Monday, November 18, 2024

TONINO MANFREDI CI HA LASCIATO

Dopo 68 anni di vita travagliata la dipartita di un uomo buono

TONINO MANFREDI CI HA LASCIATO

M. dovette subire la sorte comune a tutti quelli che capitano per la prima volta in una città piccola dove ci sono sempre molte bocche che parlano e pochissime teste che pensano”. VICTOR HUGO, “I Miserabili”

Manfredi al tavolo di lavoro
Manfredi al tavolo di lavoro

Ho conosciuto Tonino Manfredi agli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso. Era l’epoca della “Lega Giovanile” di calcio “Caduti di Superga Mola”. Ci allenava l’indimenticabile Trentino Spilotros. Presidente del sodalizio era il simpaticissimo Antonio Tapino, titolare dell’omonimo negozio di calzature ubicato per decenni su Corso Umberto 1°.

Tonino era un ragazzo che, come tutti noi, amava moltissimo il gioco del calcio e, soprattutto, gli piaceva tirare pedate a una sfera di cuoio o di gomma, come facevano e fanno tutti i ragazzi di ieri e ancora oggi. Manfredi, però, non è stato molto fortunato in quel “campo”, come del resto non lo sono stati i tanti molto più bravi di lui.

Ricordo con particolare simpatia Tonino allorquando, in occasione di alcune partite che giocavamo fuori casa, era capace di presentarsi sugli spalti per tifare per la nostra squadra, che era la “sua squadra”, facendosi molti chilometri in bicicletta.

Devo confessare che la sua presenza si rivelava importante in quanto ci sentivamo galvanizzati. Grazie a lui abbiamo vinto molte partite.

Tonino Manfredi con Mario Merola
Tonino Manfredi con Mario Merola

Manfredi ha sempre avuto un carattere particolare e introverso, probabilmente dovuto alla educazione ricevuta fin da piccolo. Va detto, per inciso che, proprio questa sua particolarità ha indotto gran parte dei molesi, e non solo, a sfoderare tutta la cattiveria di cui sono capaci.

La scomparsa della mamma, Marianna Alberotanza, a soli quarantasette anni, è stato un colpo molto duro e difficile da accettare per Tonino.

Il padre, Giuseppe, ufficiale e comandante sia sulle navi della Marina Mercantile italiana sia su navi estere, quasi sempre via per motivi di lavoro, non ha rappresentato quella figura paterna di riferimento indispensabile per ogni individuo nel periodo cruciale della crescita.

I molesi conoscono Tonino Manfredi in quanto per decenni ha svolto la sua attività di impiegato comunale presso l’Ufficio Anagrafe del nostro Comune sin da quando gli uffici municipali erano ubicati in Piazza degli Eroi.

Tonino era rimasto molto legato al suo lavoro e non riusciva a capacitarsi del fatto che, ormai, non faceva più parte della “squadra” comunale. Ancora recentemente, nonostante fosse stato collocato in quiescenza dal 1° gennaio 2012, Tonino sembrava un’anima in pena. Si aggirava nelle vicinanze del suo ufficio che lo ha visto impegnato per lungo tempo, cercando di rendersi utile a qualcuno che aveva bisogno di informazioni.

Dopo il matrimonio, nel giugno 1990, con la Signora Masi Margherita, originaria di Noci, sono nati Giuseppe e Maria Antonietta.

CantaMola 1981
CantaMola 1981

Negli ultimi tempi Tonino non perdeva occasione per raccontarmi le sue vicissitudini, le sue sofferenze interiori e silenziose legate alla sua tribolata esistenza: continuamente deriso; fatto oggetto di scherzi di vario tipo. Qualche tempo fa mi aveva anche consegnato alcuni fogli dattiloscritti nei quali rievocava i suoi trascorsi di vita trasognata e vissuta ai margini di una società che predilige il bello, il successo e tutto quello che fa tendenza. Ci si dimentica, molto spesso, di quanto la “diversità” rappresenti un elemento indispensabile di ricchezza.

Nella prima parte delle sue memorie Tonino ripercorre gli anni della prima infanzia e gli aspetti della vita quotidiana di un qualsiasi ragazzo di paese. Nel suo sguardo a ritroso, Tonino racconta alcune delle vicende più significative che hanno caratterizzato la sua esistenza: il contesto familiare; l’ambiente sociale; la passione calcistica e canora; la morte della mamma; il matrimonio con Margherita e le vicissitudini lavorative al Comune di Mola.

In questa narrazione della sua vicenda personale, Tonino descrive la sua vita nella quale si intrecciano avvenimenti famigliari e collettivi nonché i suoi segreti pensieri e la tristezza che lo ha accompagnato da sempre.

Molti molesi hanno un grosso debito nei confronti di Tonino Manfredi, non solo per il male che gli hanno procurato con il loro atteggiamento infantile, ma soprattutto per farsi perdonare una serie infinita di angherie immotivate. Chissà perché siamo abituati a vedere i difetti degli altri anziché i nostri. Tonino, invece, nel suo racconto si autodefinisce brutto e ammette di avere un quoziente intellettivo non molto elevato. Alla pari di Forrest Gump dell’omonimo film. Il protagonista della storia ha un quoziente cognitivo inferiore alla media, ma è capace tuttavia di ben altri traguardi.

Come spesso accade, anche nel caso di Tonino i commenti sono i più disparati. Alcuni sostengono che tutto ciò che gli è capitato, in qualche modo, è andato a cercarselo: “Perché avere la presunzione di fare il calciatore o il cantante ovvero ancora il poeta?” E aggiungono: “Se mai, Manfredi può considerarsi fortunato per avere ricevuto una cospicua eredità; per avere conseguito un diploma di maturità immeritato, considerata la sua povertà intellettuale; per avere ottenuto un posto fisso al Comune servitogli su un piatto d’argento!” Da questi commenti abbastanza diffusi, emerge, come è facile intuire, la vera essenza del molese. Una critica feroce che può essere facilmente confutata.

Perché mai Tonino non avrebbe dovuto aspirare alle cose nelle quali si cimentano un po’ tutti i giovani? Alcuni riescono, altri no! Cosa c’è di strano nell’avere delle ambizioni, delle aspirazioni? D’altro canto, quanti ce ne sono, tra quelli che riescono, che sono degli autentici brocchi e che devono le fortune della vita nei settori più disparati alle giuste conoscenze?

Anni80.T.Manfredi e Vittorio Boni
Anni80.T.Manfredi e Vittorio Boni

In tema di fortuna, poi, mi consta di non poche persone che hanno ereditato patrimoni di gran lunga più consistenti di quello ricevuto da Tonino. Un diploma immeritato? Quanti sono coloro che hanno conseguito un titolo accademico senza meritarlo? Il posto fisso servitogli su un piatto d’argento? Potrei citare un numero illimitato di esempi di gente che ricopre posti e ruoli molto più importanti (per grazia ricevuta) rispetto a quello rivestito da Tonino. Con la differenza che Tonino ha fatto il suo lavoro con dedizione e spirito di sacrificio. Qualità che gli vengono riconosciute anche da alcuni suoi detrattori. Per quanto concerne i tanti che hanno ricevuto prebende di gran lunga più significative non si può dire altrettanto. Anzi! Se entrassimo nel merito dei tanti raccomandati (in Italia il fenomeno della raccomandazione è stato elevato a sistema; oppure, parafrasando un passo evangelico, chi non è raccomandato alzi la mano) verrebbero alla luce fatti e circostanze che farebbero rabbrividire anche i benpensanti. Meglio perciò stendere un velo pietoso.

Non va sottaciuto un altro aspetto importante: molti sono i molesi che ricordano, invece, la sua grande disponibilità sul posto di lavoro e il rispetto riservato al pubblico; due elementi molto rari da trovare nell’ambito del pubblico impiego.

Per i motivi più innanzi richiamati sono del parere che la biografia di Tonino meriti di essere conosciuta e resa nota con l’auspicio che serva di lezione a quanti dovrebbero ripensare ai propri comportamenti in previsione di un radicale cambiamento. Penso che noi tutti dovremmo leggere questa storia perché Tonino Manfredi fa parte della nostra storia. Naturalmente l’ultima parola spetta alla famiglia. Quando il tempo avrà sedimentato il dolore, e magari in concomitanza con il primo anniversario dalla dipartita, quale migliore pensiero che dare alle stampe le sue memorie?

Sono sicuro che Tonino si considererà ben lieto se attraverso il suo racconto avrà scavato abbastanza a fondo da far sanguinare quei cuori aridi e privi di umanità; se avrà reso pietosi quanti si credono giusti e al disopra delle parti e se, a forza di scavare nel cuore dei suoi detrattori, sarà riuscito con questa sua testimonianza, a far ritrovare in taluni la vera essenza dell’uomo.

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