Sono trascorsi oltre sessanta anni dalla legge Merlin e ancora non abbiamo risolto il problema della prostituzione. I vari governi che si susseguono non fanno altro che girarci intorno senza dirimere un bel nulla, anzi, ingarbugliandolo sempre di più. Ricordo il suicidio di un venticinquenne trevigiano che non seppe, nel 2000, frenare un impulso sessuale, si appartò con una prostituta, sorpreso dai carabinieri, ebbe sequestrata l’auto e fu denunciato per favoreggiamento. Si impiccò ad un albero, non volendo affrontare le reazioni della fidanzata e dei genitori. La prostituzione è una questione irrisolvibile. E’ pura utopia pensare di eliminare dalla società il mercato dell’amore. Sono migliaia le prostitute per le strade, senza alcun controllo sanitario, schiavizzate e sfruttate da lenoni e malavitosi. Giornali e riviste pubblicano a centinaia annunci dove si reclamizza ogni tipo di meretricio. Tv private, appena dopo la mezzanotte, offrono immagini hard che è poco definire indecorose… Ma nessuno interviene. Il problema può essere in parte regolarizzato in un solo modo: organizzando e tassando questo “lavoro” che è nato con l’uomo e morirà solo quando perirà l’umanità. E’ inutile pensare che possa scomparire con il bla-bla di dibattiti radio-televisivi, prediche di prelati, multe di sindaci e sporadici provvedimenti punitivi. La prostituzione è come la tangente, la corruzione, il nepotismo, il tradimento e nefandezze simili: fanno parte dell’uomo, della parte peggiore dell’uomo, e si estingueranno soltanto quando si estinguerà l’essere umano. Il problema della prostituzione lo si vuole davvero risolvere o si preferisce continuare a girarci attorno rimanendo ambigui, bigotti e ignavi vietando la riapertura delle “case” andando però a fare “bunga bunga” in auto, nelle ville lussuose, nei “centri massaggi” e club similari? E allora si abbia il coraggio di mettere al bando tutte le ipocrisie e i falsi moralismi che, ahimè, contraddistinguono tanta parte di italiani. Ci sono interessanti proposte di legislatori ed esperti. Realizzare “zone a luci rosse” e tassare queste “lavoratrici” mi sembrano scelte adeguate. Le autorità ne tengano buon conto e prendano l’unica, saggia ed opportuna decisione: diano la possibilità alle “ragazze del sesso” – naturalmente a quelle che lo fanno per libera scelta e non costrette da squallidi malfattori – di organizzarsi liberamente in ambienti discretamente isolati e, soprattutto, controllati igienicamente e socialmente.