Articolo e foto di Isabella Rossiello
Palazzo Albergati a Bologna val bene una visita, se poi ad accoglierci c’è Andy Warhol e i suoi amici allora è un party, un tuffo negli anni ’80, gli anni dell’edonismo reaganiano, in una stagione dell’arte contemporanea rivoluzionaria, estrema, eccessiva ed enormemente creativa dove l’arte è un tutt’uno con i personaggi della mondanità newyorkese , della politica mondiale, dei cambiamenti sociali erroneamente sottovalutati: ciò che siamo oggi, eravamo ieri!
Circa 150 opere famosissime coloratissime, irriverenti , icone pop ritratte in modo unico con l’uso della serialità grazie ad un impianto serigrafico, Warhol usa la Polaroid simbolo dell’usa e getta, uno strumento non certo usato per durare nel tempo che assurge ad arte fruibile da tutti, così come gli oggetti di uso quotidiano, ricordiamo la famosissima scatola del detersivo Brillo o il barattolo di zuppa Campbell.
Star come Madonna, politici come Lenin e Mao Zedong, Che Guevara, industriali come Marella e Giovanni Agnelli, stilisti come Krizia , essere ritratti da Warhol è uno status symbol, eppure in questo clima glamour la Street Art esplode in un susseguirsi di scandali, serate affascinanti e trasgressive al famoso Studio 54 di NY.
È un convivio di geni la Silver Factory, l’ampio locale ubicato al quarto piano di un’ex fabbrica di cappelli sulla 47ª strada con il famoso divano rosso presente in questa mostra colta e divertente, trovato per strada poi rubato e ritrovato in strada.
Fu il più noto studio-laboratorio di Warhol, teatro di molti progetti artistici tra il 1963 e il 1968 frequentato da Francesco Clemente, Jim Morrison , Mick Jagger, David Bowie, Patty Smith, Jeff Koons, da Basquiat ucciso dalla droga giovanissimo, sorte tragica anche per Keith Haring ucciso dall’aids come pure il fotografo Mapplethorpe.
La mostra è molto articolata, ci sono filmati d’epoca, c’è un fil rouge estremamente dettagliato della storia che ha contrassegnato un’epoca, c’è la musica di quegli anni da Cindy Lauper ai Talking Heads, Lou Reed e John Cale che nel 1990 omaggiarono l’artista con Drella un “concept album”, si omaggia Julian Schnabel, Mapplethorpe e tantissimi altri, è una mostra piacevolissima e colta, 11 sezioni che ti guidano per mano in un mondo solo apparentemente “leggero” applausi al curatore della mostra Luca Beatrice, organizzata dal gruppo Arthemisia con il patrocinio della regione Emilia Romagna e del Comune di Bologna.
È l’epoca in cui si vive come se non ci fosse un domani e per molti un domani non arriverà mai, lo stesso Warhol muore per una banalissima complicazione dopo un intervento alla cistifellea e scampò all’attentato di una femminista radicale Il 3 giugno 1968, la donna é un’artista e frequentatrice della “Factory”, si chiama Valerie Solanas e sparò a Warhol e al suo compagno di allora, Mario Amaya.
Entrambi sopravvissero, nonostante le gravissime ferite riportate da Warhol, da allora le sue apparizioni pubbliche divennero sempre più rare, l’artista si rifiutò di testimoniare contro la sua assalitrice e la vicenda passò in secondo piano per via dell’assassinio di Bob Kennedy, avvenuto due giorni dopo.
La vita e l’arte sono divorate e divorano eppure questi anni ‘80 lasceranno un segno indelebile nell’arte, nella storia, musica, cinema, in una quotidianità anche terribile, si pensi alla serigrafia della sedia elettrica,tutto si contamina e si fonde per diventare altro, denuncia e \ o provocazione.
Andy Warhol nacque a Pittsburgh in Pennsylvania, il 6 agosto del 1928, ultimogenito dei quattro figli di Ondrej Warhola che anglofonizzò in Andrew Warhola dopo il suo arrivo negli USA e di Júlia Justína Zavacká immigrati della odierna Slovacchia nord orientale: la città di Miková.
Studiò Arte Pubblicitaria al Carnegie Institute of Technology, dopo la laurea, ottenuta nel 1949, si trasferì a New York, la “grande mela” gli offrì subito molteplici possibilità di affermarsi nel mondo della pubblicità, lavorando per riviste come Vogue e Glamour.
Una vita tutto sommato come quella di tantissimi artisti, tra il “maledetto” e il geniale, eppure Andy Warhol era una persona quasi timida e molto religiosa, una sensibilità amplificata anche dall’uso di droghe, soprattutto anfetamine come molti suoi “Friends” che hanno marchiato un’epoca e gettato i semi per nuove sperimentazioni che continuano ad influenzare l’arte, la moda, lo stile odierno.
Morì cinquantottenne a New York il 22 febbraio 1987, in seguito a un intervento chirurgico alla cistifellea, dopo aver realizzato Last Supper, ispirato all’ Ultima Cena di Leonardo da Vinci
I funerali si svolsero a Pittsburgh, sua città natale, e a New York venne celebrata una messa commemorativa, dopo la morte, la fama e la quotazione delle opere crebbero al punto da rendere Andy Warhol il “secondo artista più comprato e venduto al mondo dopo Pablo Picasso.
Al Grand Palais di Parigi nel 2009 ci fu una grande mostra : Le Grand Monde d’Andy Warhol, sempre la Francia nel 2003 emette un francobollo con l’effigie di Marylin Monroe.
La Slovacchia ha ringraziato il suo celebre “figlio” con un museo: il WARHOLCITY a Medzilaborce aperto nel 1991 a 17 km dalla città natale dei suoi genitori, Miková, è la seconda collezione della produzione di Andy Warhol dopo il Pittsburg’s Warhol Museum.
La cultura è cibo per la mente e i musei, le mostre, sono importantissimi veicoli per arricchire il nostro sapere!