Era il 4 maggio 1814 quando Napoleone, dopo la disastrosa Campagna di Russia e la sconfitta di Lipsia, sbarcò a Portoferraio, nell’isola d’Elba, la più grande dell’Arcipelago toscano. Durante quel periodo l’isola divenne di fatto una monarchia assoluta, con a capo il condottiero francese. “Nel breve periodo trascorso all’Elba, molte furono le iniziative avviate da Napoleone relativamente alla riorganizzazione amministrativa”, dice Francesco Petracchini, direttore dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico (Iia) del Consiglio nazionale delle ricerche: “La costruzione di un condotto sotterraneo per evitare allagamenti alle strade, lavori per collegare tra loro i vari paesi, ma anche una serie di provvedimenti di pulizia urbana, con l’obiettivo di migliorare le condizioni igieniche e sanitarie, e persino l’istituzione di un lazzaretto”.
Cosa è rimasto, oggi, del passaggio di Napoleone sull’Isola dell’Elba a 200 anni dalla sua morte? “Una serie di interventi di modernizzazione dell’isola, che certamente ha beneficiato della seppur breve permanenza dell’imperatore, e una lezione fondamentale: per mantenere intatti l’incantevole bellezza dei luoghi e gli splendidi scorci paesaggistici c’è bisogno di interventi innovativi di miglioramento delle condizioni di vita, ma che siano al tempo stesso sostenibili dal punto di vista ambientale e tengano conto della fragilità dell’ecosistema”, continua il direttore del Cnr-Iia.
Negli ultimi anni, l’Istituto del Cnr e Legambiente hanno dato vita all’Osservatorio isole sostenibili, con l’obiettivo di analizzare quanto sta avvenendo nelle isole minori italiane nei settori dell’energia, dell’acqua, dei rifiuti, della mobilità, e per stimolare il confronto e la discussione con tutti i cittadini, finalizzati a una transizione sostenibile di questi territori così delicati e affascinanti. “Purtroppo, dal punto di vista della gestione del territorio, le isole minori italiane rappresentano modelli spesso inefficienti, perché dipendenti da scambi di energia e materia con la terraferma”, spiega Petracchini. “In nessuna delle ventisette isole minori abitate italiane si raggiunge il 6% dei consumi elettrici da fonti rinnovabili, mentre nel resto d’Italia superiamo il 36%. Per la raccolta differenziata i valori medi sono circa del 40% e per la depurazione, in alcune isole minori addirittura non esiste alcun sistema di trattamento delle acque reflue”.
L’isola dell’Elba non fa eccezione a questa situazione. “Sul fronte dell’energia la situazione è abbastanza arretrata. Un numero su tutti, quello degli impianti da fonti rinnovabili: sono tra i più bassi d’Italia. Considerando il fotovoltaico nel 2019, sono stati installati impianti pari a 335,43 kw, per un totale che supera di poco i 3 Mw. Il solare termico sull’arcipelago è praticamente inesistente e all’Elba ne risultano installati solo 129 m2”, sottolinea il ricercatore. “Il sistema complessivo di depurazione delle acque si aggira intorno al 40% sul totale; sull’isola è presente l’unico comune insulare e costiero toscano, Marciana Marina, privo di un impianto di depurazione pubblico. Mancanze e ritardi si riscontrano anche sulla gestione delle acque reflue”. Una nota positiva si registra, invece, sulla raccolta differenziata, per la quale per il 2019 si segnala un + 58%, con un forte incremento rispetto all’ultimo decennio.
“I dati e l’analisi della situazione esistente confermano quindi per l’Arcipelago toscano e per l’isola d’Elba la necessità di recuperare i ritardi ma anche le grandi potenzialità. Per riuscire a ottenere risultati concreti occorre dare continuità alle politiche di sostenibilità, costruire una cabina di regia e monitoraggio e superare alcune rilevanti barriere che queste innovazioni trovano nelle isole toscane”, conclude Petracchini. “Bisogna puntare a un’isola all’avanguardia nella gestione delle acque, dei rifiuti, delle strategie plastic e paper free, discutendo anche del potenziamento delle energie rinnovabili, fino alla possibilità di giungere a una carbon-neutrality entro il 2050 e garantire così l’indipendenza totale dell’isola”.
Anna Capasso [da Almanacco della Scienza N. 9, 5 maggio 2021]