Recensione di Salvatore Margarone
Con il Trovatore di G. Verdi parte la breve stagione lirica 2017 del Teatro Verdi di Padova. La prima data delle due previste, il 27 e 29 ottobre, ha visto il teatro gremito per uno dei titoli del melodramma più amati dal pubblico melomane.
Rispetto alla stagione dello scorso anno si è percepito subito un livello decisamente superiore, sia per la qualità delle voci in campo che per la parte organizzativa: voci di spicco sulla scena del Verdi, una su tutte quella del baritono Enkhbat Amartuvshin, che avevamo già apprezzato la scorsa estate all’Arena di Verona in una splendida recita nel ruolo di Rigoletto. Anche in questa occasione la bravura e la bellissima voce di Enkhbat,nella sua interpretazione del Conte di Luna, hanno incantato il pubblico che lo ha applaudito a lungo durante ed alla fine dell’opera.
La sua amata Leonora invece, interpretata da Maria Katzarava, è stata altalenante nell’esecuzione, che è risultata priva di quei filati che per questo ruolo si richiedono: voce stridula e brutta dizione hanno contraddistinto l’intera performance, oltre a qualche defaillance durante l’esibizione che non è sfuggita ai molti, come l’improvvisazione sulla cadenza di Tacea la notte, in un vuoto di memoria decisamente non perdonabile.
Ottima la resa vocale di Simon Lim nel ruolo di Ferrando, che conferma la caratura di alto livello di questo basso del sol levante.
Il Trovatore Manrico, affidato al tenore Walter Fraccaro, non è stato di certo uno dei migliori: voce insicura, fiati gestiti male, portamenti a non finire, ne hanno tracciato un Manrico da dimenticare.
Ottima la Azucena di Judit Kutasi, bella voce calda ed ambrata, che ha interpretato una zingara ineccepibile ma piuttosto lineare: avrebbe sicuramente potuto osare di più in qualche momento con qualche accento in alcuni punti per essere ancora più incisiva.
Senza lode e senza infamia il resto del cast: Carlotta Bellotto (Ines), Orfeo Zanetti (Ruiz), Luca Bauce (Un vecchio zingaro) , Luca Favaron (Un messo). Ottimo il Coro Lirico Veneto, diretto da Stefano Lovato, che in questa occasione è stato molto preciso negli attacchi ed anche nelle movenze sul palcoscenico, facendo da giusta cornice ai protagonisti. Nella regia, nelle scene e nelle luci, affidate a Filippo Tonon, abbiamo riscontrato ottimi spunti, ben calibrati nel palcoscenico ridotto del Verdi: tuttavia qualche luce mirata in più non sarebbe guastata dato che in più di un’ occasione i protagonisti erano lasciati in penombra. Belli e curati nei dettagli i costumi di Cristina Aceti.
Buona anche l’Orchestra di Padova e del Veneto, ben amalgamata e con buone sonorità, che ha retto con professionalità la prova pur avendo avuto qualche difficoltà con il direttore Alberto Veronesi: in più di un’ occasione hanno dovuto riprendere i tempi e i cantanti che erano in evidente difficoltà.
Uno spettacolo tuttavia nel complesso molto gradevole, che ha funzionato bene, anche se non ambientato alla fine del XV sec. come da libretto, ma in tempi ambigui e non tanto remoti.
Allestimento del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor in coproduzione con Bassano Opera Festival.
La recensione si riferisce alla prima del 27 ottobre 2017.
Fotografie: Giuliano Ghiraldini