Il Molise per anni è stato come vittima di un incantesimo: per decenni è stato avvolto nel silenzio, anche mediatico. Se lo nomini, gli italiani fanno fatica ad associarlo a località precise, a personaggi celebri, a tradizioni popolari. Una marginalità nell’immaginario italiano che è stata in passato oggetto di battute ironiche di noti attori comici al cinema e in tv. Più di recente, meme come “Il Molise non esiste” e “Molisn’t” hanno popolato le pagine dei social network.
Anche sulla mappa geografica si trova in una posizione ambigua: prima regione del Sud o ultima del Centro? Nella prima Costituzione italiana era unita all’Abruzzo e lo è stata fino 1963, ma molti credono che siano ancora un’unica entità politica. Generalmente percepito come territorio prevalentemente montuoso, in realtà vanta anche ampie pianure e insospettabili paesaggi costieri.
Ma da cosa nasce questo anonimato? I numeri possono aiutare a capire: secondo i dati Istat, al primo gennaio 2021 il Molise contava 300.516 abitanti, una superficie di 4.460,65 km2 e una densità di 67 abitanti per km2, solo la Valla d’Aosta è più piccola e meno popolata. Popolazione che, tra scarsa natalità ed emigrazione, ha perso circa 20.000 abitanti nel ventennio 2001-2019. Un Pil pro capite regionale ben al di sotto della media nazionale, ma tra i migliori del Meridione. Nella abituale classifica sulla qualità della vita delle 107 province italiane, stilata annualmente da “Il Sole 24 ore”, nel 2020 Campobasso era al 54esimo posto, Isernia al 78esimo. Una regione quindi piccola e poco popolata, non povera ma nemmeno ricca, tendenzialmente anziana, posta in un territorio periferico rispetto ai principali itinerari turistici. Una descrizione non molto diversa da quella di qualche tempo fa della Basilicata, altra piccola regione una volta poco conosciuta, ma che grazie anche a un lungo e mirato percorso di valorizzazione delle sue potenzialità turistiche, ha visto Matera, città che in passato pativa un’immagine negativa, divenire Capitale europea della cultura 2019.
E in effetti la bellezza d’Italia si delinea nella ricchezza culturale e ambientale che anche il più piccolo e nascosto territorio è in grado di esprimere. In campo archeologico il Molise può vantare due siti di interesse internazionale come l’area archeologica di Sepino e il villaggio del paleolitico di Isernia. Per non parlare di decine di borghi storici e castelli di grande attrattiva, alcuni dei quali attraversati dalla cosiddetta ‘Transiberania d’Italia‘, un’antica linea ferroviaria inaugurata nel 1897, oggi attiva solo a scopo turistico, che attraversa paesaggi montani molto suggestivi.
Qualcuno si è accorto di questa terra nascosta, e di recente sono stati espressi alcuni importanti endorsement, come quello del New York Times, che a gennaio 2020 lo inseriva tra i 52 luoghi da visitare, in un anno che però purtroppo ha patito il fermo quasi totale del turismo internazionale. Ma, nonostante la pandemia, la regione ha visto crescere il turismo sia nelle località di mare, che nel piccoli borghi montani, grazie alla fama di zona “Covid free”, dovuta al basso numero di contagi di cui poteva vantarsi.
Anche il Gambero Rosso ha recentemente riportato una notizia che esalta le unicità ambientali e gastronomiche di un territorio molisano, quello del Molise Altissimo, dove si trova uno degli orti botanici più alti d’Italia, il Giardino della flora appenninica, in località Capracotta (Is), a 1.525 metri d’altitudine. Una riserva naturalistica che preserva dall’estinzione alcune specie vegetali rare, entrata a far parte di un progetto di sostenibilità ambientale che vede la partecipazione dell’Istituto per i polimeri, compositi e biomateriali (Ipcb) del Cnr di Pozzuoli, dell’Università del Molise e del Comune di Capracotta, volto ad attestare la qualità, la sicurezza e gli effetti benefici dei prodotti gastronomici tipici della zona. “L’obiettivo è creare un laboratorio permanente per la ricerca e il monitoraggio di alcuni dei più diffusi contaminanti, sia nell’ambiente che nei prodotti agro-zootecnici, al fine di definirne e attestarne la qualità e la sicurezza”, spiega Cosimo Carfagna, ex direttore e ora ricercatore associato del Cnr-Ipcb, che sta lavorando al progetto ‘Miglioramento e innovazioni nella gestione della produttività, qualità e sostenibilità ambientale’.
“Esso rappresenta il primo stadio di una progettualità più ampia, che ha come finalità la qualificazione e la valorizzazione delle produzioni agro-zootecniche anche sulla base del contenuto in nutrienti salutistici, ad esempio terpeni, antiossidanti, tenore in acidi grassi omega3 e un giusto rapporto omega3/omega6, strettamente legati all’ambiente e alla biodiversità dei pascoli locali. Un successivo passo sarà realizzare un efficace sistema di tracciabilità dei prodotti e della loro qualità, che potrà essere asseverata anche mediante un sistema di geolocalizzazione degli animali al pascolo tramite tecnologie avanzate. Il territorio del Molise Altissimo rappresenta un unicum socio-ambientale, caratterizzato da estese formazioni forestali di pregio, ma soprattutto da praterie estese e compatte che, oltre a contribuire alla bellezza del paesaggio, consentono alle aziende zootecniche che insistono sul territorio di continuare la secolare pratica del pascolamento. La bassa densità abitativa, l’assenza di insediamenti produttivi a carattere industriale e di pratiche agro-zootecniche intensive, nonché le caratteristiche orografiche dell’areale (soprattutto l’altitudine) fanno ragionevolmente supporre che il territorio non sia interessato dal fenomeno dell’inquinamento ambientale. Evidentemente tale supposizione va suffragata da dati scientifici e da un’azione di ricerca e monitoraggio permanente”.
Un territorio che si svela dunque come un giardino nascosto da preservare e curare, ma anche da visitare, come prima tappa di un itinerario per scoprire che questa regione non solo esiste, ma fa anche bene alla salute.
Edward Bartolucci