SPECIALE CGIE/ RIFORMA DEI COMITES E FRONTALIERI:
APPROVATI GLI ODG/ CITTADINANZA TRA IMMIGRAZIONE ED EMIGRAZIONE:
Sono proseguiti nel pomeriggio di oggi i lavori del Consiglio generale degli Italiani all’Estero, riunito da ieri in sessione plenaria alla Farnesina.
Focus: una serie di ordini del giorno la cui approvazione ha animato i dibattiti dell’intera giornata.
Tra questi, l’assemblea ha approvato all’unanimità l’odg sulla Riforma del Comites: nella fattispecie il Cgie chiede che “tale riforma venga portata a termine entro il mese di settembre in modo che il voto si tenga a marzo, periodo ottimale per la partecipazione di tutti”, anche perché un eventuale slittamento porterebbe al sovrapporsi nei mesi di maggio e giugno delle elezioni per il Parlamento Ue.
Sulla questione, il ministro degli Esteri Emma Bonino ha affermato che detta riforma sarà portata a termine entro il 2014 ma non ha potuto “assicurare la scadenza del mese di marzo”.
Nel pomeriggio, il consigliere Claudio Pozzetti ha presentato un ordine del giorno sottoscritto dai membri della V Commissione e dai consiglieri Cgie della Svizzera.
Partendo dal presupposto che “¬ogni giorno in Italia 80mila lavoratori attraversano il Paese per andare a lavorare all’estero e che il fenomeno dei frontalieri dà un contributo allo sviluppo dell’Italia Paese ed è una risorsa per l’economia delle province”, Pozzetti ha sottolineato come “tuttavia il lavoro transfrontaliero non sia riconosciuto dalle istituzioni che non vi prestano adeguata attenzione”.
“Il Cgie – ha detto Pozzetti – condivide l’impegno per l’approvazione di uno Statuto dei Lavoratori Transfrontalieri che porti ad una regolamentazione del comparto”.
Nell’ordine del giorno presentato si auspica pertanto l'”apertura di un tavolo di confronto con il governo attraverso il diretto coinvolgimento dei sindacati e dei patronati di confine”.
“Lo statuto – ha sintetizzato il consigliere – sia il punto di riferimento per portare avanti negoziati internazionali che diano luogo ad accordi bilaterali con i Paesi di confine”.
L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.
Il dibattito è poi proseguito animatamente quando si è tornati a discutere l’ordine del giorno presentato in mattinata in materia di cittadinanza: documento che prevede da un lato il recupero della cittadinanza per le donne italiane all’estero che l’hanno persa e che invita, dall’altro, a trovare un giusto equilibrio tra Ius Soli e Ius Sanguinis. Gli italiani all’estero, è stato infatti da più parti sottolineato, sono l’esempio di una possibile convivenza tra l’applicazione dei due diritti, che hanno permesso nel tempo di mantenere la cittadinanza italiana e al tempo stesso di acquistarne una nuova.
Il problema, già sollevato nella sessione mattutina dal consigliere Riccardo Pinna, poi tornato sulle sue posizioni, è stato sollevato nel pomeriggio da Walter Della Nebbia secondo il quale “noi rappresentanti degli italiani all’estero in tutte le nostre azioni dobbiamo massimizzare il ritorno per la nostra Circoscrizione”. In questo senso, secondo il consigliere “il Cgie non si deve occupare dei problemi inerenti l’Italia. A livello tattico, – ha detto – continuare ad accumulare le problematiche emigrazione ed immigrazione è sbagliato: non è nostro compito in questa sede dare un contributo a tale problema”.
“Io – ha aggiunto – vorrei che l’odg sulla cittadinanza fosse diviso tra le questioni che riguardano gli immigrati e gli emigrati: nell’interesse di chi rappresentiamo, per far passare una legge – ha detto – occorre evitare di farci votare contro”.
Dello stesso avviso Primo Siena secondo il quale “la cittadinanza non va regalata”.
Su questa posizione si sono anche schierati i consiglieri Tullio Cerciello (“è meglio occuparsi prima di ciò che riguarda gli italiani all’estero e solo dopo passare ai problemi dell’Italia poiché questa non è competenza nostra”) e Nazzareno Mollicone (“occorre rivedere l’odg perché mi sembra azzardato che un documento così complesso si possa sottoporre alla nostra attenzione”).
A scuotere gli animi ci ha pensato allora Silvana Mangione che con veemenza si è detta “stanca di sentire ripetere ciò che non possiamo fare e ciò che non ci compete”. “Suggerisco – ha caldamente esortato – di rileggere la nostra legge istitutiva” secondo cui “il Cgie deve provvedere ad esaminare i problemi degli italiani all’estero in armonia con lo sviluppo politico, economico e culturale in Italia”. “Ora – ha enfatizzato – non dobbiamo dimenticare che l’immigrazione in Italia porta allo sviluppo politico e alla cultura: come Cgie abbiamo allora i poteri per esprimerci in proposito”. In un contesto che parla sempre più di globalizzazione per la Mangione non ha senso chiudere questa porta e “mantenere l’Italia sulla rocca del provincialismo”, tanto più se si considera che le questioni sulla cittadinanza sono problemi “che abbiamo vissuto e viviamo noi italiani all’estero in prima persona”. La Mangione si è detta quindi “a favore dell’odg, specie della prima parte” chiedendo pertanto “una revisione alla base della legge che disciplina la cittadinanza” tramite “la compartecipazione dei due diritti”.
Sulla stessa scia le osservazioni di Norberto Lombardi che “amareggiato per una discussione che evidenzia un clima poco omogeneo”, ha invitato il Cgie a fare una scelta: “essere la corporazione degli italiani all’estero” o essere “un istituto di rappresentanza che abbia l’ambizione di interloquire con le istituzioni italiane su tutti i nodi decisivi dello sviluppo della comunità italiana”
“Il problema – ha detto – non sono gli immigrati, siamo noi in quanto Cgie: dobbiamo decidere se porci questo limite di corporazione strettamente legata ai problemi di una frangia ristretta di italiani emigrati” o “aprirci ad una prospettiva” che guarda anche ai benefici che il dato immigratorio consegna all’Italia in termini di economia.
“Se pretendiamo che si parli solo della cittadinanza degli italiani all’estero – ha concluso – non se ne discuterà mai in Parlamento”.
Il dibattito è proseguito ancora con gli interventi di Oberdan Ciucci (“attenzione deve essere prestata al dramma dei giovani immigrati che nati in Italia si ritrovano nel tempo a non avere più radici perché negli Stati di provenienza non hanno parenti e non conoscono la lingua di origine”), Riccardo Pinna (che ha proposto una rilettura dell’odg per una piena comprensione dello stesso), Augusto Sorriso (che ha spinto il discorso a favore dell’introduzione di “paletti” per la concessione della cittadinanza), Fernando Marra, Michele Bartali, Franco Papandrea (“come Cgie abbiamo il dovere di esprimerci sul problema e sui problemi dell’Italia”, non dimenticando che “noi abbiamo goduto di questi diritti nei Paesi in cui abbiamo vissuto: negare lo stesso diritto a chi è venuto in questo Paese non sarebbe giusto”).
Da più parti è stata poi richiamata l’attenzione sulla questione della cittadinanza per “i cittadini venuti in Italia senza permesso: su loro nessuno ha speso una parola”. “Cosa facciamo con gli irregolari e con i loro figli”, ci si è chiesti. “Quali paletti metteremo loro?”.
A sbrogliare la matassa è intervenuto infine il segretario generale Elio Carozza secondo il quale, considerato che “tenere conto dei desiderata di tutti per un odg è impossibile”, esprimendo il desiderio “che in questa materia si desse visione di una totale unanimità”, comprendendo pur tuttavia “che la questione non è di così facile assorbimento da parte degli uni e degli altri”, ha invitato l’assemblea ad accogliere l’ordine del giorno “per quello che è”, di “di votarlo così com’è”.
Detto ciò l’ordine del giorno è stato quindi approvato a larghissima maggioranza, con quattro contrari.