Recensione e foto di Isabella Rossiello
Il Teatro Bonci di Cesena riserva sempre delle sorprese: con la regia di Matelda Cappelletti è andata in scena l’opera “Don Giovanni “di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo da Ponte.
Giovanissimi e molto preparati gli interpreti: Don Giovanni, Christian Federici, il Commendatore è Amodio Esposito, Donna Anna è Vittoria Magnarello, Don Ottavio Francesco Ariza, Donna Elvira è Sara Pegoraro, Leporello è interpretato da Roberto Gentili, Masetto è Andrea Jin Chen, Zerlina è Irene Petitto.
A parte la bellezza dell’opera e il suo costante passare dal brioso al drammatico del genio mozartiano, quello che mi ha colpito è la giovane età dei protagonisti che trasmettevano una grande passione e una preparazione pressoché perfetta, grazie agli studi presso L’Accademia di Belle Arti di Bologna, Direttore Enrico Fornaroli.
L’elenco di chi ha messo in piedi questa meraviglia è vasto, un’opera corale , una scenografia maestosa con una vetrata stilizzata in stile gotico e un intreccio che ricordava una chiesa ma anche una foresta tormentata da chissà quali spiriti interiori.
Costumi e scenotecnica Paola Mariani e Marcello Morresi, i costumi della tutor Michela Rossi; forse una piccola critica: trucco e parrucco un po’ carenti perché se l’orecchio è soddisfatto appieno anche l’occhio reclama la sua parte.
Il Coro da Camera del Conservatorio, diretto da Paola Urbinati è stato sublime e al pianoforte Franco Ugolini.
Una serata all’insegna di una grande opera e di un Mozart omaggiato da questi giovani artisti che distolgono la mente dal cliché di ragazzi nulla facenti, “bamboccioni” e “choosy” come diceva un ministro italiano, no, loro hanno scelto la propria strada, studiando, impegnandosi e portando in scena il Don Giovanni, opera tutt’altro che facile!
Bravi! Lo hanno dimostrato le standing ovation e gli applausi che non finivano mai, grazie ragazzi, siete la parte sana di una società decadente, siete il suo riscatto.
Il Don Giovanni non è la semplice storia di un seduttore, è un intreccio di sentimenti vari che vanno dal cinismo al romanticismo, dalle debolezze umane al sovrannaturale punitore.
È un plot abbastanza ingarbugliato, con amanti tradite e concupite, statue che parlano, assassinii e nessun pentimento, fughe e travestimenti, vendette e cornuti.
Donne maliziose, furbe, sofferenti, vendicative, uomini goderecci, bugiardi, falsi, feriti e di tutte le fasce sociali; uno spaccato dell’epoca, quasi una foto, un’istantanea che pensandoci bene non è poi dissimile dalla nostra società attuale.
L’opera andò in scena la prima volta a Praga nel 1787 il 28 ottobre con il titolo: “Il dissoluto punito o sia il Don Giovanni”, nonostante il successo di Praga, a Vienna fu accolta con freddezza e le sue sorti tornarono al grande successo nei teatri tedeschi.
Il dramma giocoso si svolge in due atti, nel primo Leporello, servo di Don Giovanni, si lamenta della sua condizione e del suo padrone, intanto Donna Anna esce dalle sue stanze in deshabillé inseguendo un uomo che è entrato con la forza nelle sue dimore, accorre suo padre e nella concitazione del duello, Don Giovanni lo uccide davanti agli occhi di sua figlia. Donna Anna chiede a Don Ottavio, suo promesso sposo, di vendicarla.
Leporello rimprovera il suo padrone per la vita dissoluta e in quel mentre entra in scena una donna velata; è Donna Elvira, sedotta e abbandonata tempo prima da Don Giovanni, che fugge’ Leporello racconta alla dama le innumerevoli conquiste del suo inaffidabile padrone, è il momento della celebre aria: “ Madamina, il catalogo è questo …” in cui sono puntigliosamente elencate le sue conquiste in tutta Europa!
Intanto si prepara un matrimonio fra contadini e fra questi il cinico rubacuori adocchia la bella sposa Zerlina; con uno stratagemma e l’aiuto di Leporello fa portare tutti al castello a bere e a mangiare mentre lui sedurrà la maliziosa contadinella.
Masetto, lo sposo, non si fida ma intanto Don Giovanni le promette di sposarla. In quel momento entra in scena Donna Elvira che mette in guardia Zerlina da quel traditore bugiardo.
Donna Anna, Donna Elvira e Don Ottavio si rendono conto della cattiveria di Don Giovanni; mentre Zerlina cerca di placare l’ira e la gelosia di Masetto, vanno tutti al castello a festeggiare ma i tre sono mascherati e in cerca di vendetta.
Nel secondo atto è ancora Leporello a lamentarsi del suo padrone che invece gli chiede di scambiare gli abiti in modo da sedurre la serva di Donna Elvira che lo ama ancora, nonostante il male che le ha fatto.
Don Giovanni, nel frattempo, travestito da servo le fa una serenata è buio e Donna Elvira fa una passeggiata con Leporello credendolo il suo amore disperato; lui invece cerca di sedurre la sua serva.
I contadini, che hanno scoperto tutto, cercano Don Giovanni armati di rastrelli, vanghe e fucili, ma questi è travestito da servo e dirada i contadini restando solo con Masetto e picchiandolo selvaggiamente; arriva Zerlina che lo consola e cerca di curarlo a suo modo.
Leporello intanto ha paura di essere scoperto e in un cimitero si ricambiano gli abiti. Dalle tombe però si leva una voce; Leporello è spaventato, Don Giovanni spavaldo crede ad uno scherzo e cerca tra le tombe ma con grande orrore scopre che è la tomba del Commendatore assassinato che parla, eppure Don Giovanni gli chiede di cenare con lui e la statua chinandosi tre volte accetta.
A palazzo arriva Donna Elvira che lo prega di pentirsi e di cambiare vita ma lui le risponde che mai smetterà di brindare ai piaceri della vita. Donna Elvira, sconsolata, va via ma poco dopo si sentono delle urla. Accorre Leporello e anch’egli grida per il terrore: è il Commendatore che si presenta alla cena. Don Giovanni per nulla terrorizzato lo invita ad entrare e il “fantasma” dice che è lui ad invitarlo a cena; a cena si, ma all’inferno.
Un finale shakespeariano per una vita dissoluta e fatta di inganni e bugie.
Poter vedere i volti soddisfatti all’uscita e sentire i fragorosi applausi per tutti gli interpreti è stata un’emozione che ricorderemo per molto tempo.
Il grazie a tutti è dovuto e sincero.