio Vasari. A cinquecento anni dalla nascita (1511-2011), il pittore, architetto e scrittore aretino risulta ancora oggi uno degli artisti più curiosi del panorama culturale nazionale. La fama maggiore del Vasari è legata sicuramente al trattato delle “Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri” pubblicato nel 1550 e riedito con aggiunte nel 1568. L’opera, preceduta da un’introduzione di natura tecnica e storico-critica sulle tre arti maggiori (architettura, scultura e pittura) è una vera e propria pietra miliare della storiografia artistica, punto di partenza tutt’oggi imprescindibile per lo studio della vita e delle opere dei più di 160 artisti descritti. Vasari inizia ben presto il suo percorso artistico avvalendosi di ottimi maestri, come Andrea del Sarto e Rosso Fiorentino, e di ottimi amici come Michelangelo. Fu proprio Michelangelo a consigliare al Vasari “lo studio delle cose di architettura”.
Roma, Firenze, Venezia sono le città in cui l’artista toscano è conteso per le sue abilità pittoriche e architettoniche. A Roma lavora al servizio di Papa Giulio III, che gli commissiona a più riprese diverse opere, quali la decorazione della cappella con la tomba del cardinale Antonio del Monte, a San Pietro in Montorio. È in questo periodo che Vasari stringe un forte legame di amicizia con Michelangelo. La sua permanenza a Roma non sarà così lunga e dopo esser tornato ad Arezzo si trasferirà a Firenze. Il Salone de’ Cinquecento è la sua opera completa e complessa che gli aprirà la strada ad altre commissioni come il Palazzo degli Uffizzi e il Corridoio vasariano, che congiunge Palazzo Pitti a Palazzo Vecchio attraverso l’antico Ponte Vecchio.
Poi Roma, a servizio di Pio V, e poi nuovamente Firenze, dove gli viene affidato l’incarico di affrescare la volta della cupola di Brunelleschi in Santa Maria del Fiore. Incarico che non riuscì a completare se non nel primo girone per quella che si prefiggeva essere una delle opere manieristiche più spettacolari che la storia conosca; 3600 mq dipinti con tecnica a tempera e completati da Federico Zuccari. Vasari mori a Firenze il 27 giugno del 1574.