Potenzialmente attivo, è stato identificato in Colombia da un gruppo di ricerca internazionale di cui fa parte l’Idpa-Cnr. I risultati del ritrovamento sono stati presentati in anteprima al‘5th International Maar Conference’ in Messico
Escondido, questo è il nome del vulcano potenzialmente attivo individuato in Colombia, in un’area dove le manifestazioni vulcaniche erano ritenute pressoché assenti. A fare la scoperta, un gruppo di ricercatori dell’Istituto per la dinamica dei processi ambientali del Cnr (Idpa-Cnr) di Milano e del Servicio geológico colombiano (Sgc), durante una campagna finalizzata all’esplorazione geologica e geotermica delle Ande colombiane.
“Malgrado si ritenga che il pianeta sia già stato completamente esplorato”, spiega Gianluca Norini, ricercatore dell’Idpa-Cnr, “il ritrovamento in loco di depositi piroclastici perfettamente conservati e con uno spessore di otto metri ha fatto pensare a un’attività esplosiva intensa, originata da una struttura vulcanica finora mai identificata. Questo ritrovamento evidenzia come scoperte di questo tipo siano ancora possibili, con implicazioni relative alla corretta valutazione dei rischi naturali e al possibile utilizzo dell’energia geotermica associata alla risalita del magma nella crosta terrestre”.
I risultati preliminari della ricerca, condotta da Norini con María Luisa Monsalve, Iván Darío Ortíz, Jesús Bernardo Rueda e Gina Rodríguez del Sgc, sono stati presentati in anteprima al ‘5th International Maar Conference’, sostenuto dalla International association of volcanology and chemistry of the earth’s interior, che si è tenuto a Querétaro in Messico.
“Gli studi mostrano che il vulcano Escondido ha avuto la sua ultima attività circa 30.000 anni fa”, afferma Norini, “e la sua identificazione modifica sostanzialmente la percezione sulla distribuzione del vulcanismo recente nella Cordigliera centrale delle Ande settentrionali, indicando che la risalita dei magmi nella crosta e il controllo esercitato dalle strutture tettoniche sono processi più pervasivi di quanto ritenuto in passato”.
La scoperta si inserisce all’interno delle ricerche che l’Idpa-Cnr porta avanti al fine di ampliare le conoscenze scientifiche sulla dinamica interna del pianeta, i suoi effetti sulla superficie terrestre e le interazioni con la biosfera, l’idrosfera e l’atmosfera, con importanti ricadute sulla dinamica dei processi ambientali e sulle attività umane.