UNA VITA DEDICATA ALLE IMPRESE ALPINISTICHE ED ALLE ESPLORAZIONI ESTREME
Fare un elenco degli uomini che hanno affrontato le sfide della montagna, spesso rischiando anche la vita, sarebbe lungo. Il fascino della natura ha attirato moltissimi uomini (anche donne negli ultimi anni) straordinari per le doti di coraggio e di sacrificio, assetati di avventura. Vorrei qui citare due grandissimi alpinisti che ho avuto la fortuna di conoscere: RICCARDO CASSIN e CESARE MAESTRI.
Ora voglio però parlarvi del grande WALTER BONATTI, alpinista di fama mondiale, esploratore, fotografo e poi avvincente scrittore. Nato a Bergamo nel 1930, è scomparso a Roma il 14 settembre 2011, stroncato da un’improvvisa malattia, lasciando il mondo della montagna ed i suoi appassionati nello sgomento.
Un po’ di storia: nel 1949 si iscrive al CLUB ALPINO ITALIANO di Monza (cittadina ove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza) ed inizia a scalare le montagna dei monzesi, cioè la Grigna ed il Resegone. Poi via via la sua attività si fa sempre più intensa: nel 1951 prima ascensione assoluta del Grand Capucin (catena del Monte Bianco), conquistando anche la terribile AIGUILLE NOIRE DE PEUTEREY. Nel 1954 entra a far parte della spedizione per conquistare il K2, la più alta vetta del mondo (mt.8611), dopo l’Everest, nella catena dell’Himalaya. Il gruppo si componeva di alpinisti italiani fra i migliori selezionati dal Prof. ARDITO DESIO e capitanati da lui medesimo. Questa conquista fece il giro del mondo dando la giusta gloria all’Italia.
Purtroppo tutti sono a conoscenza della polemica fra Bonatti e due appartenenti al gruppo che ebbero l’incarico di raggiungere la vetta, Compagnoni e Lacedelli, polemica che ha amareggiato tutta la vita a Bonatti, finché negli ultimi anni gli è stata riconosciuta la sua versione dei fatti, cioè la bombola di ossigeno lasciata da lui stesso in aiuto ai due compagni che così poterono arrivare in cima.
Sono state molte le scalate effettuate nella bella ed amata VAL D’AOSTA, col suo Monte Bianco. Ne cito alcune fra le più note: il Grand Capucin nel 1951, nel 1955 la solitaria del Petit DRU, nel 1957 la parete nord del Grand Pilier d’Angle, nel 1961 la prima invernale della Sentinella Rossa, nel 1963 la parete nord delle Grandes Jorasses in invernale (!!); inoltre, fuori dall’Italia, cito il Gasherbrum IV sul Karakorum (catena dell’Himalaya). Formidabile poi la famosa solitaria invernale della parete nord del Cervino nel 1965 (mai tentata da nessuno), con la quale conclude la sua carriera con l’alpinismo estremo.
Successivamente, affascinato dallo spirito avventuroso del grande scrittore JACK LONDON, vuole ripercorrerne le orme, recandosi nel KLONDIKE, terra dei cercatori d’oro, provando le stesse intense emozioni. Anche lo scrittore-viaggiatore Herman Melville influì parecchio sul suo desiderio di avventura; infatti, Melville riuscì ad arrivare alle terre descritte nel suo bel romanzo “Taipi” attraverso un passaggio seminascosto. Questi villaggi erano, fino ad allora, rimasti isolati e sconosciuti alla “civiltà” occidentale, un vero paradiso primordiale. Per Bonatti è solo l’inizio di una serie di esplorazioni, dal grande Nord americano alla favolosa Patagonia, dall’Antartide al Mato Grosso, dall’Africa all’Asia, scattando decine di migliaia di bellissime fotografie e scrivendo numerosi volumi.
Posso affermare che BONATTI amava profondamente la libertà e seguiva una sua etica che gli ha impedito di “vendersi” alla pubblicità, rinunciando a favolosi guadagni. Era contro tutti i tipi di sprechi e per la salvaguardia del nostro Pianeta, purtroppo sempre più a rischio.
Quando un comune amico scrittore ha organizzato un incontro, confesso che ne sono rimasta profondamente affascinata, anche per il carisma che trasmetteva la sua persona. ADDIO WALTER, ora appartieni solo alla storia.