Tuesday, November 12, 2024

Come le mie poesie, i miei racconti partono da immagini, “Polaroid” della mia vita… Intervista esclusiva con Alessandro Angelelli

Intervista di Tiziano Thomas Dossena

L’Idea Magazine: Buongiorno Alessandro. Il tuo interesse per il teatro quando è nato? Perché scegliesti proprio “Il teatro della Contraddizione”?
Alessandro Angelelli: Ho cominciato a frequentare il Teatro della Contraddizione nel 1993. Mi portò un amico ad un incontro e cominciai con i corsi di teatro, quasi per gioco. Il Teatro della Contraddizione, fondato da Marco Maria Linzi (regista e drammaturgo), Sabrina Faroldi e Micaela Brignone (attrici) esisteva da poco più di un anno; l’amico che mi portò a conoscerli prese altre vie dopo pochi mesi, io, invece, ho fatto con loro un percorso che è durato oltre vent’anni e che mi ha influenzato profondamente. Sono stato quasi sempre presente nelle produzioni del TdC, recitando in opere teatrali di quello che si può considerare il più importante Teatro di ricerca della scena milanese.
Ricordo con amore tutti i personaggi interpretati in tanti spettacoli: Hieronimo ne “Le Foreste di Arden”, Arkel in “Allemonde ‘67”, Tony in “Wop – gli italiani d’America” e molti altri; ma in particolare ricordo con particolare affetto il ruolo del comandante Rahm nello spettacolo “Die Privilegierten – La città ideale”, premiato come miglior spettacolo e miglior regia dalla giuria popolare del Premio Teatro Città di Milano.
L’ultimo, in ordine cronologico è stato “Berlin, Berlin – Kaffe Bordello” nel 2016, una splendida visione delle cadute dell’animo umano che solo quel pazzo, geniale e visionario di Marco Maria Linzi poteva dipingere…

L’Idea Magazine: Hai fatto anche parte di altre compagnie teatrali?
Alessandro Angelelli: Attualmente sono membro della compagnia Icdun Teatro assieme agli attori Eugenio Vaccaro e Daniela Franco. Abbiamo portato in scena lo spettacolo “Alegher, che fatica essere uomini” in diversi teatri con un ottimo successo. “Alegher” rappresenta una vista differente di quello che è il rapporto tra la nostra società e gli immigrati che entrano e vivono (a fatica) con noi. A fine maggio lo rappresenteremo al Nuovo Teatro delle Commedie di Livorno. Nel frattempo stiamo lavorando a due nuove drammaturgie, una scritta da Daniela che verrà presentata in anteprima ad inizio giugno e una, scritta da me, che porteremo in scena in Autunno. Quest’ultima si chiamerà “Heimat”, concetto molto presente anche nel mio libro di poesie e sarà uno spettacolo in cui la parte visuale sarà strettamente integrata con la parte scenica.

Una scena di Alegher

L’Idea Magazine: Insomma, hai avuto varie esperienze nel mondo teatrale. Qual è stata quella che ti ha eccitato di più e qual è quella che tu consideri la più affine alla tua personalità?
Alessandro Angelelli: Forse sarò banale nella risposta, ma ogni esperienza che ho fatto a teatro è stata eccitante e affine al mio universo. Probabilmente perché mi piace sempre sperimentare, rimettermi in gioco e ad ogni nuovo spettacolo devi assolutamente ricominciare da capo: lavorare sul personaggio, in tutte le sue sfaccettature, fisiche, vocali, ti spinge sempre a cambiare, a trasformarti. È parte del mio modo di essere e lo amo. Inoltre, in ogni spettacolo entri a far parte di un nuovo universo, spesso con nuovi compagni di avventura, coi quali devi costruirlo quell’universo… Impossibile preferirne uno piuttosto che un altro.

L’Idea Magazine: Nel corso dei tuoi molti spettacoli, c’è stato uno che ti ha impressionato positivamente o ha influenzato la tua vita?
Alessandro Angelelli: Ho citato prima “Die Privilegierten – La città ideale” che è stata un’opera che ha cambiato molto il modo di fare teatro della mia compagnia di origine, il Teatro della Contraddizione. Il lavoro che abbiamo fatto, rapportandoci al pubblico, portandoli con delicatezza nel nostro universo, per poi “ingannarli” è stato bellissimo. Ho amato quel lavoro che abbiamo proposto più volte negli anni. Eppure, ogni sera che andavo in scena e, soprattutto in alcuni momenti dello spettacolo, mi commuovevo. Sarebbe un sogno riportarlo in scena, un giorno…

L’Idea Magazine: Poi, con gli anni hai scritto vari racconti. Di che cosa trattano i tuoi racconti?
Alessandro Angelelli: Come le mie poesie, i miei racconti partono da immagini, “Polaroid” della mia vita che poi sviluppo senza seguire uno stretto legame autobiografico. Per questo amo pensare che pur parlando di me, di aspetti del mio vissuto, possono essere universali e fruibili per ogni lettore. Forse dovrei pensare a pubblicarli, prima o poi.

L’Idea Magazine: Anche la poesia ti ha ammaliato, come vedo dalla tua biografia. Quando incominciasti a scrivere poesie?  Il tuo primo libro, “Metallo Pesante”, è una silloge poetica. Puoi parlarne un poco?
Alessandro Angelelli: “Metallo Pesante” è una raccolta di poesie che ho cominciato a scrivere attorno al 2019. È basato sul concetto di Heimat che nei paesi di lingua germanica è quello che potremmo identificare con il “luogo dell’anima”, il porto di partenza e di arrivo di tutti noi. Heimat può essere un luogo fisico, il paese natio ad esempio, ma anche e soprattutto uno stato del proprio io interiore, un luogo non-luogo da esplorare, un universo complesso fatto di fotografie della propria vita: immagini, segmenti di vissuto che vanno a comporre un puzzle che racconta ciò che siamo stati e quello che saremo.
In Metallo Pesante troverete tutte queste “Polaroid” sparse che vi racconteranno di questo universo che è mio, ma non solo… è un viaggio che chiunque può fare, partendo dalle proprie di immagini per (ri)creare il proprio vissuto

L’Idea Magazine: Continui a scrivere poesie e racconti? Che cosa ti spinge a farlo?
Alessandro Angelelli: La voglia di cambiare, di migliorare, di scoprire nuovi aspetti del mio Io interiore e, soprattutto, superare i miei limiti di uomo, attore e scrittore. Scrivere, come recitare, mi tiene vivo.

L’Idea Magazine: Hai scritto anche pezzi teatrali?
Alessandro Angelelli: Assolutamente sì; vi ho accennato prima di “Heimat”, lo spettacolo che stiamo preparando con Icdun Teatro. Heimat è un progetto nato già due anni fa e, purtroppo, un po’ rallentato dalla Pandemia. La pièce è nata prima che decidessi di scrivere “Metallo Pesante” che, peraltro, è dedicato proprio ai tre personaggi dell’opera teatrale: sono figure che rappresentano metafore di tre importanti fasi della vita, ma sono per me anche delle identità precise di persone che hanno attraversato il mio mondo nel corso degli anni. Il primo di quei personaggi/persone è André, l’Io bambino, che in quanto tale identifica la capacità di amare in maniera incondizionata; poi c’è Patrick che rappresenta l’età adulta che irrompe nella vita di tutti noi a portare responsabilità, difficoltà, spesso dolore. Per ultimo la silloge è dedicata a Julie, che identifica l’amore ideale, qualunque tipo di amore, non solo quello legato all’attrazione tra due persone ma anche quello verso un genitore, un’amica o verso il proprio figlio.

L’Idea Magazine: Hai anche l’hobby della fotografia. Mi pare…
Alessandro Angelelli: Si, nelle mie lunghe passeggiate mattutine, nel parco nella mia città, nelle mie Marche quando posso visitarle, in qualunque posto, sono la croce di chi mi accompagna visto che rimango sempre indietro per fare uno scatto in più. Mi piace notare e immortalare alcuni punti di vista in particolare: dettagli, figure riflesse in specchi d’acqua… Dopo tutto, fotografo per come scrivo poesie.

L’Idea Magazine: Dove ti vedi, dieci anni da adesso?
Alessandro Angelelli: Vivo molto il passato, tanto il presente, che cerco di non buttare via nella fretta di tutti i giorni e non penso moltissimo al futuro, almeno non così in là nel tempo. Ho già così tanto da fare per capire me stesso che non voglio sprecare energie per prefigurare un ipotetico futuro. Sono un forte sognatore, ma del futuro prossimo, quello che quasi posso toccare con mano.

L’Idea Magazine: Sogni nel cassetto?
Alessandro Angelelli: Ne ho tanti, ma i sogni quelli più belli li tengo per il futuro di mio figlio. È lui il soggetto per il quale auspico le cose più stupende; come farebbe ogni padre, del resto.

L’Idea Magazine: Se tu potessi incontrare un qualsiasi personaggio della storia, chi sarebbe e che cosa vorresti sapere da lui/lei?
Alessandro Angelelli: Beh, come amante del teatro non posso che rispondere: William Shakespeare. Però è impossibile racchiudere in poche righe tutto quello che vorrei sapere da lui; credo che potrei anche sequestrarlo per poter avere il giusto tempo e ripercorrere assieme tutte le sue opere, che amo profondamente, e cercare di comprendere meglio il suo splendido universo creativo.

L’Idea Magazine: Se tu dovessi definirti con tre aggettivi, quali sarebbero?
Alessandro Angelelli: Empatico, sognatore e irrequieto… però vi dico anche il quarto, quello meno positivo: “prolisso”… Parlo decisamente troppo!

L’Idea Magazine: In che modo sta influendo sulla tua creatività e la tua vita un periodo come quello in cui viviamo, con il Covd19, la quarantena e l’isolamento?
Alessandro Angelelli: Sicuramente la pandemia mi ha cambiato, come ha cambiato la maggior parte di noi. Per paradosso questo periodo mi ha permesso di sviluppare ulteriormente la mia creatività: ho potuto lavorare molto spesso da casa e questo mi ha risparmiato i quotidiani, interminabili chilometri di code per arrivare a lavoro; tutto quel tempo ho potuto dedicarlo a lunghe, piacevoli passeggiate, durante le quali ho sviluppato il mio universo nel quale ho creato “Metallo Pesante”: la maggior parte delle poesie di questa silloge le ho composte durante quelle stupende camminate.

L’Idea Magazine: Un messaggio per i nostri lettori?
Alessandro Angelelli: È più un augurio quello che faccio loro… Auguro di poter trovare il tempo per rallentare, per potersi dedicare a se stessi, a ricercare la piena consapevolezza; capire, attraverso le proprie “Polaroid”, qual è il senso del proprio passato per poter costruire un migliore futuro.

Tiziano Thomas Dossena
Tiziano Thomas Dossenahttp://tizianodossena.info
Tiziano Thomas Dossena is the Editorial Director of L’Idea Magazine. He is the author of “Caro Fantozzi” (2008), “Dona Flor, An Opera by van Westerhout” (2010), "Sunny Days and Sleepless Nights" (2016), "The World as an Impression: The Landscapes of Emilio Giuseppe Dossena" (2020), "Federico Tosti, Poeta Antiregime" (2021), and "La Danza del Colore" (2023). Dossena is the editor of A Feast of Narrative anthology series and co-editor of Rediscovered Operas Series books on librettos.

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