Intervista di Victoria Surliuga per L’Idea Magazine
Paola Gribaudo, torinese, è la prima donna ad essere nominata Presidente dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino. Storica dell’arte, ha scritto la sua tesi su un trattato di Charles Le Brun dal titolo Conference sur l’expression des passions.
Nota come editore d’arte, dal 1983 realizza libri d’arte e ha collaborato con i maggiori artisti del Novecento e della contemporaneità. Ha fondato la collana editoriale disegnodiverso che pubblica libri d’arte e di poesia. Collabora con molte case editrici come Skira, Gli Ori, Silvanaeditoriale, Electa, Rizzoli International e Thames & Hudson. Nel 2011 ha ricevuto l’onorificenza di “Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres” dall’allora Ministro della Cultura francese Frédéric Mitterand.
Nel 2016 ha ricevuto la medaglia di Accademico d’onore dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, della quale diventa Presidente nel 2019. Nel 2004 ha pubblicato Libri e librini, il catalogo dei libri da lei curati. Skira pubblica la biografia scritta da Barbara Tutino, Paola Gribaudo, mille di questi libri nel 2017, presentata in traduzione inglese l’anno dopo al Center for Italian Modern Art (CIMA) di New York (2018).
La incontriamo virtualmente per chiederle riguardo al suo lavoro di editore, anche nella parte più creativa della realizzazione stessa di un libro, dalla scelta dell’argomento, alla preparazione del volume, la sua impaginazione, fino alla stampa, e di raccontarci dei suoi incontri con le personalità del modo artistico e culturale da Mihail Chemiakin a Larry Rivers, Arthur Miller, Gabriel García Márquez, Iosif Brodskij, Fernando Botero, Sophia Vari, Arnaldo Pomodoro e Beverly Pepper, solo per citarne alcuni.
Victoria Surliuga: Può raccontarci come crea un libro? Quale percorso creativo utilizza per realizzare i volumi?
Paola Gribaudo: La nascita di un libro è una sorta di “parto cartaceo”; ognuno ha una sua storia: ho sempre privilegiato il rapporto con l’artista, la frequentazione del suo studio, gli incontri per poter entrare nel suo mondo e poter realizzare un libro che accontenti sia l’artista che l’editore. Il mio lavoro è quello di curare ogni aspetto del libro dall’impaginazione grafica, alla ricerca degli autori alla stampa, alla presentazione finale. Quanti ricordi con valigie di fotocolor che viaggiavano rigorosamente con me con bagaglio a mano per la paura di perdere un materiale iconografico che, prima dell’avvento del digitale, era in copia unica.
Ho imparato questo mestiere trascorrendo molte ore in tipografia,ho iniziato a impaginare un libro con un timone rigorosamente su carta, e ancora oggi parto da uno storyboard disegnato a mano che poi viene sviluppato con il computer. Una volta approvato il layout si procede con le prove colore e poi con la stampa. Molti artisti che hanno lavorato con me hanno provato l’avventura di seguire tutti i processi creativi del loro libro e di avere poi tra le mani la prima copia ancora fresca di colla, una vera nascita.
VS: Quali sono state le collaborazioni di maggiore successo per lei?
PG: Un libro nasce bene dal primo momento, nel caso contrario si innestano una serie di problematiche che sono poi difficili da riprendere in corsa. Lavorando con molti artisti in tutto il mondo e avendo curato più di mille libri è difficile fare dei nomi. Ci sono state delle collaborazioni continuative e straordinarie, una su tutte che per me sarà sempre indimenticabile quella con l’artista inglese Raymond Mason con il quale ho realizzato la sua monografia nel 1995 con l’editore Cercle d’Art e Thames & Hudson per l’edizione inglese. Raymond era un artista con uno straordinario humor inglese che non aveva mai perso pur abitando da 40 anni a Parigi: ogni volta che andavo trovarlo, mi raccontava la sua vita e gli episodi con Giacometti, Balthus, Bacon e Moore e da questi incontri è nato un altro libro nel 2000, Art et Artistes (Edizioni d’Arte Fratelli Pozzo), che è stato premiato come miglior libro dell’anno.
VS: Nel 2015 ha lavorato con il mercante colombiano di Botero, Felipe Grimberg, alla monografia dal titolo Selling Botero: Paintings and Sculptures by Fernando Botero. Può raccontarci questa collaborazione e la genesi di questo libro?
PG: La gestazione di Selling Botero è durata due anni, dal 2013 al 2015; è stato stampato da Silvanaeditoriale, 2000 copie di un volume di 408 pagine utilizzando 220 quintali di carta, più di 40 ore di macchina, 125 lastre e litri di inchiostro. È stato un grande lavoro di squadra che ho voluto nel libro Dietro la pagina per documentarne appunto la nascita. Ogni fase della realizzazione ha coinciso con viaggi e incontri in varie parti del mondo: Miami, Torino, Milano, Monte-Carlo, Pietrasanta, San Miguel de Allende, New York, Colombo, Singapore, Medellin, Bogotà.
Felipe Grimberg è un caro amico colombiano, mercante di Botero, che voleva celebrare i suoi 50 anni per far conoscere la sua attività, avendo venduto in 28 anni più di 400 opere dell’artista .La pubblicazione è il racconto della sua vita, della sua educazione, dei suoi studi, dell’ approccio e partecipazione al mondo dell’arte, concepito insieme pagina per pagina. Ci sono talmente tanti aneddoti che non potevo non raccoglierli in un’ulteriore libro che ho stampato in poche copie come omaggio a Botero e Felipe in occasione della presentazione del libro a Bogotà.
VS: Nel 1989 ha partecipato all’asta del quadro di Picasso, Les noces de Pierrette (1905). Vuole parlarne?
PG: L’avventura della vendita di quest’opera all’asta avrebbe meritato un altro pamphlet che ne ripercorresse la storia. È un mio rammarico, avevo trent’anni e non mi rendevo conto di vivere un’esperienza storica. Siamo nel 1989 e Jean Claude Binoche, commissaire – priseur parigino, amico di famiglia – mi coinvolge nella preparazione di un’asta che di sarebbe svolta a Tokyo e in collegamento satellitare con Parigi per vendere un’opera del periodo blu di Picasso dal titolo Les Noces de Pierrette (1905). In quattro mesi, da agosto a novembre 1989, sono stata con lui tre volte in Giappone, una a New York e il resto a Parigi per aiutarlo nell’organizzazione dell’evento; per l’occasione uscì un catalogo di 56 pagine dedicato unicamente all’opera con un testo in tre lingue e numerosi riferimenti ai disegni preparatori che abbiamo distribuito a tutto il mondo dell’arte. L’asta si è svolta a Tokyo e il quadro è stato venduto per 315 milioni di franchi in quattro minuti.
VS: Quale parte del suo lavoro con gli artisti contemporanei preferisce?
PG: Sicuramente quella creativa e di dialogo; sono privilegiata essendo io stessa figlia di un’artista quindi mi so districare bene tra i loro ego.
VS: Quale continuerà ad essere l’impatto del digitale per l’industria libraria?
PG: Ormai non si può prescindere dall’aspetto digitale. Quando ho cominciato, la parte iconografica era costituta solo da fotografie cartacee o fotocolor e non si lavorava con il computer. La rivoluzione tecnica di questi anni ha cambiato radicalmente il mondo grafico.
Credo comunque che il cartaceo avrà sempre il suo valore: ho paura che gli archivi digitalizzati fra molti anni magari non si potranno più visualizzare mentre la carta dura da millenni.
La stampa digitale ha il vantaggio di essere adatta per le piccole tirature. Oggi si può stampare un libro in sole 10,100 fino a 200 copie con questa tecnica. Le macchine sono sempre più sofisticate e la differenza con la stampa offset è minima.
VS: Come concilia il lavoro di Presidente dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino con il lavoro più creativo di editore d’arte?
PG: Non mi spaventa il lavoro, è la mia vita e la mia passione e ho accettato l’incarico in Accademia pur sapendo che avrebbe assorbito gran parte del mio tempo. Questo primo anno è stato impegnativo ma ricco di opportunità legate anche al mio lavoro editoriale come la pubblicazione di sei cataloghi per un totale di 1300 pagine ed è in preparazione il volume sui cartoni gaudenziani: la Pinacoteca ne possiede 59, unica collezione al mondo, sono dei capolavori che documentano il lavoro degli artisti nelle botteghe del Cinquecento; il libro è in preparazione in due edizioni, in italiano e inglese.
VS: Quale pensa che sia il futuro dell’arte alla luce delle difficoltà che stiamo attraversando storicamente in questo momento in tutto il mondo?
PG: Penso che si dovrà riprogettare tutto il sistema: molte mostre saranno per forza rimandate,altre saranno da impostare con una logistica diversa. Ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale che dobbiamo saper gestire con intelligenza e rapidità. Saremo di fronte a una maggior lentezza nella mobilità: chissà quando potremo di nuovo viaggiare, ma allo stesso tempo è in corso uno scambio più veloce di idee ed emozioni. Dobbiamo prepararci a gestire piuttosto che subire.
VS: Prevede un fenomeno sempre maggiore di globalizzazione dei mercati dell’arte e della comunicazione oppure una frammentazione?
PG: Rispondo a questa domanda in piena crisi del coronavirus che creerà ingenti danni economici a tutti i settori e non risparmierà nemmeno il mercato dell’arte. Leggo in questi giorni che, mentre chiudono le gallerie o riducono di molto il personale, anche le più blasonate a New York, le case d’aste aumentano i loro contatti attraverso i canali digitali. Penso che le gallerie e i Musei dovranno trovare altre forme di organizzazione come le piattaforme in streaming, tour virtuali, contenuti live, che in questi giorni di quarantena hanno invaso le nostre caselle di posta per non perdere il proprio pubblico. Si tratta di un consumo passivo che non mi emoziona per nulla, anche perché io credo che la socialità sia una delle motivazioni primarie per la visita a una mostra.
Mi auguro comunque che i Musei possano riaprire presto e che la cultura in ogni sua forma ritorni a riempire le sale e i teatri e che i governi sappiano sostenere adeguatamente il mondo dell’arte come hanno fatto già in Gran Bretagna (vedi l’Art Council of England che ha stanziato 160 milioni di sterline, un emergency founding disponibile per le organizzazioni e gli individui che ne avranno bisogno durante il periodo di crisi).
Non dimentichiamo che da sempre gli artisti possono usare il loro potere e la loro energia per svegliare l’intero pianeta.
Crediti fotografici: Per gentile concessione dell’Archivio Gribaudo
Victoria Surliuga è Associate Professor of Italian alla Texas Tech University. www.victoriasurliuga.com
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