DA UN PO’ HO MOLTE PERPLESSITA’. MI PREOCCUPANO I NOTEVOLI AUMENTI DEI COSTI NEL CORSO DEI LAVORI, IL TERRITORIO FRAGILE, QUALCHE DEBOLEZZA NEI CONTROLLI E TANTE ALTRE INSIDIE.
Era giugno dell’81 la prima volta che sono intervenuto in favore del “Ponte sullo Stretto”. Della sua utilità ne sentivo parlare dai miei nonni negli anni ’40. Dicevano che avrebbe contribuito a colmare il divario Nord/Sud/Sicilia, previsione incoraggiante per noi giovani di allora. Oggi di anni ne ho ottantatré, ne è passata di acqua sotto i ponti, ma non sotto quello dello “Stretto”! Più vivo qui, più mi rendo conto che la speranza di vedere colmato quel divario che fa della nostra Isola la più isolata terra d’Italia, resterà ancora un sogno! Ci sono grossi problemi: le difficoltà che l’opera troverà per la fragilità del territorio; i fiumi di denaro che occorreranno per compierla; la politica che può contare su pochissimi uomini di buona volontà. A proposito, dove era la buona politica quando pochi giorni fa c’è stato l’incendio che ha distrutto il terminal dell’Aeroporto Internazionale di Catania? Un brutto evento che ha messo in ginocchio migliaia di turisti e viaggiatori costretti a bivaccare nelle aree circostanti per giorni e notti, con temperature che sfioravano i 50 gradi, senza informazioni e senza un’adeguata assistenza! C’è da aggiungere altro?… A buon intenditor, poche parole! E’ tutto l’insieme che mi scoraggia. Penso anche ai tanti affabulatori di tutte le bandiere che abbiamo applaudito dal ‘48 in poi, offrendo cuore ed energie sperando che qualcosa di buono si concretizzasse, invece è stato tutto un bluff, siamo stati delusi e ingannati! La meravigliosa Sicilia e il Meridione d’Italia – che non hanno nulla da invidiare ad alcuna regione del pianeta, pur se qualche passettino in avanti l’hanno fatto, restano comunque ai margini della società civile. Mi preoccupano soprattutto le insidie che covano nei meandri dei capitolati di appalto, l’aumento dei costi e le intrusioni malavitose. Sappiamo che si stabilisce un prezzo per i lavori e si inizia ma basta il minimo aumento di una qualsiasi materia prima che fa scattare le “riserve” dell’appaltatore e i costi lievitano pesantemente. A quel punto, o lo Stato paga o va in causa con l’impresa e si bloccano i lavori. Il risultato sarà di avere le ennesime opere incompiute che si aggiungeranno alle 138 di Sicilia e alle 20 di Calabria, in più con le coste deturpate dai “nuovi mostri”! Non sono io che lo dico, lo dice la Storia. Forse sarebbe davvero meglio realizzare le tante opere meno eclatanti ma sicuramente più fattibili e soprattutto molto utili alla comunità!
Raffaele Pisani