Caro Kim, ti voglio immaginare così: gaudente, sorridente e felice di far felice il tuo popolo dandogli serenità e benessere e contribuire ad aggiustarle le cose della terra, non a “scassarle”! E allora, invece di “sfruculiare” l’America con le tue provocazioni, perché non te ne vieni un poco a Napoli? Credimi, qui troverai l’humus più adatto per trasformare la rabbia in dolcezza, la tristezza in allegria, l’aggressione in fratellanza, la noia in artistica creatività. Qui toccherai con mano la giocondità del vivere, del sorridere, del cantare. Qui, nella mia meravigliosa terra, conoscerai la gioia di amare e di godersi l’esistenza. Abbiamo una medicina che fa resuscitare i morti, a parte la nostra storica disponibilità ad accogliere e ad osannare il potente di turno c’è il buon mangiare : ” ‘e vermicielle a vvongole”, ” ‘a pepata ‘e cozzeche”, ” ‘e purpetielle verace alla luciana”, “ ‘a pizza margherita”, “ ‘o casatiello” fino ai dolci unici al mondo come la “pastiera” – che troverai anche se non è Pasqua – le sfogliatelle ricce e frolle e per finire ” i babà al rum che ti faranno “arrecriare” anima e corpo, il tutto accompagnato dalle meravigliose melodie delle nostre immortali canzoni! Pensaci bene, caro Kim, non tirare troppo la corda perché dall’altra parte ci sta l’amico Trump che tutto mi pare tranne che “nu buono guaglione”. Guardalo bene, osserva il suo viso così diverso dal tuo e che aspetta solo che gli si dia l’occasione per sferrare il più terribile degli attacchi atomici. E guarda che prima o poi ” ‘o nguacchio” può succedere: se un tuo razzo gli “scassa” le cose a lui e al suo popolo, giustamente per vendicarsi ti butterà addosso tutti gli armamenti degli Stati Uniti. Allora “sarranno mazzate a’ cecate” che faranno tanto e tanto male a tutti, nessuno escluso. Ti prego, caro Kim, “pienzece buono”: è molto meglio sedersi a tavola e gustarsi “ ‘nu piatto ‘e vermicielle a vongole, ‘na guantiera ‘e sfugliatelle e quatto babà” che sedersi a un tavolo per progettare una guerra, una inutile e dannosa guerra che porterebbe solo distruzione, per tutti. Ti prego, caro Kim, riflettici bene, oggi, più che mai, il mondo ha bisogno di pace e di armonia e non di uomini che con i loro missili si predispongono a “scassare” le ultime cose belle della nostra terra.
UN VECCHIO SCUGNIZZO SCRIVE A KIM JON-UN: Caro Kim, con quella faccia un po’ così…
Caro Kim Jong-un,
sono un vecchio scugnizzo nato nel 1940 in un vicolo di Napoli e sono uno dei miracolati sopravvissuti ai bombardamenti della seconda guerra mondiale: cadde una bomba a due passi da me e da mio fratello, ma non esplose! Buona parte della mia città fu distrutta e si piangevano migliaia di vittime innocenti che insieme ai milioni di morti in tutto il mondo pagarono con la vita i pazzi “giochi” di due esaltati. Innanzitutto ti chiedo scusa se mi prendo un po’ di confidenza e ti parlo con il cuore in mano ma, sai, sono stato uno di quei tanti sognatori che hanno creduto negli ideali dell’ideologia comunista dove tutti ci chiamavamo “compagni” e speravamo in una società più giusta e più sana, pertanto sono sicuro che mi capisci.
Vedi, caro Kim, seguendo in Tv i “giochi di guerra” che da un po’ di mesi vai facendo, e guardando il tuo viso, mi domando come sia possibile che un ragazzo così pacioccone e sorridente quale tu sei, con quella faccia di “buono guaglione” burlone e gaudente possa mettersi a studiare ogni mezzo per provocare disordine nel mondo. Scusa la mia franchezza, ma mi piace immaginarti più avvezzo a trastullarti con altri giochi, a goderti la tua bella famiglia, la buona tavola e tutte le altre gioie che offre la vita piuttosto che a mettere tanto impegno per provocare un disastro nucleare.