Festival che si sforza di reinventarsi con una ricerca di nuovi stimoli e nuove idee, incontri sempre affollatissimi per cinefili, giornalisti e semplici curiosi.
Nomi eccellenti come Oliver Stone, Bernardo Bertolucci, Viggo Mortensen, Roberto Benigni, Renzo Arbore, Meryl Streep, per citarne alcuni.
Le retrospettive e i film restaurati sono preziosi, però penso che in un festival siano un presidio di sale che potrebbero essere usate per film in concorso e fuori concorso che spesso si accavallano e che eviterebbero file che durano ore.
I film dove la stampa ha la precedenza sono quelli alle nove circa del mattino, poi seguono le conferenze stampa e ogni giornalista ha ritmi propri.
Ottima e interessante iniziativa è portare il cinema a Rebibbia, uno delle carceri romane, dove già da anni il centro Enrico Maria Salerno realizza opere teatrali e cinematografiche con i detenuti del penitenziario.
Altro evento con focus sul sociale, in collaborazione con UNHCR è il documentario “If I close my eyes” di Francesca Mannocchi e Alessio Romenzi sulla vita dei profughi siriani.
Un festival avvolge ogni tipo di film o documentario, tocca temi vari, perché il cinema è anche vita reale, vita romanzata, vita inventata.
Le conferenze stampa a volte, lo so è paradossale, sono più interessanti dei film stessi, trovi tutta la passione di chi lo produce, di chi vi recita, è bello scoprire i retroscena, i perché di determinati cast, la scelta delle inquadrature o delle musiche … è come scoprire quando è possibile, i misteri di quello che c’è dietro il sogno chiamato cinema.
La conferenza stampa del film “The Eagle Huntress” di Otto Bell, è stato come scoprire un mondo sconosciuto ai più: la Mongolia e gli addestratori di aquile, pratica che risale a Gengis Khan e rivolta solo a uomini, qui invece è una ragazza che con l’aiuto del padre vuole rompere la tradizione e diventare addestratrice perché ha il talento per farlo.
Altro documentario è un viaggio pericoloso e affascinante tra i vulcani del mondo di Werner Herzog con il vulcanologo di fama mondiale Oppenheimer: “Into the Inferno”.
Un film documento che ha elettrizzato molti è stato “Rolling Stones Olè Olè Olè”, del giovane regista Paul Dugdale, non solo mero documento sul grandioso tour in Sud America ma uno sguardo a quei “discolacci” dei Rolling Stones che settantenni cavalcano il palco come e meglio di una boy band di diciottenni.
Interessante il loro rapporto con artisti del luogo, i loro hobby quando non sono sul palco; si avrebbe voglia di ballare in sala!
Ci sono film drammatici come il vagamente shakespeariano “Una”, nome di donna del regista Benedict Andrew, un film che si e ci chiede di scoprire cosa si può chiamare amore, istinto sessuale, pedofilia e giovanissimi che si affacciano sulla propria scena sessuale.
Un quarantenne si invaghisce, ricambiato, di una tredicenne quindi i rapporti sono consenzienti ma lui subisce un processo, lei ormai adulta lo cerca perché nel frattempo lui ha cambiato nome e città, è sposato e ha una figlia tredicenne, un incontro scontro ma dove l’antica passione ha una forte recidiva, questa volta però lui resiste a lei che si offre.
Una storia che ha segnato entrambi un amore impossibile di cui ovviamente non svelerò l’epilogo.
Ancora due film che spero si possano vedere in sala: “La Fille de Brest” di Emmanuelle Bercot, storia di una pneumologa che scopre alcuni effetti collaterali mortali in un farmaco, lotta impari con un colosso farmaceutico tra vittorie e fallimenti.
“Naples ‘44” è un film che commuove e che ci mostra la guerra, nello specifico a Napoli, violata sia dagli inglesi che dai tedeschi, scene tratte da vecchi film italiani e coadiuvati da terribili scene di guerra girate dai cameraman dell’epoca.
Il regista è Francesco Patierno e il docufilm è tratto dal romanzo dell’ufficiale inglese Norman Lewis di stanza appunto al sud e che racconta anche con un amaro humour la follia della guerra.
Ancora pochi giorni e anche la festa di Roma sarà archiviata, resta solo un’amarezza … tanti bei film che hanno emozionato il pubblico presente emozioneranno anche un’altra e si spera ben più vasta platea?
Lo spero con tutto il cuore, perché tutti abbiamo voglia di capire, sapere, sognare… beh, va bene, non proprio tutti.