This is where I leave you è una di quelle commedie costruite con la saggezza di chi conosce a fondo il suo target. Basato su una novella di Jonathan Tropper (che ne ha curato anche la sceneggiatura), questo film si rivolge un po’ a tutti coloro che cercano dal proiettore una storia entusiasmante, a tratti divertente, a tratti introspettiva, ma mai impegnativa. Il direttore Shawn Levy, difatti, non osa oltrepassare in alcun modo la borderline: mai questo film diviene comico – nel senso più squisito del termine – mai s’impregna nella riflessione più acuta. Ed è forse questa l’unica nota stonata di una sceneggiatura che sembra studiata con somma coerenza.
Alla morte del padre, quattro fratelli sono costretti a tornare nella loro casa natale per condividere insieme il proprio dolore, la propria isteria, la propria paura. In pratica, ognuno sceglie di togliere la maschera dinanzi ai propri cari con una sincerità mai mostrata fino a quel momento. Ed è da questa ri-connessione familiare che la storia prende la sua piega: una nuova alchimia che congiunge passato e futuro senza traumi e rimpianti.
Niente da ridire sugli intrecci, niente da ridire sui dialoghi. Tutto scorre a dovere e i personaggi si destreggiano alla grande sul profilmico. Ripeto, ciò che forse manca è solo quel tocco di adrenalina che, in parecchi momenti del film, avrebbe scatenato quell’impegno che mai nuoce all’esperienza cinematografica dello spettatore in sala.
This is where I leave you è tuttavia una commedia da gustare dal primo all’ultimo minuto: un progetto solare guidato da un bravo direttore (Shawn Levy aveva già sbancato le sale con le svariate notti al museo) e con un cast, Jason Bateman in primis, mai al di sotto delle righe.