Dopo un anno di lavoro e problemi vari da affrontare e superare sentiamo forte il bisogno di staccare la spina e goderci insieme ai nostri cari il meritato riposo sperando sia sereno e gioioso. La nostra ricerca della felicità ci porta a credere che basta cambiare il ritmo delle nostre giornate per trovarla, ma se hai coscienza avverti dentro di te che è una felicità monca, che qualcosa la limita e la inquina! Come si può essere felici se attorno a noi c’è un’umanità che soffre, se non facciamo altro che sentire notizie di guerre, di stragi e distruzioni, di femminicidi, di figli che uccidono i genitori per “godersi” la vacanza o per comprare droghe, di morti sul lavoro, di bambini che vengono abusati, di anziani umiliati e maltrattati nelle case di riposo, di migranti che perdono la vita negli stessi mari dove noi cerchiamo refrigerio? Come si può essere davvero felici se leggi che “nel mondo quasi un individuo su tre è in condizioni di insicurezza alimentare tra moderata e severa (Rapporto Sofi 2024)” mentre noi, che ci definiamo civili, continuiamo a buttare tonnellate di cibo? Come puoi sentirti sereno quando sei spettatore impotente della corruzione e degli imbrogli in cui sguazzano vari uomini e donne di potere che invece dovrebbero essere alfieri di integrità morale e fedeli al giuramento prestato? A tanti lutti aggiungiamoci la recente tragedia di Scampia con i morti e i feriti gravi per il crollo di un ballatoio della “vela”, un obbrobrio di costruzioni inconcepibili per l’edilizia popolare. Qui siamo colpevoli tutti, dai politici che ne permisero la realizzazione a noi cittadini passivi e distratti difronte ai tanti scempi delle innumerevoli ferite a morte inflitte alla nostra Napoli. Che fai? Ti giri dall’altra parte facendo finta di niente? Ma così vivi in un mondo senza principi e ideali mentre dovremmo tutti costruire uniti una società dove potere davvero sentirci felici, tutti insieme. Lo so, è difficile, è pura utopia, eppure, nonostante i miei ottantaquattro anni d’età, gli acciacchi, i pesanti momenti di solitudine da vivere, la pensione minima che non basta mai e le misere cose quotidiane da superare, non smetterò mai (e ancora) di sognare un mondo più giusto, meno volgare, distratto e indifferente verso gli ultimi, i miti, i gracili, i bisognosi…
Cordialmente, Raffaele, un vecchio affezionato e fedele lettore.