Ho da poco compiuto 80 anni, giorno dopo giorno avverto sempre di più gli acciacchi dovuti proprio all’età, ma l’Amore ancora mi dà forza e coraggio per rimanere attaccato alla Vita. Scrivo da Catania ma sono napoletano. Appartengo a quella generazione di vecchi che non sono stati mai bambini. Non si poteva essere bambini in quei terribili anni ’40 vissuti in una Napoli distrutta. Strade e vicoli sono stati la mia scuola e la mia famiglia. Con inchiostro indelebile tutto è stampato nel mio cuore e nei miei occhi, dall’incubo dei bombardamenti al terrore dei palazzi crollati e dei cadaveri dilaniati, dal desiderio di una fetta di pane all’umiliazione della fame e della miseria. Buona parte dei miei primi anni di vita sarebbero da dimenticare.
Poi, finalmente, arriva il 23 maggio 1981, la mia data magica, e avviene il miracolo che non avevo mai smesso di invocare: incontro l’Amore: Francesca! Avevamo alle spalle un matrimonio fallito, eravamo entrambi separati dal 1980. Francesca, con i suoi baci mi ha asciugato tutte le lacrime, mi ha liberato dall’oscurità che soffocava le mie speranze e i miei sogni, mi ha aiutato a saper meglio discernere i valori veri della vita. Mi ha dato serenità e sicurezza. Mi ha fatto ritrovare quel cuore bambino che le tristi vicende mi avevano rubato e poi gettato via, quel cuore bambino che era tutta la ricchezza che avevo. Lo ha raccolto con delicatezza, lo ha curato e guarito con la purezza dei suoi sentimenti, lo ha riempito del suo amore e me lo ha ridato.
Oggi, con la gioia di questo grande miracolo donatoci dal Signore che ci fa festeggiare i nostri “primi” 40 anni d’Amore – un Amore che voglio dedicare a tutte le coppie dell’Universo – io, con pochi studi ma ricco di tanta felicità, pensando al grande Leopardi, dedico a Francesca “L’infinito” di un vecchio scugnizzo infinitamente innamorato.
Sempre caro mi è stato il tuo sorriso,
sempre, da sempre, e oggi ancora il cuore
mi penetra con tale tenerezza
che fa di questo vecchio di ottant’anni
lo scapigliato giovane d’un tempo
che sembra mai passato, ed io mi sento
ancora come allora, tale e quale:
scugnizzo e studentello innamorato!
E ogni mattina, al mio risveglio, appena
incrocio la dolcezza del tuo viso
sento un tripudio tale di armonie
che tutto in me gioisce e si rinnova
nonostante gli acciacchi, la vecchiaia
e le misere cose quotidiane.
Ed io nel tuo sorriso mi abbandono.
Raffaele