Grande successo di pubblico al Fortino di Bari per l’iniziativa
ARTE EVOLUTIVA RICICLARE
La mostra è stata aperta al pubblico da lunedì 21 a domenica 27 ottobre
Da lunedì 21 a domenica 27 ottobre, nei locali del “fortino”, ubicato nel centro storico di Bari, ha avuto luogo un evento dal titolo “ENVIRONNEMENT…ET NOTRE VISIONE POUR SA GUE’RISON!!”, L’Ambiente e la nostra visione per la sua guarigione di grande levatura culturale.
L’iniziativa è stata curata e organizzata dall’Associazione Pugliese Immigrati ONLUS, e in particolare dalla dinamicissima VJOLLCA DULE, ingegnere civile/ambientale, di origini albanesi e presidente della stessa.
Lo scopo che si prefigge la mostra è quello di sensibilizzare maggiormente i cittadini verso l’ambiente ed il riciclo al fine di ridurre la produzione di immondizia.
La creatività di un gruppo di artisti, alle prese con i più vari materiali di rifiuto, permette di realizzare forme espressive di grande originalità ed in grado di emozionare per il loro modo di esprimersi. Queste opere rispecchiano l’anima dei vari artisti presenti.
E’ possibile rimettere in circolazione materie prime e sostanze ricavate da un adeguato trattamento dei rifiuti. Il Riciclaggio, inoltre, è un’operazione che si può effettuare a seguito del riutilizzo di un bene (altrimenti destinato ad essere trasformato in rifiuto nella sua forma originaria).
Strutture, tele, collage, recupero di mobili, riciclo di plastica, di carta, di stoffe, di cartoni, di vetro, queste creazioni evidenziano una grande sensibilità per quello che trasmettono ma soprattutto ci invitano ad un impegno costante nei confronti del nostro ecosistema e, nella loro semplicità, trasmettono una forza di luce percepibile inequivocabilmente dall’osservatore.
Da questa manifestazione i partecipanti puntano a sensibilizzare l’opinione pubblica in ordine ai vantaggi che la comunità può ottenere: la diminuzione dei rifiuti da smaltire e il conseguente risparmio sia sulle materie prime che sull’energia e, soprattutto, in termini di esborso di denaro. In questo modo è possibile abbassare al minimo i materiali di rifiuto destinati alle discariche.
L’occasione della mostra ha offerto al nostro corrispondente Vincenzo D’Acquaviva, il pretesto di riparlare del suo ultimo volume, “IL MONDO NUOVO”, i cui contenuti trattano del fenomeno migratorio, alla luce delle ultime vicende che hanno visto, tra l’altro, le tragedie nel mare di Lampedusa del 3 e 11 ottobre 2013 con la perdita di oltre 400 vite umane.
A tale proposito, D’Acquaviva ha voluto ricordare l’epoca in cui erano gli italiani a emigrare in tutte le parti del mondo: dagli Stati Uniti all’America del Sud; dal Nord Europa al Canada, etc.
Sempre in tema di emigrazione, interessantissima è stata la relazione di Domenico Semisa, in ordine alle migrazioni del popolo albanese, di cui riportiamo una breve sintesi.
“Nel 1534 San Chirico Nuovo, paese della Basilicata abbandonato da 74 anni, viene ripopolato da una comunità di lingua e costumi albanesi proveniente da Koroni, città fortificata del sud-ovest della “Morea”, l’attuale Peloponneso. Sono alcuni dei numerosi “Stratiotes”, cavalieri albanesi di ventura, che arrivano nel Regno di Napoli guidati dal nobile Lazzaro Mathes con le loro famiglie e dei religiosi ortodossi, i quali dopo aver difeso eroicamente Koroni dall’assedio ottomano per molti mesi hanno dovuto arrendersi e, col permesso del sultano Solimano il Magnifico, hanno potuto lasciare la città sani e salvi andando a ripopolare alcuni paesi dell’Italia meridionale.
Semisa ha ripercorso l’itinerario incredibile di questi popoli, accennando alla prima popolazione: “San Chirico Nuovo prima che dagli antenati dell’attuale popolazione è stato abitato per cinquecento anni da un’altra popolazione, anch’essa di origine balcanica. Infatti nel 960 d. C. una comunità di profughi greci, in fuga dalle persecuzioni iconoclaste, si trasferisce in Basilicata, allora appartenente alla provincia bizantina governata dal Catapano di Bari, e fonda un villaggio, Ágios Kuriákos (pronuncia: áios chiriácos), in italiano San Chirico, dal nome di un bambino di tre anni martirizzato in Anatolia insieme alla madre Santa Giulitta nel 304 d.C. sotto l’imperatore Diocleziano”.
Ha poi proseguito, parlando della seconda popolazione: “Nel 1534, 74 anni dopo, arriva una seconda comunità dai Balcani. Per capire chi sono i nuovi arrivati vediamo la situazione socio-politica nella penisola balcanica dalla seconda metà del ‘400 in poi. I Turchi Ottomani, il cui Impero raggiunge nel ‘500 il suo massimo splendore, hanno distrutto l’Impero Bizantino e stanno a poco a poco sottraendo alla Repubblica di Venezia i suoi possedimenti balcanici, detti in veneziano “Stato da mar”.
Arrivando, pertanto, all’impero Ottomano: “Dal 1300, partendo da un emirato dell’Anatolia, i Turchi ottomani si espandono sempre di più conquistando nuovi territori abitati da Greci, Serbi, Albanesi, Valacchi, Ebrei ecc… Tutti diventano sudditi del Sultano turco, signore di tutte le cose, l’ombra di Allah sulla terra, che governa attraverso i suoi ministri. Il più importante fra essi é il Gran Visir. L’Impero Ottomano è multietnico e multireligioso. Quasi metà dei suoi sudditi non sono musulmani, ma di religione cristiana o ebraica. Si tratta naturalmente di sudditi di serie B. Chi vuole fare carriera, salendo i gradini della scala sociale grazie alle sue capacità, deve convertirsi all’Islam. L’Impero Ottomano è caratterizzato quindi da una spiccata meritocrazia. Quindi la classe dirigente é costituita, almeno fino alla fine del ‘600, da non-turchi “rinnegati”, come venivano chiamati nell’Europa cristiana, cioè che hanno rinnegato la fede cristiana. Solo il Sultano e alcune categorie come gli esperti di diritto islamico e gran parte della cavalleria devono essere necessariamente turchi”.
La storia è così avvincente che preferiamo lasciarla a metà per due motivi: il primo, per non tediare il lettore; il secondo, coloro che vorranno approfondire la tematica potranno farlo attraverso le notizie che sicuramente troveranno attraverso un qualsiasi motore di ricerca o su una enciclopedia.
Completiamo questa nostra corrispondenza fornendo i nomi degli artisti presenti alla manifestazione con loro opere: Aldina H. Beganovic Todorovic, Cival Einstein, Macedo Alves, Francesco Paolo Gismondi, Michele Condrò, Mimoza Hametaj, Mariella Risola, Michele Dipinto, Igli Arapi, Giusi Burdi, Irina Hale, Paolo Del Gaudio, Enatalem Demelash Zeleke, Cristina Mastrangelo, Rossella Trentadue, Vito Angelo Santamaria, Vittorio Laudadio, VjollcaDule.
Ospiti della manifestazione: Nikos Angelis, controtenore, Coro Alto Canto e Maria Grazia Trentadue.
Nella serata dell’inaugurazione è intervenuto il Consigliere comunale di Bari con delega al traffico, Massimo Maiorano che ha posto l’accento sull’importanza che riveste la cultura e l’attenzione che l’Amministrazione del Comune di Bari, guidata dal sindaco Michele Emiliano, ripone in questo genere di iniziative.