Il nuovo arcivescovo di Napoli, monsignore Domenico Battaglia, fa suo il grido di dolore che Giovanni Paolo II, il 9 maggio del 1993, lanciò con drammatica veemenza nella Valle dei Templi di Agrigento sperando di scuotere le coscienze dei mafiosi che insanguinavano la Sicilia e lo grida, con eguale drammaticità, ai giovani emergenti camorristi che stanno “ammazzando Napoli”. Da quel lontano maggio del ‘93 è cambiata qualcosa in Sicilia? Da domani cambierà qualcosa nella mia Napoli? Lo speriamo tutti! Le cause più evidenti che incrementano la malavita, specie quella giovanile, vengono individuate nel disagio sociale e morale e nel degrado territoriale. Da anni assistiamo ad un dilagare della delinquenza minorile sempre di più attratta dalla camorra. Sappiamo che le colpe maggiori sono da addebitare in gran parte ad una classe politica distratta e ad una società civile impegnata più a difendere i propri privilegi che a risolvere ciò che non va. La strada da imboccare è lunga, difficoltosa e spesso anche gli uomini di buona volontà che puntano sulla cultura come antidoto alla malavita trovano ostacoli insormontabili. Spesso si va a cozzare contro genitori che non comprendono quanto sia indispensabile per i propri figli frequentare regolarmente le lezioni… quanto la mancanza di istruzione riesca a produrre solo rovina… quanto l’illegalità, il degrado dei territori e l’assenza di positivi punti di riferimento sociale siano tutti a discapito di una gioventù che perde autostima e voglia di riscatto. Sono tanti i giovani che invece di “mirare alto” precipitano nel baratro dell’ignoranza fino ad arrivare nell’anticamera della criminalità, pronti alla violenza e a maneggiare pistole e coltelli senza rendersi conto che sono solo un effimero senso di falsa onnipotenza.
Raffaele Pisani
