OMAGGIO AL CAMPIONE DEL SUD
Mennea partiva sempre piano e poi, dopo la curva, gli succedeva qualcosa e si metteva a correre sempre più velocemente sulla pista e i metri finali facevano paura perché pareva veramente volare. La sua era la forza disperata di un outsider che sapeva come vincere ad ogni costo. Anche il suo aspetto fisico non pareva quello di un campione. Il volto asimmetrico, asciutto, con l’espressione dell’impiegatuccio, Mennea sintetizzava proprio il concetto del “geek”, del secchione, tranne che sulla pista, dove si trasformava in un campione molto spesso imbattibile.
Per tutti noi italiani, quindi, che lui ha fatto tanto sognare con quelle corse sfrenate e mozzafiato, la sua morte prematura, a 60 anni, avvenuta giovedì scorso, ci colpisce e rattrista infinitamente. Il male “innominato” e che non perdona ha ancora colpito uno dei nostri.
Uomo serio nella propria vita quanto lo era nello sport, Mennea si laureò in Scienze politiche, in Giurisprudenza, Scienze dell’educazione motoria ed infine in Lettere, quattro lauree che provano che le medaglie d’oro non le conquistò solo nello sport.
Lo chiamarono la Freccia del Sud, titolo più che meritato dati i suoi primati, due dei quali, quello europeo e italiano dei 200 metri, sono ancora imbattuti.
Pietro Mennea stabilì il record del mondo dei 200 metri a Città del Messico, nel 1979. Nel 1980, a Mosca, conquistò la medaglia d’oro, sempre nei 200 metri, che si somma ai quattro titoli europei, a un argento e un bronzo ai Mondiali, ma anche ad altri due bronzi olimpici.
Lo ricordiamo con affetto per tutto quello che ha dato alla nostra nazione e in particolare ai nostri giovani, provando che la determinazione vale più di tutto.
Come ultimo ricordo ecco un aneddoto che farà sorridere i nostri lettori: Un giorno il grande pugile Muhammad Ali lo incontrò. Lo squadrò, lui atletico e muscoloso, cercando di capire come quel piccolo e magro italiano potesse essere un campione. Poi gli disse: «Non capirò mai come ha fatto un piccolo uomo bianco come te a correre più svelto di noi neri».
Mennea non si scompose e gli rispose: «Che ti credi, io, dentro, sono più nero di te».