Un Otello di Giuseppe Verdi annunciato e a lungo atteso quello andato in scena il 3 e il 5 agosto 2014 sul palcoscenico delle Chorégie d’Orange.
Alla guida dell’orchestra Filarmonica di Radio France il Maestro Myung Whun Chung, che, con abilissima, esperiente bacchetta, ha saputo dare i tempi corretti e il giusto andamento a supporto dell’azione scenica, ambientata e suggestivamente illuminata dalle luci di Philppe Grosperrin, sul palcoscenico immenso, con alle spalle le illustri vestigia romane, abilmente adoperate quale sfondo e scena, integrate dagli interventi della scenografa Emmanuelle Favre, coadiuvata nelle sfumate proiezioni da Arthur Colignon.
Protagonista, al debutto nel ruolo, il tenore siculo francese Roberto Alagna, che a lungo aveva atteso e progettato tale debutto, con studio intenso e altrettanta passione.
E i risultati sono stati palesi: grande Otello, voce robusta ma chiara, nella piena maturità per il ruolo, presenza scenica di grande rilievo, recitazione curata, sentita, shakespeariana. Otello cantava non solo con la voce, ma con gli occhi, con tutto il corpo. Il suo coinvolgimento nella parte era totale e si trasmetteva agli spettatori, trascinandoli nell’emozione più profonda e sentita e infine nell’entusiasmo per la sua prestazione. Il pubblico delle Chorégie, stipato sulle gradinate all’inverosimile, ha assolutamente apprezzato questo “nuovo” Otello.
Rispetto assoluto da parte di Alagna per il ruolo e per la linea di canto, poiché, come giustamente ha fatto rilevare il grande tenore Nicola Martinucci in un messaggio di congratulazioni al più giovane amico e collega, la parte di Otello non si urla, ma si canta. E Alagna l’ha cantata, con una correttezza e nello stesdso tempo un’efficacia rare.
Violento, questo Otello, forte, un leopardo dal passo felpato, e dallo scatto felino e perfino crudele, ma debole nella sua ingenua inesperienza in fatto d’intrighi, credibile, umano, combattuto, capace d’implorare, in una messa in scena guidata abilmente dal direttore artistico e regista Nadine Duffaut.
Tra le sue braccia, la bionda, delicata Desdemona del soprano Inva Mula, che si è ritrovata un partner assai efficace al fianco, così come era già avvenuto alla Salle Pleyel il 27 giugno 2014, dove in concerto aveva dato con lui agli spettatori ammirati un “assaggio” di quello che sarebbe stata la messa in scena completa ad Orange. Molto dolce e sentita la sua interpetazione della protagonista femminile dell’opera, flautata e radiosa la voce, perfetta l’intesa con Alagna
Altrettanto perfetta l’intesa del protagonista con lo Jago di Seng-Youn Ko , voce di tutto rilevo, espressivo, non sempre totalmente credibile dal punto di vista interpretativo, ma ottimo partner vocale per il tenore, che si è trovato a lavorare con un gruppo di colleghi assolutamente affiatati.
Buona la prestazione degli altri interpreti, fra cui Florian Laconi, Cassio e Enrico Iori, Lodovico. Nutrito ed espressivo il coro dei teatri dell’Opera di Grand Avignon, Marsiglia, Nizza, Ensemble corale e strumentale delle Chorégie d’Orange e Maitrise des Bouches du Rhones. Lunari e suggestivi, con un significativo tutto rosso per il protagonista, i costumi sontuosi di Katia Duflot.
Un diluvio di applausi ha preso alla fine il posto di quello naturale dal cielo che aveva afflitto, insieme al vento e perfino al freddo, i giorni precedenti le recite e messo a dura prova tutti gli interpreti, costringendo il Festival a posticipare di un giorno la premiere dell’opera.
Foto di PHILIPPE GROMELLE, CHOREGIE D’ORANGE e AA.VV.
Ma quando arriva a New York? Lo aspettiamo ansiosamente….