Tuesday, November 19, 2024

Stendiamoci un telo sopra: soluzioni o tecnologie sbagliate o dannose?

di Patrizio Mignano

Capita che soluzioni o tecnologie proposte come efficaci per risolvere problemi si rivelino poi sbagliate o dannose. I teli geotessili che dovrebbero conservare i ghiacciai, per esempio, incrementerebbero le emissioni di gas serra, diventando così un “sudario” di plastica. Ne abbiamo parlato con Jacopo Gabrieli dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche

Diversi casi mostrano come una tecnologia proposta come soluzione e supporto possa rivelarsi foriera di controindicazioni tali da metterne in discussione l’utilità. Su un caso discusso di recente, i teli per proteggere i ghiacciai dallo scioglimento, abbiamo chiesto chiarimenti al ricercatore dell’Istituto di scienze polari (Isp) del Cnr Jacopo Gabrieli.

“I nostri ghiacciai alpini stanno morendo e i teli geotessili con i quali li si ricopre per proteggerli, da alcuni anni, rischiano di diventare una sorta di triste sudario di plastica non utile alla loro conservazione. Da un lato questi teli possono certamente contribuire a rallentare la fusione dei ghiacciai, per questo in passato sono sembrati una forma di adattamento ai cambiamenti climatici. Dall’altro però bisogna essere chiari: se l’intento è salvare i nostri ghiacciai, questa non è una strada percorribile e l’unico modo è agire sulle cause dei cambiamenti climatici, in primo luogo diminuendo da subito le emissioni di gas clima-alteranti in atmosfera”, afferma Gabrieli.

Ghiacciai

In una lettera aperta scritta da numerosi scienziati (Ansa 21 gennaio 2022)  sono elencate le contraddizioni di questa pratica: dall’impatto del carburante per alimentare i gatti delle nevi che servono per portare i teli in quota a quello della produzione delle materie plastiche di cui sono composti, dal rilascio delle fibre plastiche fino al “soffocamento” di piante e animali. Secondo il ricercatore del Cnr-Isp l’equivoco nasce dalla narrazione che ha accompagnato l’adozione di questa misura. “Stendere un telo sopra un ghiacciaio serve solo a tentare di ritardarne lo scioglimento, per preservare delle legittime attività economiche legate alla loro preservazione. Insomma, un tentativo di greenwashing che, lungi dal risolvere il problema, rischia di creare confusione e compromettere la sensibilità ambientale consolidata con fatica negli ultimi anni. Coprire un ghiacciaio, inquinando l’ambiente e consumando risorse, non fa che perpetrare la stessa miope visione che ha provocato il problema. Lo definirei il business della sostenibilità. Adattarsi davvero al cambiamento climatico significa accettare un cambio di paradigma che metta al centro la riduzione degli impatti e il senso del limite, è una soluzione più onerosa e a lungo termine. Portare avanti procedure impattanti per mantenere un turismo di montagna sempre più insostenibile è l’opposto dell’adattamento, è accanimento”.

Quali, dunque, le alternative? “I ghiacciai si salvano solo stabilizzando il clima del Pianeta, non esistono scorciatoie. Mentre la mancata riduzione delle emissioni di gas serra porterebbe alla quasi totale scomparsa dei ghiacciai alpini entro la fine del secolo, il contenimento dell’incremento delle temperature entro i 2 °C rispetto al periodo preindustriale, come da accordo di Parigi, salverebbe il 40% del ghiaccio oggi presente sulle Alpi”, conclude Gabrieli. “Questa percentuale non potrà essere nemmeno minimamente aumentata dalla posa dei teli geotessili, anche a causa dell’impossibilità logistica ed economica di implementare questa tecnologia su larga scala”.

[Almanacco della Scienza, 27.04.2022]

redazione
redazione
Tiziano Thomas Dossena, Leonardo Campanile, LindaAnn LoSchiavo, and Dominic Campanile

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