di Tiziano Thomas Dossena
Publishing exclusively a novelette, even if with translation, may seem an unusual practice for an unknown or little known author, but the story you will read deserves this honor for various reasons that readers will discover themselves by reading, and that I feel proud, as an editor and publisher, to specify.
The first advantage of this very wonderful story is the stylistic and structural approach with which the author manages to create a friendly and I would even say confidential relationship with the reader. After just a few lines, it feels like having opened a diary in which there are no secrets or impostures created to make us love the subject of the story; there are, instead, candid but well thought out revelations of someone who knows his own personality limitations but also knows how to restrain them or at least not let them destroy him psychologically. In other words, we discover from the beginning an affinity for this young man who tries to become an integral and active part of the community around him, and in particular of the young people by whom he often feels derided or put aside. A spontaneous affinity because with his youthful cogitations he reminds us of our youth, with all the physical and emotional obstacles that we had to overcome or at least avoid in order to reach maturity, and at the same time feeling to be a vital component of society.
The internal battles of the young man do not always lead to victory, on the contrary; however, they teach him the characteristics of his temperament. Even when things do not go his way, the protagonist manages to gain an awareness of what he can face or must avoid in order not to fall back in unhappy or uncomfortable situations. It is the story of reaching maturity and at the same time of finding happiness, spontaneity, who knows, maybe even love. But this is not what manages to fascinate the reader as much as the process itself of developing these emotions, which the author is able to replicate in a salient way as if he were a longtime writer.
In addition to this—another advantage of this story—Antonio Aprile has inserted the musical subject as a guiding thread and has done so in an exemplary way, as only those who are very familiar with the pen and the score can do. The songs then become points of reference for the protagonist’s spiritual progress and allow us to fully understand his doubts, his uncertainties, even his temporary failures. We then embrace with him the strange intellectual and sentimental evolution that music allows him to achieve.
A story, therefore, that completely absorbs us and makes us live with the protagonist all the phases of his youth through musical references.
We also cannot ignore the attention to detail that helps us identify and understand, as well as feeling complicit to the protagonist. His observations sometimes seem random, but they are not; they are well studied and show a sensitive soul and open to life even when irony and self-criticism are used to justify a temporary failure in the course of its attempts at social integration.
The Specter of Flamenco is a story that deserves to be read.
Pubblicare esclusivamente un racconto lungo, anche se con traduzione, può sembrare una prassi editoriale fuori dalla norma per un autore sconosciuto o poco conosciuto, ma il racconto che leggerete merita questo onore per varie ragioni che i lettori scopriranno loro stessi nella lettura, e che mi sento orgoglioso, come editore, di precisare.
Il primo pregio di questo simpaticissimo racconto è l’approccio stilistico e strutturale con il quale l’autore riesce a creare un rapporto amichevole e direi addirittura confidenziale con il lettore. Dopo solo qualche riga, ci si sente di aver aperto un diario nel quale non ci sono segreti o imposture create per farci amare il soggetto della storia, bensì si trovano rivelazioni schiette ma ben ponderate di chi conosce le proprie limitazioni caratteriali ma sa anche come contenerle o perlomeno non lasciar che lo distruggano psicologicamente. Scopriamo cioè fin dall’inizio una simpatia per questo giovane che cerca di diventare parte integrale e operante della comunità che lo circonda, e in particolare della gioventù dalla quale si sente spesso deriso o messo da parte. Una simpatia spontanea perché con le sue cogitazioni giovanili ci rammenta della nostra giovinezza e di tutti gli ostacoli fisici e interiori che abbiamo dovuto superare o perlomeno evitare onde arrivare alla maturità e contemporaneamente sentirci unità vitale della società.
Le battaglie interne del giovane non portano sempre alla vittoria, anzi, però gli insegnano le caratteristiche del proprio carattere e anche quando le cose non vanno per la quale il protagonista riesce a trarne una consapevolezza di ciò che egli può affrontare o deve evitare per non ricadere in situazioni infelici o disagevoli. È la storia del raggiungimento della maturità e allo stesso tempo del ritrovamento della felicità, della spontaneità, chissà, forse anche dell’amore. Ma non è questo che riesce ad affascinare il lettore quanto il processo di sviluppo in sé di queste emozioni, che l’autore è in grado di replicare in modo saliente come se fosse uno scrittore di lunga data.
Oltre a ciò—altro pregio di questo racconto—Antonio Aprile ha inserito il tema musicale come filo portante e lo ha fatto in maniera esemplare, come solo chi ha molta dimestichezza con la penna e lo spartito può fare. Le canzoni diventano quindi dei punti di riferimento della progresso spirituale del protagonista e ci permettono di capire a fondo i suoi dubbi, le sue incertezze, anche i suoi temporanei fallimenti, per poi abbracciare con lui la strana evoluzione intellettuale e sentimentale che la musica gli permette di fare. Un racconto pertanto che ci assorbe completamente e ci fa vivere con il protagonista tutte le fasi della sua gioventù proprio attraverso i riferimenti musicali.
Non possiamo inoltre ignorare l’attenzione ai particolari che ci aiuta ad immedesimarci e comprendere, oltre che sentirci complice del protagonista. Le sue osservazioni paiono a volte casuali, ma non lo sono; sono ben studiate e mostrano un animo sensibile e aperto alla vita anche quando viene usata l’ironia e l’autocritica per giustificare un temporaneo insuccesso nel corso dei suoi tentativi di integrazione sociale.
“Lo Spettro del Flamenco” è, quindi, una storia che merita di essere letta.